Esplode il caso Giorgi: dopo l’annuncio dell’”interruzione” dei rapporti con la FIT, Corrado Barazzutti l’ha ugualmente convocata. C’è tempo fino a lunedì per rispettare un preciso accordo contrattuale. Se il clan dell’italoargentina si rifiuterà, sarà rottura. Definitiva.  

Una bomba. Un fulmine a ciel sereno. Uno scarno comunicato di tre righe, apparso sul sito ufficiale di Camila Giorgi, aveva annunciato il termine del rapporto tra la giocatrice e la Federazione Italiana Tennis. La prima conseguenza dovrebbe essere la mancata partecipazione a Spagna-Italia di Fed Cup, con Camila nelle qualificazioni di Stoccarda mentre Errani e company cercheranno di evitare una storica retrocessione. Eppure, nonostante il comunicato, Corrado Barazzutti l’ha ugualmente convocata e le hanno dato tempo fino a lunedì per accettare o rifiutare. Tra l’altro, come vedremo, il rifiuto della convocazione sarebbe una precisa inadempienza contrattuale. Ad ogni modo, “Barazza” ride: per Lleida ha ritrovato Roberta Vinci, il cui apporto sulla terra battuta, sulla carta, sembra ben più importante di quello che potrebbe dare la Giorgi. Vedremo se il weekend porterà consiglio a papà Sergio oppure se si arriverà allo scontro definitivo. Ipotizziamo che si arrivi alla rottura: in quel caso, ci sarebbero conseguenze a pioggia. Ad esempio, Camila parteciperà agli Internazionali BNL d’Italia? Per quest’anno non ha bisogno di una wild card, poiché il ranking attuale (n. 43) le ha consentito di entrare in tabellone. Ma avrebbe voglia di venire? E il suo staff, a partire da papà Sergio, cosa le suggerirebbe? Vale la pena ricordare che la Giorgi ha giocato a Roma soltanto dopo aver raggiunto l’accordo con la FIT (estate 2013). In precedenza si era vista soltanto nel 2008, quando era ancora una ragazzina. C’è poi un’altra questione molto spinosa: la sede di allenamento. Dal 2013, base e residenza della Giorgi sono a Tirrenia, dove si allena presso il Centro Tecnico FIT. In questi anni, l’azzurra ha usufruito di una serie di benefici sia logistici che economici. I dettagli dell’accordo non sono mai stati rivelati pubblicamente, se non il fatto che Camila avrebbe sottoscritto un contratto identico a quello degli altri giocatori e giocatrici. La verità è che la Giorgi ha avuto tantissimo dalla FIT: non tutti ricordano che nel 2013 aveva seri problemi alla spalla, curati male all’estero e risolti solo con l’ausilio dello staff federale, in particolare il prof. Pierfrancesco Parra. Indiscrezioni giornalistiche sostenevano che il contratto FIT-Giorgi prevedesse alcuni pagamenti retroattivi (ovvero rimborsi per l’attività svolta prima della sottoscrizione) e la sponsorizzazione di SuperTennis TV. Tra l’altro, pare che nell’accordo Sergio Giorgi avesse strappato una clausola: il coach della figlia avrebbe continuato ad essere lui. In cambio di questa serie di vantaggi, Camila avrebbe dato la disponibilità per tutti i match dell’Italia in Fed Cup. Se dunque i contrasti sono nati per l’eventuale richiesta di non andare in Spagna, la Giorgi avrebbe commesso una classica inadempienza contrattuale. Senza dimenticare contributi, rimborsi e pagamenti vari.

