Prendendosi lunghe pause, lo svizzero ha ritrovato grande competitività a 36 anni. Visto che nel 2017 ci sono stati molti infortuni tra i top-players, non è che molti prenderanno esempio dallo svizzero, strutturando gli impegni in base al fisico e non al calendario? Da parte sua, l'ATP sta cercando di individuare le cause principali degli infortuni.

Nel gennaio 2016, Roger Federer si è procurato un infortunio al ginocchio mentre faceva il bagnetto ai suoi figli. Un banale incidente domestico che lo ha costretto a un piccolo intervento chirurgico. È rapidamente tornato nel tour, ma una banale caduta durante la semifinale di Wimbledon contro Milos Raonic lo ha rispedito in officina per il resto della stagione. La scelta ha pagato, visto che nel 2017 ha portato a casa ben sette titoli, tra cui Australian Open e Wimbledon. Il successo a Londra è arrivato dopo aver saltato la stagione su terra battuta per far riposare un corpo di 36 anni, provato da una ventina di stagioni di professionismo. Più in generale, il 2017 è stata una stagione sfortunata per parecchi top-players: infortuni di vario genere hanno rallentato o addirittura bloccato i vari Novak Djokovic, Andy Murray, Stan Wawrinka e Kei Nishikori. Sempre più giocatori stanno valutando la possibilità di prendersi una pausa più o meno lunga in stile Federer, specie dopo tanti anni di carriera. Una specie di autogestione che non tenga conto degli obblighi di calendario. L'ATP ne è consapevole, come ha confermato il capo Chris Kermode in un'intervista con la versione britannica di Sky. “Il 2017 è stato l'anno più insolito che abbiamo mai avuto. Direi che è anche il risultato dei piani del tour prima che io salissi in carica, oltre 10 anni fa, quando si è cercato di creare un sistema che allungasse le carriere, consentendo ai giocatori più anziani di poter saltare alcuni Masters 1000. Se rispettano tre requisiti, possono giocarne meno degli altri”. L'allusione è alla norma 1.08 del regolamento ATP, che toglie l'obbligo di iscrizione ai giocatori che hanno almeno 31 anni di età, 600 partite nel tour e 12 anni di carriera. Federer è stato il primo a beneficiarne, ma sono sempre più i tennisti che possono usufruire degli “sconti”.

QUAL È L'ORIGINE DEGLI INFORTUNI?
Come ammesso da Kermode, l'obiettivo era allungare le carriere. “Però è ovvio che un giocatore più anziano sia più soggetto a infortuni – continua Kermode – e allora è meglio avere un sistema del genere, in cui Federer è ancora competitivo a 36 anni e può gestirsi il calendario, piuttosto che un sistema in cui si gioca a pieno ritmo, ma col rischio di aumentare gli infortuni?”. Secondo le statistiche presentate da Kermode è stato un anno particolare: se è vero che gli infortuni nel tour si sono ridotti del 6%, è anche vero che gli stessi si sono concentrati tra i giocatori di alta fascia. “È uno strano enigma, dobbiamo continuare a esaminarlo. Abbiamo un grande team di medici che stanno valutando un notevole quantitativo di dati. Per esempio, quali sono le ragioni degli infortuni? Fin da piccoli, i giocatori non sono sufficientemente istruiti sulle lesioni all'anca? E lo stretching? O magari sono i diversi tipi di palle e superficie?”. In questo momento, l'opinione diffusa dei giocatori è che i repentini cambi di superficie siano l'origine principale di tanti guai. Per questo, più che i presunti danni causati dalle superfici dure (che comunque sono molto più confortevoli rispetto al passato), sarebbero maggiori quelli dovuti dai continui cambi. “Però poi il tennis viene criticato perché il tennis è sempre più simile a se stesso, su varie superfici. Bisogna trovare il giusto compromesso”. Più in generale, Kermode è convinto che casi come quello di Federer continueranno ad essere un'eccezione, mentre la maggioranza dei giocatori continuerà a rispettare il calendario. “Federer può prendersi del tempo libero, ma è una cosa diversa rispetto agli altri. Lui raggiunge le finali degli Slam, quindi ottiene una quantità di punti sufficiente per restare nelle prime posizioni. Credo proprio che pochi giocatori possano permettersi questa condotta. Gli infortuni sono un'altra cosa”. Il discorso di Kermode è vero in parte: è stata proprio la pausa primaverile a impedire allo svizzero di chiudere l'anno al n.1 ATP, a favore di Rafael Nadal. Più in generale, ci vorrà qualche anno per capire se il 2017 è stato un caso, oppure se gli infortuni si stanno davvero concentrando sui migliori giocatori. In quel caso, la situazione andrebbe analizzata e si dovrebbe pensare a eventuali provvedimenti. Il problema è che ci sono equilibri molto sottili da rispettare. Difficilmente vedremo rivoluzioni nel calendario. E allora, chissà, “l'esempio Federer” potrebbe anche diventare un'abitudine.