L'ennesimo straordinario successo del Challenger di Caltanissetta ha fatto splendere la stella di Jaume Munar, 21enne che si allena da tempo nell'accademia di Rafa Nadal. In finale ha superato un ottimo Matteo Donati. Il Trofeo Averna emoziona ogni anno di più: la speranza è che vada avanti così. (Photo by Walter Lo Cascio)

La carriera di Jaume Munar ha preso il via. Tre settimane fa batteva David Ferrer e impegnava Novak Djokovic al Roland Garros, poi si è aggiudicato due top ATP Challenger: prima Prostejov, poi Caltanissetta. La ventesima edizione del torneo nisseno, quest'anno denominato “Trofeo Averna” e con Intesa San Paolo come title sponsor, ha vissuto una gran bella finale: il giovane spagnolo (ha compiuto 21 anni lo scorso 5 maggio) ha superato Matteo Donati col punteggio di 6-2 7-6. C'è un po' di amaro in bocca per il piemontese: vuoi perché aveva già perso una finale a Caltanissetta (nel 2016 contro Paolo Lorenzi), vuoi perché ha avuto tante chance per rimettere in piedi la partita. Nel secondo set, in vantaggio 6-5, si è trovato 0-40 sul servizio di Munar. In tutto ha avuto cinque setpoint, ma si è arreso al tie-break. Secondo i responsabili della Rafa Nadal Academy, dove si allena da qualche anno, Munar raggiungerà il top del suo potenziale perché ha una fame “vera” e una gran voglia di arrivare. Lo ha dimostrato per tutta la settimana e lo ha confermato con il coraggio con cui ha annullato alcuni setpoint a Donati. Con i 125 punti intascati a Villa Amedeo, il maiorchino ha fatto il suo ingresso tra i top-100 ATP. La classifica uscita nelle ultime ore lo porta al numero 87, ma la sensazione è che possa salire rapidamente. Il suo punto di forza è la mentalità: più che un nuovo Nadal, sembra un piccolo Ferrer. E gli andrebbe benissimo.

UN TORNEO DA FAVOLA
Va in archivio l'ennesima, splendida, edizione del torneo di Caltanissetta. Le immagini filtrate da SuperTennis hanno mostrato la consueta bellezza: da una parte lo scenario incantevole di Villa Amedeo, dall'altra l'entusiasmo strabordante del pubblico, con oltre 2.000 persone ad affollare il club, naturalmente con il monitoraggio delle forze dell'ordine. Non c'era uno spazio vuoto: decine di persone hanno seguito la partita in piedi, o dalla tribuna del campo adiacente. Caltanissetta è un gioiello del panorama nazionale e non resta che sperare che il miracolo vada avanti. Durante la premiazione c'era anche Davide Sanguinetti, grande amico del torneo: giusto 10 anni fa, l'ex davisman azzurro aveva annunciato il ritiro proprio a Caltanissetta, creando un legame che non si è mai interrotto. Di fatto, è diventato una specie di “ambasciatore” del torneo, tanto che nel 2012 fu lui a fare da tramite per l'ingaggio di Tommy Robredo, uno dei tanti campioni passati in questi anni a Villa Amedeo. Anche quella del 2018 è stata una grande edizione, con tanti ottimi giocatori. Non solo l'ex top-10 Ernests Gulbis (protagonista di un pittoresco lancio di racchetta durante il match contro Alessandro Giannessi, immortalato dalla macchina fotografica di Walter Lo Cascio: la troverete sul prossimo numero di Tennis Italiano), ma anche Jiri Vesely e Pablo Cuevas, senza dimenticare il vincitore e un giocatore di qualità come Victor Estrella Burgos. Difficilmente si può avere meglio in un torneo Challenger. L'unica delusione è arrivata da Paolo Lorenzi, vincitore delle ultime due edizioni. Il senese non si è ancora ripreso del tutto dopo qualche problema fisico e si è arreso al primo turno al baby-fenomeno spagnolo Alejandro Davidovich Fokina. Una delusione soprattutto per il pubblico, legatissimo a Lorenzi, al punto da considerarlo un nisseno ad honorem. Lui ci ha provato, con la consueta generosità, ma non era ancora in condizione.

DONATI VERSO IL BEST RANKING
Quella del 2018 è stata l'ultima edizione con il presidentissimo Michele Trobia alla guida della parte organizzativa: lo scorso anno aveva annunciato l'addio in un toccante discorso durante la premiazione, ma poi ha accettato di contribuire alla ventesima edizione. Stavolta non ha partecipato alla premiazione, ed è stato un dispiacere per tutti quelli che hanno seguito la straordinaria evoluzione del torneo. Trobia, 78 anni, ha lasciato in eredità un gioiello: adesso starà a chi verrà dopo di lui mantenere il nome di Caltanissetta nel circuito mondiale. L'amministrazione locale ha compreso da tempo lo straordinario impatto del torneo nella popolarità globale della città, e non ha mai fatto mancare il sostegno. Non resta che augurarsi che l'entusiasmo venga condiviso anche da chi verrà dopo. L'ultima chiosa la merita Matteo Donati: in silenzio, senza proclami, ha colto un mucchio di buoni risultati e ormai è a ridosso del best ranking festeggiato tre anni fa. Adesso “Donats” è n.171 ATP e sembra poter dare continuità ai propositi di inizio anno. Proprio in un'intervista con il Tennis Italiano disse che non si sarebbe accontentato di migliorarsi, ma che avrebbe spinto per avvicinarsi il più possibile ai fatidici primi 100. Le vittorie raccolte a Caltanissetta, così come alcuni sprazzi della finale, fanno pensare che sia davvero sulla buona strada.