SIMILITUDINI E DIVERGENZE CON IL CASO BOLELLI
Nel comunicato sul sito della giocatrice c’è una frase che ci aveva colpito. Parlando dell’interruzione del rapporto con la FIT, si dice testualmente: “che agirà come a suo tempo fatto con Simone Bolelli”. L’allusione è ai fatti del 2008, quando al bolognese fu inflitta una pesantissima sanzione per aver rifiutato la convocazione per Italia-Lettonia a Montecatini. Con l’appoggio del suo coach di allora, Claudio Pistolesi, il bolognese chiese di non giocare ma fu ugualmente convocato. Rifiutò e andò a giocare a Bangkok, scatenando un finimondo. Nicola Pietrangeli parlò di “sputi sulla bandiera” e lo stesso Presidente FIT, Angelo Binaghi, disse che finché sarebbe stato in carica non ci sarebbe più stato spazio per Bolelli in Coppa Davis. Fece lo stesso anche Simone, che in una conferenza stampa tenutasi nel dicembre 2008 rinunciò alla tessera FIT insieme a Pistolesi. La vicenda si ricompose un anno dopo, con la “riabilitazione” di Bolelli, peraltro avvenuta dopo la separazione con Pistolesi. Il bolognese espletò la “pena riabilitativa” trascorrendo una giornata con i ragazzi terremotati dell’Aquila. La possibile infrazione è regolata dagli articoli 1.4 e 18.1 del Regolamento di Giustizia FIT, in cui si spiega come tutti i tesserati siano tenuti a rispondere alla convocazioni e mettersi a disposizione della FIT. L’articolo 18.1, tra l’altro, spiega che la sanzione si tramuta in una multa e in una squalifica “fino al massimo di un anno”. In un certo senso, quella che fu definita “squalifica a vita” di Bolelli, dunque, andava contro gli stessi regolamenti FIT, cosa peraltro ricordata da Simone anche in interviste (molto) successive al fatto. In seguito, quasi tutti gli altri azzurri di vertice chiesero di non giocare determinati match e furono accontentati con la mancata convocazione, scappatoia ideale per sfuggire alla mannaia della Giustizia Sportiva. Ma vediamo cosa è successo in queste ore: il clan Giorgi ha chiesto di non giocare contro la Spagna, andando contro un vincolo contrattuale chiaro e preciso. Nella giornata di giovedì, Sergio Palmieri si è recato a Tirrenia per cercare di risolvere la questione. Al colloquio con Sergio e Camila Giorgi ha assistito anche Roberto Pellegrini, presidente della Mario Belardinelli SSD (una delle società di servizi legate alla FIT). Il clan Giorgi avrebbe sottolineato come ad altre giocatrici fosse stata concessa l’esenzione da alcuni match, e che dunque ci sarebbe stata una disparità di trattamento a sfavore di Camila. Peccato che:

  • Le esenzioni a favore di Schiavone e Pennetta sono arrivate quando le due avevano già portato a casa tre Fed Cup.

  • Le esenzioni a favore di Errani e Vinci sono arrivate con quattro Fed Cup all’attivo: la Vinci era stata riserva nei primi tre titoli e protagonista nel quarto, mentre la Errani era stata riserva nel 2009 e nel 2010, nonché titolare nel 2013.

  • L’accordo siglato con la FIT era chiaro: a fronte di un mucchio di benefici, la Giorgi si impegnava a rispondere a TUTTE le eventuali convocazioni. Caso diverso rispetto a Bolelli, poiché nel 2008 c’era il generico “impegno morale” a rispondere alle convocazioni a seguito dei famosi prestiti d’onore. Qui, invece, il contratto era ancora più specifico.
     

