US OPEN – Sul Campo 6, Camila Giorgi delude le attese e cede alla qualificata Rodionova. Contro le grandi è spesso devastante, ma questa sconfitta accentua la fase di transizione.
Di Alessandro Mastroluca – 26 agosto 2014
Ha perso con 3 punti in più all'attivo. Ha perso dopo essere stata due volte avanti di un set e di un break, dopo aver servito per il match sul 6-1 5-4 e ceduto il servizio a zero. Ha chiuso con un dritto largo una partita che avrebbe dovuto vincere nonostante i 14 doppi falli, il 45% di prime in campo e il 46% di punti con la seconda. E invece quella che sembrava una comoda vittoria in due set contro Anastasia Rodionova, numero 221 del mondo (ma un passato da n.62, mentre oggi si dedica soprattutto al doppio), si è trasformata in una sconfitta che fa riflettere. Perché quest'estate, forse per la prima volta, Camila Giorgi dà l'impressione di pagare un po' la pressione nei momenti importanti del match. L'avvio del match è la perfetta continuazione della semifinale di New Haven, del best ranking appena festeggiato di numero 31 del mondo. Il finale, invece, sorride alla 32enne russa che dal 2010 ha la nazionalità australiana, passaggio che ha celebrato con l'oro in singolo e doppio ai Giochi del Commonwealth di quattro anni fa. Eppure, quest'anno Rodionova aveva vinto solo una partita nel main draw di un torneo WTA, a Norimberga, contro Tereza Martincova, numero 304 nel ranking. E non batteva una top-40 dal torneo di Charleston del 2012, quando sconfisse al secondo turno Anabel Medina Garrigues, allora n.27 del mondo. L'australiana, che ha battuto l'olandese Richel Hogenkamp al turno decisivo di qualificazioni, è all'ottava partecipazione consecutiva a Flushing Meadows dove ha ottenuto i suoi migliori risultati in uno Slam, il terzo turno raggiunto nel 2006 e nel 2009.
QUANTE CONTRADDIZIONI
Per Camila un'altra battuta d'arresto dopo le tre sconfitte consecutive di quest'estate, condite da però da un gioco di qualità, oscurate dalla vittoria su Caroline Wozniacki in quella che forse è stata la sua miglior partita. Non avrebbe potuto esserci preludio migliore per lo Us Open, con il ricordo della scintillante vittoria dell'anno scorso che ha incantato Flushing Meadows. E invece Camila “is walking away”, non sarà più parte del “middle town blues” a New York. Camila torna a casa dopo un match che ne esacerba i paradossi e le contraddizioni. Perché mai come quest'anno è stata grande con le grandi. È arrivata a 11 vittorie in carriera contro le top-20, una serie iniziata a Wimbledon di due anni fa, contro Pennetta (n.17) e Petrova (n.20). Ha chiuso il 2012 col primo successo su una top-10, Sara Errani, n.7 a Pechino. L’anno scorso, oltre alla danese, ha piegato anche Bartoli, n.13 a Strasburgo. Quest'anno di fronte a lei si sono inchinate Sharapova (n.5, Indian Wells), Vinci (n.16, Katowice), Suarez Navarro (n.17, Katowice), Cibulkova (n.10, Roma) e Azarenka (n.8, Eastbourne) prima del successo di New Haven su Caroline Wozniacki. Ma soprattutto l'ex numero 1 del mondo è una delle sole due top-20 che l'hanno battuta quest'anno, l'altra è Petra Kvitova che ha rovinato in suo esordio in Fed Cup.
FASE DI TRANSIZIONE
Giorgi è in una fase di transizione, è una giant-killer che vuole trasformarsi in top-player. Sta maturando, sta iniziando a pensare di più in campo, a gestire meglio le situazioni. È un passaggio rischioso, che passa anche per una ricerca della soluzione al volo più organica nella strategia di gioco, merito del contributo del tecnico federale Daniele Silvestre. Ma ora Giorgi si trova davanti a, più alternative quando deve chiudere il punto, e il rischio di fare la scelta sbagliata rimane ancora troppo alto. La battuta d'arresto le farà perdere 280 punti e il best ranking si allontanerà. Se due tra Vandeweghe, Garcia, Flipkens e Watson passeranno al secondo turno, infatti, Giorgi avrà la certezza già da domani di essere fuori dalle prime 40 alla fine degli Us Open. E potrebbe scivolare ancora più indietro.
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