dalla nostra inviata a Roma Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Alla prestazione tignosa e concentrata di ieri, contro Alysa Kleybanova, ha fatto da contraltare un match rassegnato e nervoso, al limite della frustrazone. Roberta Vinci ne esce sconfitta in soli 54 minuti, dopo aver racimolato un unico, misero game.
Di altra categoria l’avversaria, Agnieszka Radwanska, perlomeno secondo quanto mostrato quest’oggi. La numero 9 del mondo è infatti giocatrice astuta e abile di mano, dal fisico proporzionato, non eccessivamente possente, ma rapida negli spostamenti e scaltra nella tenuta di posizione in campo. Proprio quel genere di tennista cui il gioco vario e fantasioso di Roberta non può in alcun modo infastidire.
La Radwanska risponde taglio su taglio, è più solida della tarantina da fondo e soprattutto non accetta di subire l’iniziativa avversaria, anzi. Per contro Roberta nulla può se non tentare di mettere pressione e di sorprendere l’avversaria con smorzate o giocate poco prevedibili. Di certo non dispone dell’abilità in difesa della Schiavo né della pesantezza di palla della Penna. Le sue caratteristiche sono altre, e quando il coltello non affonda…
L’infortunio di Barcellona, dove la Vinci era stata sconfitta in una finale “zoppa” dall’amica Francesca può aver influito sull’esito, o quantomeno averlo compromesso. “Roberta è stata ferma 12 giorni dopo Barcellona. Ora si è ripresa ma dopo la fatica di ieri può non aver recuperato. Ieri sera era piena di dolori, speravamo passassero ma evidentemente occorreva più tempo”, così Francesco Cinà, il suo coach.
Ad addolcire la delusione della sconfitta dunque la notizia dell’infortunio ormai alle spalle. Certo, una magra consolazione, ma che permette alla nostra giocatrice più estrosa di guardare con serenità al futuro.
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