QUEL PRECEDENTE (DIMENTICATO) DEL 2001
Non c’è dubbio che, ad oggi, le convocazioni di Barazzutti siano sempre state in linea con le posizioni della FIT. Nel 2008 le intenzioni di Bolelli si conoscevano con oltre 20 giorni d’anticipo, ma fu chiamato ugualmente. Scelta “ibrida” per Seppi due anni dopo (Andreas andò a Castellaneta Marina e poi rispedito a casa perché “non idoneo”, evitando così qualsiasi sanzione), poi le posizioni FIT si sono via via ammorbidite, fino ad accettare – a rotazione – le varie richieste di esenzione di Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci. Nel 2008 la FIT sbagliò ad accanirsi contro Bolelli e sembra essersene resa conto, ma la situazione di oggi è diversa: è chiaro anche ai più disattenti che il matrimonio siglato nel 2013 verteva su una base molto chiara: la disponibilità in Fed Cup. Va detto che Barazzutti, nei suoi 15 anni di capitanato, non ha mai fatto scelte che andassero contro la linea politica della FIT, anche se la sua gestione del caso Seppi nel 2010-2011 fu apprezzata dal clan dell’altoatesino. Per capire quanto la FIT influisca nelle scelte del capitano, abbiamo contattato l’unica altra persona che ha gestito una nazionale durante la presidenza Binaghi: Raffaella Reggi. Nel 2001, primo anno di presidenza Binaghi, ci fu un vivace scontro tra i migliori tennisti italiani e la FIT per una serie di vicende economiche e regolamentari. Una quindicina di giocatori, guidati da Gianluca Pozzi, fecero linea comune e dissero “no” alla maglia azzurra. Barazzutti (che aveva preso il posto di Paolo Bertolucci, sollevato dall’incarico appena Binaghi divenne presidente) si presentò in Finlandia con Luzzi, Navarra, Santopadre e un giovane Volandri, non certo i migliori dell’epoca. Il team di Fed Cup era guidato da “Raffi”, oggi apprezzata commentatrice di Sky Sport. Nonostante la polemica coinvolgesse anche le ragazze, la Reggi convocò ugualmente le migliori dell’epoca (Farina, Grande e Garbin), le quali rifiutarono la convocazione. A distanza di 15 anni, le abbiamo domandato se quelle convocazioni fossero state una scelta autonoma oppure indirizzata. “Ricordo molto bene – dice la Reggi – ci fu una presa di posizione dei più forti italiani, soprattutto per ragioni economiche. Partì tutto da Gianluca Pozzi ma tirarono dentro anche le ragazze. Io rimasi fuori perché non credo che un capitano debba interferire su queste cose. Le giocatrici fecero valenza anche sul mio contratto, ad esempio sottolineavano che potevo viaggiare in business per i viaggi intercontinentali. Ad ogni modo, il referente per queste cose era lo stesso di oggi: Sergio Palmieri. Andai da lui e gli chiesi se la situazione era stata appianata. Mi diede il via libera e così feci le convocazioni, affidandomi a criteri esclusivamente tecnici. Dopo le convocazioni le giocatrici diffusero un comunicato stampa, in cui si mostravano stupite per una convocazione a cui non avrebbero mai risposto. Onestamente quella situazione non mi piacque. Ma sarò onesta: se avessi saputo che la situazione non era stata appianata, non le avrei convocate”. Casoni, Pizzichini e Serra Zanetti vinsero comunque contro la Croazia, poi perdemmo contro la Francia e fu l’ultima partita della Reggi: l’anno dopo, Barazzutti fu scelto anche per la Fed Cup. La testimonianza della Reggi, personaggio trasparente e sulla cui integrità si possono mettere entrambi gli avambracci sul fuoco, conferma come le scelte del capitano siano in qualche modo, magari di riflesso, condizionate dalla linea politica della Federazione.


LA GIORGI, LA FED CUP E IL FUTURO
Tornando alla Giorgi, era parso evidente sin da subito che la partnership con la federazione fosse il classico matrimonio d’interesse. La FIT aveva bisogno della nostra migliore Under 25 per garantire un ricambio di livello quando sarà definitivamente terminata l’epopea delle nostre Fab Four. In effetti, dando uno sguardo al ranking WTA, le migliori giocatori più giovani della Giorgi sono Martina Caregaro (n. 266 WTA), Alice Matteucci (n.320), Nastassja Burnett (n.331) e la più giovane di tutte, Cristiana Ferrando (n. 371). Qualcuna sembra futuribile, qualcun’altra meno. E’ chiaro che la Giorgi sarebbe molto importante, anche se ad oggi il suo apporto in Fed Cup non è stato irresistibile. Il bilancio parla di 3 vittorie su 8 partite. E’ stata decisiva contro gli Stati Uniti nel 2014 (battendo la Keys), mentre i successi su Cornet e Mladenovic non sono serviti a evitare le due sconfitte consecutive contro la Francia (Genova 2015 e Marsiglia 2016). Non resta che aspettare lunedì: la FIT ha mostrato massima disponibilità nel darle la possibilità di rispettare una chiara clausola contrattuale. Se Camila (o meglio, papà Sergio) dovesse dire di no, il rapporto sarebbe da ritenersi concluso e il clan Giorgi sarebbe costretto, per l’ennesima volta, a crearsi una nuova situazione dopo aver girato mezzo mondo: Spagna, Parigi da Mouratouglou e poi le varie accademie americane dove papà Sergio aveva lasciato un po’ di debiti resi pubblici da un paio di inchieste giornalistiche (Sports Illustrated e TennisBest), scatenando la rabbia furiosa dello stesso papà Giorgi contro di noi, che avevamo semplicemente riportato fatti e documenti incontrovertibili. Non a caso, lo Us Open 2014 confiscò buona parte del montepremi alla Giorgi per restituire il denaro al legittimo proprietario: Dominic Owen. Ma questa è un’altra storia.