ROLAND GARROS. Prosegue la crisi di Caroline Wozniacki, battuta in tre set da una Kanepi ottima di braccio e un po' tremolante al momento di chiudere. Nadal facile, Gasquet ok su Haas.
Le corse infinite di Caroline Wozniacki non sono bastate contro Kaia Kanepi
Di Lorenzo Baletti – 3 giugno 2012
Ha veramente dell’incredibile quello che è successo sabato sul Suzanne Lenglen. Kaia Kanepi e Caroline Wozniacki hanno dato vita a un autentico psicodramma. Un sunto di ciò che è il tennis, una sceneggiatura tutta da godere. Dopo un primo set combattuto, ma conclusosi con il risultato un po’ bugiardo di 6-1 per la estone, sembrava che la Wozniacki fosse destinata all’ennesima brutta sconfitta della stagione. Anche la sfortuna sembrava avesse scelto l’ex n.1 del mondo come propria vittima. E a metà secondo set una palla vista fuori da Caroline, ma chiamata dentro dal giudice di sedia, pareva dovesse porre il sigillo a una giornata decisamente storta per la 21enne danese. Pareva, appunto. Perché dal crollo alla risalita nel tennis ci vuole veramente poco. Soprattutto se dall’altra parte della rete c’è la Kanepi, una delle tenniste più fragili del circuito. La partita si issa sul 6-1 5-2 30-0 in favore dell’estone, gli spettatori si stanno già avviando alle uscite, e i cronisti meno esperti hanno già scritto i loro pezzi sulla disfatta della Wozniacki. Ma non hanno fatto i conti con il bello di questo sport. La Kanepi prima sbaglia un dritto alto da metà campo che l’avrebbe portata a tre match point consecutivi. Poi riesce comunque ad ottenere due match point, ma li fallisce miseramente. Ed è l’inizio del dramma. Da qui in poi 14 punti a 0 per la Wozniacki, che recupera fino al 5-5 40-0 e servizio in suo favore. L’inerzia sembra essersi spostata…ma ecco che la Kanepi reagisce in maniera insperata e toglie la battuta all’avversaria: 6-5 per lei, e terza possibilità di servire per il match. Ma se non c’è due senza tre, il braccio dell’estone trema ancora e spreca l’ennesima possibilità di raggiungere gli ottavi. Si va al tie break, e questa volta il risultato non può che essere scritto: set alla Wozniacki, che ritrova improvvisamente la fiducia dei bei tempi e con le insicurezze dell’avversaria che invece continuano ad annebbiarle la testa. Ma la nebbia, si sa, si sposta e si dirada, e non potevano mancare i colpi di scena anche nel terzo set: aspettandosi tutti un crollo definitivo della Kanepi, a cadere è invece la Wozniacki. Con la complicità dell’estone, che riprende a martellare e a tirare vincenti da fondo, mentre la danese non riesce più ad ergere il solito muro. Si arriva fino al 5-1 Kanepi, che serve ancora una volta per il match. E, ancora una volta, arrivano i fantasmi e le paure: doppio fallo sul match point, e contro-break Wozniacki. La Kanepi si ritrova allora a servire per l’incontro sul 5-3, e finalmente è la volta buona. Finalmente non ci sono brividi, l’estone attacca, trova il coraggio che le era mancato in tutto il resto del match, e chiude: 6-1 6-7 6-3. Con tanto di cuore sulla terra rossa parigina. E’ il bello del tennis.
In campo maschile tutto facile per Rafa Nadal contro il qualificato Eduardo Schwank. Il risultato finale di 6-1 6-3 6-4 non ammette repliche, e il n.2 del mondo avanza agli ottavi dove lo aspetta un match più complicato contro un altro argentino, ma di ben altro spessore, come Juan Monaco, che ha piegato in cinque set il canadese Raonic. A Schwank va dato tutto il merito di averci provato: l’attuale 192 delle classifiche mondiali non poteva nulla contro il re della terra rossa, ed allora non si è limitato a una presenza da sparring partner, ma ha tentato di onorare il suo terzo turno con un gioco propositivo e più vario del solito. Anche serve and volley nel repertorio di Schwank, con voleè e smorzate che, a tratti, hanno anche portato a scambi combattuti. Niente che potesse impensierire seriamente Nadal, che si conferma in ottimo stato di forma e centrato più che mai sia da fondo che alla battuta. A pesare, nelle statistiche, è soprattutto la percentuale di punti vinti con la prima: 86% per Rafa, contro il buono, ma non sufficiente, 60% dell’avversario. Che ha ottenuto anche quattro palle break, ma non è stato in grado di sfruttarne neanche una. Partita di ordinaria amministrazione quella di Nadal, senza strafare, con buona solidità da fondo e il solito, infinito, agonismo. Quanto basta per piegare uno come Schwank, ma contro il suo prossimo avversario ci vorrà un piccolo salto di qualità.
Più resistenza ha incontrato invece Richard Gasquet, che ha ceduto un set al tedesco Haas prima di vincere alla distanza con il punteggio di 6-7 6-3 6-0 6-0. Grande battaglia solo nel primo parziale, con Haas in grande spolvero e Gasquet poco incisivo nello scambio da fondo. Basti guardare ai 22 colpi vincenti di Haas nel primo set, contro i 9 di Gasquet, per capire che l’inerzia dello scambio era sempre nelle mani dell’ex n.2 del mondo. Un break per parte prima di arrivare al preannunciato tie break, in cui la differenza è stata fatta proprio dalla maggiore propensione offensiva del tedesco. L’esperienza è servita al 34enne Haas per portare a casa il primo sigillo del match, con il francese ancora troppo timoroso di prendere l’iniziativa nei momenti chiave. Si è trattato però di un sussulto, perché gli anni che hanno permesso di maturare concentrazione e solidità mentale, sono gli stessi che hanno poi tradito Haas nel proseguo dell’incontro. 34 primavere sono tante, soprattutto aggiungendo che Tommy ha dovuto giocare tre partite di qualificazione prima di affrontare i due match nel tabellone principale: sei partite in dieci giorni sarebbero troppe per chiunque, figuriamoci per chi ha sulle spalle ben 15 anni di circuito professionistico. Il break al quinto gioco del secondo set è l’inizio di una caduta libera per Haas. Da li in poi, un solo game in tutto il resto della partita. Un calo fisico e, di conseguenza, psicologico, con la fiducia del francese che proporzionalmente cresceva sempre più. E se Gasquet è in fiducia è in grado di mettere a segno colpi incredibili. Tra un rovescio lungo linea e un dritto in corsa del transalpino, conditi dai 39 errori non forzati di Haas, si chiudeva mestamente l’avventura del tedesco al Roland Garros: per lui, va detto, un grande torneo, e il ritorno di prepotenza tra i primi 100 del mondo. Il francese dal canto suo esce vittorioso, ma non convince del tutto soprattutto nell’approccio alla partita. Una vittoria dettata più dal calo dell’avversario, piuttosto che da una sua reazione. Contro Murray l’allievo di Riccardo Piatti dovrà abbandonare ogni timore e votarsi ad un gioco più offensivo.
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