Sergey Bubka junior, figlio del più grande astista della storia, è impegnato per cercare un posto al sole nel mondo del tennis….

di Cristian Sonzogni, tratto da L’Eco di Bergamo del 10 febbraio 2010

 

Non è facile vivere all’ombra del padre. La storia dello sport di alto livello è piena di ‘figli d’arte’ che hanno passato la loro carriera con un peso troppo pesante da portare sulle spalle. E che alla fine si sono smarriti nelle tante attese con cui quotidianamente deve convivere un predestinato. Immaginate, poi, se il padre è considerato una specie di leggenda come è per l’atletica Sergey Bubka, il più grande astista della storia: roba da farsi prendere da crisi d’ansia un giorno sì e l’altro pure. Invece Sergey Bubka junior, che proprio oggi, a Bergamo per giocare il Challenger, festeggia 23 anni, appare tranquillo. Sarà perché ha scelto il tennis invece della disciplina di papà, sarà perché in fondo qualche buon risultato lo ha già ottenuto, ma il ragazzo non sembra temere più di tanto il suo ruolo, e quel nome ingombrante che porta in giro per il mondo.

 

Sono abbastanza abituato, ormai, alle attenzioni che la gente mi riserva – spiega Sergey junior – ma non nego che a volte sia difficile accettare questa attesa maggiore su di me e sui miei risultati, rispetto a quella sui colleghi che hanno una classifica simile. Il mio obiettivo? E’ che un giorno qualcuno mi possa riconoscere come Sergey Bubka il tennista, invece che come il figlio del grande atleta”. Intanto la classifica Atp lo pone al numero 237, con best ranking al 176 e alcune vittorie di rilievo in Challenger e Futures. Nulla di eccezionale, sia chiaro, ma in fondo 23 anni non sono troppi per sperare di agganciare i grandi palcoscenici.

 

“Penso di avere ancora molto da migliorare, devo essere più solido e concreto mentre fino ad ora ho avuto troppi alti e bassi”. Il servizio è il suo punto di forza, e nei primi incontri degli Internazionali si è visto: complice anche il terreno veloce, l’ucraino ha preso a pallate Scatizzi, Sitak, l’ex davisman Bracciali e, ieri, lo svedese Eleskovic. Quarantadue ace in quattro incontri, con una percentuale di riuscita che sfiora il 90 per cento con la prima: un biglietto da visita di un certo peso, anche se andare ancora più avanti nel tabellone non sarà semplice.

 

Ci proverà, Bubka, ricordando anche ciò che papà Sergey senior gli ripete spesso, parole come un mantra per liberare la mente: “Sii te stesso, ragazzo. Tutto dipende da te. Il tuo successo è solo nelle tue mani”.