Rod Laver, leggenda del nostro sport, il 9 agosto ha compiuto 86 anni. L’omaggio di Fabio Della Vida al suo idolo

Carlo Della Vida con Rod Laver

Il 9 agosto era il compleanno di Rod Laver: essendo una persona anziana non si dice quanti sono e poi una leggenda non ha anni, è eterna.
E Rod sta al tennis come Pelé sta al calcio o Jesse Owens alla atletica.
Per me il tennis è lui, è stato il mio idolo. Ho tifato per tanti ovviamente, per Nicola (Pietrangeli, ndr) e Adriano (Panatta, ndr) ma anche per McEnroe e per tutti i ragazzi e ragazze con cui ho avuto la fortuna ed il piacere di lavorare.
Loro però sono esseri umani, mnetre Rod Laver è un mito per me, il dio del tennis.
Quando avevo 11 anni venne a Castiglioncello a giocare una esibizione con Hoad Bucholz ed Haillet organizzata da mio padre e giocò con me: ancora oggi se ci penso, come adesso che lo sto scrivendo, mi vengono i brividi.
Dicono tutti gli australiani dei suoi tempi, lui compreso, che il più forte era Hoad: sarà anche vero, ma chi se ne frega: Laver è Laver. Quando hai un idolo non si tocca: forse Rivera era più forte di Totti ma… Totti è il numero 1 per me!
Rod veniva spesso a casa nostra quando era in Italia, era semplice e affabile ma aveva un’aurea e una personalità quasi divina.
Adriano Panatta, che come me lo idolatrava, mi raccontò di quando giocò il doppio con lui alla Coppa Puma a Roma, uno degli ultimi tornei della sua carriera. Fu un regalo di mio padre che chiese a Rod di giocare con Adriano e Adriano era paralizzato dall’emozione, tant’è che mio padre gli disse “guarda che è a fine carriera, non la becca quasi più“, e Adriano “ma Carlo che dici, quello è Laver!”.
Persero, non ricordo da chi, ma il palazzo dello sport era strapieno.
Il regalo che mi fece papà per la mia maturità fu di portarmi a Cleveland per la finale di Davis, quella vera, non quella deturpata di oggi,
dove gli USA ospitavano gli Aussie: un classico.
Il doppio australiano era formato da Newcombe e Roche ma Tony, che adoravo perché mancino come Rod, si infortunò e giocò Laver al suo posto; avversari Smith e Van Dillen, coppia fantastica, cento volte meglio dei fratelli Bryan.
Io non ho mai visto giocare a tennis così Newcombe e Laver: non sbagliavano mai. Lasciarono credo 5 game a due grandissimi: uno spettacolo che non dimenticherò mai.
E ricordo anche quando nel ’71 venne a Roma a vincere gli internazionali, dove batté un giocatore fortissimo e sottovalutato come Jan Kodes 3 set a 0. La ovazione del Foro ancora mi mette i brividi.
Che abbia vinto due Grandi Slam lo sanno tutti, uno da dilettante e uno da professionista, e non mi dilungo, ma la sua eleganza, la sua personalità, il suo estro sono inimitabili e leggendari. Il suo carisma era quello di un dio, di un predestinato.
Tanti auguri Rod, tu sei il tennis!