Dopo la finale di Melbourne solo delusioni e prove incolori per Andy: l’ultima, questa settimana a Monte-Carlo, dove ha raccolto tre game…

di Fabio Bagatella – foto Getty Images

 

Australian Open 2010: Andy Murray raggiunge la finalissima perdendo un set in sei incontri dopo aver domato tra gli altri il campione uscente Rafael Nadal e l’emergente del momento, Marin Cilic. Si arrende solo a un formidabile Roger Federer.

Monte Carlo 2010: il 22enne scozzese incassa una nuova pesante eliminazione subito all’esordio. Dopo Dubai, Indian Wells e Miami un’altra cocente delusione. Mentre la Gran Bretagna rischia la serie D tennistica, cosa sta capitando alla sua punta di diamante?

 

La recentissima “batosta” di Monte-Carlo, in cui ha raccolto la miseria di tre games contro il tedesco  Kohlschreiber (33) rappresenta per Andy Murray solo l‘ultimo episodio di un lungo periodo no che dura ormai da quasi tre mesi. Il “sole” di Melbourne Park pare ormai tramontato mentre le lacrime mostrate dopo la sconfitta contro Federer sembrano aver proprio lasciato il segno nel gioco e nella testa dello scozzese.

 

Se la sconfitta di inizio febbraio in quel di Dubai contro il serbo Tipsarevic (38) poteva essere imputata al fisiologico rilassamento dopo il rimarchevole Slam australiano, la pessima trasferta americana pare aver innescato una vera e propria crisi per il 22enne di Dunblane.

 

Negli USA Murray giungeva con lo scomodo “fardello” di dover difendere la finale di Indian Wells il successo di Miami e di essere considerato l’avversario più pericoloso per il leader Federer. Ebbene, Roger non ha rispettato il suo ruolo di favorito ma Andy ha fatto decisamente peggio: in California si è arreso nei “quarti”, abbastanza nettamente (1-6 6-7), allo svedese Soderling (8) mentre in Florida addirittura nel match d’esordio contro l’idolo di casa Fish (87).

 

Il passaggio dal cemento alla terra battuta, superficie mai troppo amata dallo scozzese, ha confermato il trend negativo. Per il momento la “cura Corretja”, ingaggiato da Murray all’inizio di aprile per seguirlo durante la sua stagione sul “rosso”, pare non dare i frutti sperati. Per ritrovare un filotto di tre sconfitte consecutive patite dal 22enne di Dunblane bisogna infatti risalire al 2006. Erano altri tempi, lo scozzese aveva 19 anni, faceva i primi passi nel mondo del grande tennis e perse tre volte al primo turno (Amburgo, Roland Garros e Queen’s). 

 

Sembra comunque difficile imputare tutti i problemi della grande speranza del tennis britannico allo “smacco” australiano dove ha ceduto al cospetto di un Federer regale. E’ pur vero che negli ultimi due mesi tutto il tennis britannico, Andy Murray in primis, si è ritrovato letteralmente nell’occhio del “ciclone”.

 

L’umiliante sconfitta contro la Lituania, l’allontanamento di John Lloyd che non ha risparmiato stoccate alla “diserzione” dello scozzese, le risposte per le rime del tennista, la scelta di Leon Smith – primo coach di Andy – come nuovo capitano di Davis nella speranza che il 22enne di Dunblane torni per salvare la Gran Bretagna da un indecorosa serie D sono tutti fattori che non possono essere trascurati nell’analisi del rendimento negativo di Murray.

 

Lunedì lo scozzese scenderà al quinto posto del ranking ATP per non aver saputo difendere la semifinale del Masters 1000 monegasco. Il tempo, i mezzi ed il “carattere” per riordinare le idee e riprendere l’inseguimento al primo Maior della carriera non gli mancano: potrebbe essergli d’aiuto anche il riavvicinamento con Kim Sears, la fidanzata storica con cui si era lasciato alla fine dell’anno passato… 

 

 


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