La 14enne Usue Arconada vince una partita nelle qualificazioni di Washington, ma gioca per gli Stati Uniti. “La AAT non mi ha mai voluto aiutare perchè risiedo all’estero”.
Il video Prince con protagonista una 12enne Usue Arconada

Di Riccardo Bisti – 30 luglio 2013

 
Luis Arconada era il portiere della Spagna negli anni 80, prima dell'avvento di Andoni Zubizzarreta. 30 anni dopo, questo cognome può diventare famoso anche nel tennis. Non era mai successo che una tennista argentina di 14 anni vincesse una partita di qualificazione in un torneo WTA. E’ accaduto sabato scorso, al Citi Open di Washigton, quando la giovanissima Usue Maitane Arconada ha superato Maria Irigoyen, numero 174 WTA, con il punteggio di 7-5 6-3. E pazienza se al turno successivo ha perso 6-1 6-1 contro Alexandra Muller. Tanto, per entrare nel ranking mondiale dovrà fare punti in almeno tre tornei. Ci sarà tempo e modo. Per età e talento, la Arconada dovrebbe essere considerata una delle più grandi speranze del tennis sudamericano, di sicuro la principale in Argentina, paese che aspetta da 20 anni l’erede di Gabriela Sabatini. Ma c’è un dettaglio: pur essendo nata a Buenos Aires, di madrelingua castigliano e in possesso di passaporto argentino, la Arconada rappresenta gli Stati Uniti. Il perchè lo ha spiegato lei stesso a ESPN in una delle tante interviste rilasciate dopo il mini-exploit di Washington. “Cinque anni fa ho giocato il torneo Eddie Herr in rappresentanza dell’Argentina. Ma poi ho cambiato nazionalità perchè la federtennis argentina non ci appoggiava”. La famiglia Arconada ha due frecce al suo arco: oltre a Usue c’è il fratello maggiore Jordi, 17 anni, anche lui aspirante professionista. La famiglia si è trasferita a Porto Rico circa cinque anni fa e i ragazzi hanno subito mostrato una buona predisposizione. Ma quando hanno bussato alla porta della AAT, l’hanno trovata sbarrata. “Li abbiamo contattati per sapere se potevano pagarci le spese per alcuni tornei, ma non ci hanno mai risposto. Dicevano che non eravamo argentini perchè vivevamo negli Stati Uniti – racconta la Arconada – nel 2010 siamo tornati in Argentina, dove ho giocato per quasi tre mesi. Ho anche vinto un torneo a Neuquen. Mia madre ha cercato un altro contatto, ma la AAT ha deciso di non appoggiarci”.
 
Da Porto Rico agli Stati Uniti, il passaggio è stato breve. Prima la Florida, poi la Georgia, adesso College Park, nel Maryland, dove si allena con Frank Salazar. A Washington le hanno dato una wild card per le qualificazioni. Per lei era come un torneo di casa, visto che risiede a meno di quattro chilometri dalla sede del torneo. “Quando mi hanno detto dell’opportunità, sono stata felice ma anche molto nervosa”. Sono ormai tre anni che fa parlare di sè. Sin dalla categoria under 12 ha iniziato a raccogliere buoni risultati negli Stati Uniti, tanto da essere messa sotto contratto da Prince, che prima di andare in bancarotta le fece anche girare un video: “Risale a un paio d’anni fa, fu all’accademia di Bollettieri, mi è piaciuto molto farlo”. Da allora è cresciuta, ma non troppo. E’ alta 158 centimetri e gioca principalmente tornei junior. All’Orange Bowl under 16 è arrivata in semifinale e oggi è ancora fuori dalle top 100 del ranking ITF. Tuttavia, essendo classe 1998, ha ancora tre anni e mezzo per giocare in questa categoria. “Mi piace giocare aggressivo, far muovere le avversarie e tirare tante palle corte, magari con i piedi dentro il campo”. La sua mente è tutt’altro che protesa alla differenza con le ragazze di 18 anni. “Anche perchè lavoro più di loro. Il mio allenatore mi sottopone a doppie sedute di allenamento, a volte triple. Vorrei diventare una professionista e mi piacerebbe vincere Wimbledon e Us Open”.
 
Il Caso-Arconada sembra diverso da quello di Andrea Collarini, che qualche anno fa decise di abbandonare l’Argentina per giocare per gli Stati Uniti. Nel suo caso, fu una scelta consapevole. Riteneva che gli States potessero dargli un supporto maggiore, nonostante la AAT gli fosse sempre stata vicina. Poi, però, ha sentito la nostalgia ed è tornato indietro. Oggi, a 21 anni, è intorno al numero 300 ATP. Nel caso della Arconada, il legame con la USTA sembra più profondo. “Stanno provando a ottenere un permesso a farmi giocare per loro nelle competizioni mondiali. Io sono argentina, non ho il passaporto statunitense. Ho la Green Card, ma non so come funziona per il passaporto”. L’obiettivo è sistemare in tempo i dettagli burocratici in modo da giocare la Fed Cup Junior. La porta verso il passato sembra definitivamente chiusa. Papà Alejandro è stato allenatore del team argentino di pallavolo femminile, ma adesso ricopre lo stesso ruolo per la nazionale di Porto Rico. “Conosciamo qualcuno nella AAT, ma non ci hanno mai aiutato. Nel momento in cui non abbiamo più la residenza in Argentina, per loro non esistiamo più – ha detto il fratello maggiore Jordi, forse l’unico a tenere aperta una speranza – se mi offrissero un aiuto lo accetterei, ma non lo vedo possibile. Hanno deciso di non aiutare mia sorella…peccato, perchè per giocare a tennis ci vogliono molti soldi, e la mia famiglia non possiede tutto questo denaro, soprattutto per tre figli". USTA-AAT, Arconada-Collarini. Chissà chi avrà avuto ragione. Ammesso che esista una ragione in queste cose.