Caroline Wozniacki perde la leadership mondiale, agguantata grazie allo stato comatoso del tennis femminile e senza specifici meriti tecnici. DI COSIMO MONGELLI
Wozniacki con il trofeo della numero 1 WTA di fine 2011
Di Cosimo Mongelli – 25 gennaio 2012
La bella vittoria di Kim Clijsters, numero 14 del mondo, nei quarti di finale dell’Australian Open, contro l’avvenente (tocca scriverlo, per non offendere la sensibilità di chi segue la Wta unicamente per questo) Wozniacki è una piccola e piacevole sorpresa, almeno per chi ha a cuore il tennis. Grazie a questa sconfitta, infatti, la danese è costretta a cedere lo scettro della prima posizione mondiale che deteneva, angosciante solo scriverlo, dall’ottobre del 2010. Certo, ci eravamo abituati a vedere quella posizione occupata da chi ha fatto del tennis un’aberrazione. Abbiamo avuto per qualche settimana Jelena Janković nel 2008, addirittura Dinara Safina (desta sempre ilarità ricordarla come la sorella di Marat Safin) nel 2009 per qualche mese. Nessuna delle due capace, ovviamente, di mettere il proprio nome in calce ad uno Slam. Ma la Wozniacki no. Questo orrore non l’avevamo considerato. Com’era potuto accadere tutto questo? Quale sfortunata congiunzione astrale aveva causato questa sciagura? Niente di più semplice: Carolina s’inserisce senza alcun motivo, se non quello di approfittare della latitanza delle simpatiche sorelle Williams, la Sharapova e la stessa Clijsters nei tornei minori e la desolante ineffabilità delle Russe, in uno dei periodi più inguardabili del tennis femminile, certificandone lo stato comatoso proprio nel 2010. Quando le “bastano” gli ottavi in Australia e Wimbledon, i quarti al Roland Garros, una semifinale agli Us Open (irrisa da Vera Zvonareva) e i prestigiosissimi trionfi in quel di Pechino e Tokio per essere incoronata numero uno del mondo.
Avrà pure qualche merito tecnico questa ragazza, per essere arrivata a tanto, chiederete voi. Assolutamente no. La Danese la si può descrivere, lasciandosi prendere dall’entusiasmo, come un’indegna rappresentante del pallettarismo più becero. Un servizio mediocre, incapace di attaccare, sgraziata come un cormorano impallinato quando scende a rete, basa il suo tennis narcolettico e agonizzante unicamente sulla corsa e sul riuscire a rimandare indietro di tutto. Tennis che ti torna utile, appunto, mentre racimoli punti nei tornei che non contano e finché non incontri le prime al mondo . Quel triste giorno d’ottobre tutti si aspettavano, o speravano, che questa parentesi al primo posto durasse solo qualche settimana ma, complice l’insensibilità del computer, nonostante non sia arrivata nemmeno per sbaglio a giocarsi una vittoria in uno slam, quest’agonia è proseguita fino a questi giorni. Sarà, anche se magra, una consolazione, la prossima, settimana vedere il suo nome scendere fino al numero quattro. E che sia stata la Cljsters a porre fine allo scempio ricordandoci che, prima dell’invasione di shampiste dall’est e le randellate delle Williams, anche nella Wta si vedeva spesso giocare del tennis, è cosa buona e giusta.
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