Con tutto il rispetto per Isner, Krajinovic, Benneteau e Sock, non si può certo dire che Parigi Bercy abbia le migliori semifinali possibili. E chissà cosa ne pensa Rolex, che ha sostituito BNP Paribas come title sponsor. I problemi di questo torneo sono noti da tempo: l'eccessiva vicinanza con le ATP Finals lo penalizza, anche se la tendenza è nata poco più di dieci anni fa. In passato, Bercy era considerato quasi alla stregua del Masters. La riorganizzazione del calendario, con l'enorme importanza attribuita al torneo di fine stagione, ha danneggiato l'evento francese. Il ritiro di Rafael Nadal è stato l'ultimo episodio di una settimana in cui i pretendenti al Masters sono caduti come birilli. Curiosamente, gli unici "sopravvissuti" sono quelli meno accreditati alla vigilia: John Isner e Jack Sock. Di questo e molto altro ha parlato il direttore Guy Forget in una conferenza stampa sostanzialmente dettata dagli eventi. L'ex top-5 ha preso in mano questo torneo nel 2012 e anche allora fu un'edizione sfortunata, vinta da David Ferrer in finale su Jerzy Janowicz, allora sconosciuto. “Sappiamo che il posizionamento in calendario del nostro torneo è qualcosa di delicato. Nel 2012, quando ho esordito, il tabellone era decimato perché il Masters si giocava subito dopo”. L'ATP è intervenuta, inserendo una settimana di pausa (che da quest'anno sarà coperta dalle Next Gen Finals). Non a caso, nel 2013 e nel 2014 Parigi ha avuto nei quarti tutti gli otto partecipanti al Masters. L'anno scorso, Andy Murray è diventato numero 1 proprio alla AccorHotels Arena. Bene o male, Nadal ha cementificato la sua leadership vincendo una partita (risultato ancora più prezioso se davvero dovesse saltare il Masters).
BERCY VORREBBE FEBBRAIO
“Quest'anno abbiamo la bella avventura di Benneteau – ha provato a consolarsi Forget – poi il presidente ATP mi ha detto che Marin Cilic avrebbe vinto il torneo”. Era un modo per dirgli che l'albo d'oro non sarebbe stato “sporcato”. E invece, qualche ora dopo, il croato si è arreso alla favola di Benneteau. Oltre alla vicinanza col Masters, la collocazione a fine anno non è l'ideale: molti giocatori sono stanchi, o magari infortunati. L'inserimento dello “stint” asiatico dopo lo Us Open non ha aiutato. “Djokovic è venuto a trovarci e ci ha detto che dopo l'infortunio aveva giocato solo due volte, peraltro con la mano sinistra. I problemi all'anca di Andy Murray sono più che seri. Stan Wawrinka si è operato al ginocchio. Stiamo vivendo un periodo di transizione, ma la generazione attuale mi lascia un po' perplesso. Quando vedi le sconfitte di Thiem, Zverev o Kyrgios, ovvero i campioni del domani… significa che la transizione non è avvenuta”. Fino al 2020, le ATP Finals resteranno alla 02 Arena di Londra, poi ci sarà una questione in più da affrontare. “Lo spostamento del Masters in Asia non mi spaventa, non è all'ordine del giorno. Il torneo di Shanghai non prenderà più di 10 giorni. Noi manterremo la nostra data: abbiamo fatto più di un tentativo per ottenere lo spostamento a febbraio, ma c'è un complicato gioco di incastri. I tornei sudamericani su terra dovrebbero essere spostati, e questo è un problema. Se dovesse succedere, noi e la federazione saremo pronti. Spero di poter dare notizie felici per questo torneo. Diciamo che giocare subito prima del Masters può avere sia vantaggi che svantaggi: quest'anno si sono visti gli svantaggi”.
I DANNI DELLA LAVER CUP
Gli hanno fatto una domanda anche sulla Laver Cup, evento di esibizione che ha avuto un travolgente successo mediatico. “Un tennista deve fare delle scelte in base al ranking e allo stato di forma – dice Forget – so che ci sono alcuni giocatori che erano a Praga ma che non giocheranno l'anno prossimo. Un conto è fare un'ora di volo per Praga, un conto è andare a Chicago. Senza volerne parlar male, perché c'è stata una bella atmosfera, ha avuto conseguenze su Basilea, su Parigi e forse le avrà anche sul Masters. I giocatori hanno manifestato opinioni molto diverse su questo evento: il futuro ci dirà cosa succederà. Federer lo ha sostenuto alla grande, ma continuerà a esistere dopo il suo ritiro? Vedremo: una competizione non ufficiale, in un calendario, già pieno, potrebbe anche essere problematica”. Intanto, questa edizione del Rolex Paris Masters ricorda quelle del 2004 quando arrivarono in semifinale Marat Safin (n.6), Guillermo Canas (n.13) e due qualificati (Mirnyi e Stepanek), o quella già citata del 2012, con Ferrer (n.4), il qualificato Janowicz, la wild card Llodra e Gilles Simon, escluso dalle teste di serie. Ma se allora c'era la scusa del Masters, stavolta i problemi sembrano più profondi. E strutturali.