ROMA. La giovane “Asia” sfiora il main draw ma cede 6-4 al terzo alla Wozniak. A vederla oggi, non sembra la giocatrice in grado di raccogliere l’eredità di Pennetta e Schiavone.
Nastassja Burnett è numero 197 WTA
(La foto in home page è di Costantini – FIT)
Dall'inviato a Roma, Riccardo Bisti – 13 maggio 2012
La giovane Nastassja Burnett non è l’erede di Flavia Pennetta e Francesca Schiavone. Non è una questione di ranking o risultati relazionati all’età. Il problema è che la 20enne romana di madre polacca sembra non avere le stimmate delle grande campionessa. Ci auguriamo di sbagliarci, ma il 7-6 4-6 6-4 con cui ha ceduto ad Aleksandra Wozniak lascia l’amaro in bocca. Non è soltanto inesperienza, anche perché la Burnett è una che lotta, coraggiosa, dall’atteggiamento sempre positivo. Ma ha un tennis costruito e limiti tecnico-tattici ben precisi. Per intenderci, ha impiegato due set per capire come fronteggiare le palle alte e senza peso della Wozniak. Troppo spesso picchiava e commetteva un mucchio di errori gratuiti. E' stata una partita appassionante per l’altalenanza di punteggio, ma non bella. Troppi errori e due giocatrici in difficoltà col caldo sommato al vento. La Burnett giocava meglio, ma il tie-break andava alla canadese. Nel secondo set i buoi sembravano scappati (3-0 Wozniak), ma "Asia" (non si fa più chiamare "Nasty") ha saputo riprendersi e ha allungato la pugna grazie a un bel parziale di sei giochi ad uno. A quel punto l’inerzia sembrava tutta dalla sua parte, ma la canadese ha fatto valere l’esperienza. Non si è disunita quando la Burnett tirava vincenti a più non posso e ha giocato con intelligenza, portandosi avanti di un break e volando fino al 5-2 “pesante”. Al cambio di campo raggiungevano la SuperTennis Arena Gianni Milan e Graziano Risi, rispettivamente vicepresidente e consigliere federale, e la Burnett sembrava caricarsi. Recuperava un break, tra pugnetti e “si!” di incoraggiamento, e si portava fino al 4-5. La Wozniak iniziava il decimo game con un doppio fallo ma aveva la capacità di chiudere e infilarsi nel main draw.
Mentre la Burnett giocava, Pennetta e Schiavone condividevano il campo di allenamento con i rispettivi coach Gabriel Urpi e Francesco Elia. Entrambe hanno scavallato i 30 anni: si spera(va?) che dalle retrovie giungesse qualche nome importante. La Burnett ha buone qualità: potenza, appeal (è una bella ragazza, tanto che è testimonial Asics per alcune pubblicità) e un bel carattere. Ma non basta, almeno per adesso. La ragazza deve migliorare sul piano atletico (è troppo lenta negli spostamenti laterali) e trovare qualche variazione al solito bum-bum con dritto e rovescio. E’ appena entrata tra le top 200 (è n. 197 WTA), ma quest’anno non ha ancora ingranato la marcia. Il suo miglior risultato sono stati i quarti all’ITF di Civitavecchia. Un po’ poco. Entrerà tra le top 100, si toglierà qualche soddisfazione, ma non è lei la giocatrice che raccoglierà l’eredità di Pennetta e Schiavone. Che attirano il bagno di folla anche quando si allenano. Delle quattro azzurre presenti nelle qualificazioni, dunque, nessuna è approdata in tabellone (oltre alla Burnett c'erano Virgili, Grymalska e Dentoni).
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