di Andrea Nizzero – foto Getty Images
Dopo due ore e cinquanta minuti di partita, dopo 115 vincenti, dopo 47 ace, quando una comoda pallina rimbalza alta sopra la rete, il match tra Feliciano Lopez e Roger Federer prende finalmente la svolta finale. Il mancino spagnolo schiaccia la palla che l'avrebbe potuto portare a quattro match point consecutivi in corridoio. Invece che sotto 6-2 nel tie break decisivo, lo svizzero si ritrova 5-3. E rialza la testa.
Il tie break e la partita si concluderanno 8 punti più tardi, quando Federer spedisce all'incrocio delle righe un dritto lungolinea anomalo, costringendo all'errore l'avversario. Sul 5-6 ha annullato un match point con un ace, ma la sensazione netta è che la partita si sia spenta negli occhi di Feliciano che fissano il vuoto dopo aver mancato quel colpo del KO.
Finisce 7-6(13) 6-7(1) 7-6(7) una partita straordinaria per emozioni e a tratti anche per qualità. Che Federer avrebbe incontrato difficoltà contro un Lopez reduce dalla finale di Belgrado si poteva facilmente immaginare. Decisamente imprevedibile invece una partita come questa, con un primo set che si decide solo al tredicesimo set point (!), il nono per Federer.
Lo svizzero ne aveva mancati ben quattro sul suo servizio, avanti 5 giochi a 3, prima di farsi recuperare. Costretto al gioco decisivo, avrebbe dovuto salvarne a sua volta quattro per portarsi avanti di un parziale, chiudendo 15-13 il secondo tie break più lungo dell'anno (preceduto di misura da Tipsarevic-Karlovic 16-14, Delray Beach).
Il tie break del secondo set, a cui si arriva senza brividi né break, è invece letteralmente dominato da Feliciano che lo inizia e di fatto lo chiude con cinque vincenti consecutivi, tra cui un rovescio incrociato di rara bellezza. Finisce 7 punti a 1, e la Caja Magica prende definitivamente fuoco.
Il terzo parziale segue il copione del secondo fino al 3-2, quando in un baleno Lopez finisce sotto 0-40.
Sono le prime palle break che concede dal primo set: le prime due le annulla con autorità, la terza vola via come l'ennesimo dritto di Federer che si spegne oltre la riga di fondo campo. Ne segue subito un'altra, ma un ace caccia via la paura e fa spellare le mani di Manolo Santana e di tutto il pubblico presente nello stadio a lui intitolato, Cristiano Ronaldo compreso.
Roger è bravo a non subire quello che sarebbe stato il più classico dei contraccolpi, e continua a tenere i successivi turni di servizio con agio. Lopez per due volte deve servire per rimanere nel match. Non c'è problema: tie break anche nel terzo set. Con un altro, straordinario rovescio vincente incrociato Feli conquista il primo minibreak, che consolida con un ace e una seconda robusta che Federer non controlla. Dopo un battito di ciglia siamo 5-2, e quando quella pallina rimbalza alta sopra la rete la partita sembra definitivamente conclusa. Il bel mancino di Toledo uscirà dal campo da perdente, ma accompagnato dal canto“Feli-Feli” di un pubblico che non può non essergli grato. Come Roger Federer.
Prima di oggi, l'ultima volta che Juan Martin Del Potro aveva incontrato Marin Cilic era stato agli Australian Open del 2010. Era il terzo incontro di quella che sembrava poter essere una rivalità destinata a caratterizzare quantomeno l'inizio del decennio, tra due ragazzi del settembre dell'88 separati alla nascita da oltre 10.000 chilometri e da soli sei giorni.
Vinse il croato, sulla strada verso la sua prima semifinale Slam, sfiorando finalmente quella grandezza che il suo talento gli permetterebbe tutt'ora di raggiungere. Fu però solo un'illusione: da allora, Marin non ha mai ritrovato la brillantezza mostrata in quella torrida estate australiana, mentre per Juan Martin quella partita fu l'ultima prima del lungo stop (quasi 10 mesi) a cui lo costrinse un polso mal curato e operato in ritardo. A 16 mesi di distanza, si ritrovano a Madrid.
Il croato non ha sfruttato il tempo in più che la sfortuna ha sottratto al suo coetaneo, che invece sta finalmente tornando ad altissimi livelli. Non a caso, la partita di oggi è terminata 6-3 6-0 a favore dell'argentino. Il break in apertura è stato il prologo di un primo set in cui il croato è rimasto solo apparentemente a contatto con il suo avversario, il quale quasi inevitabilmente ha finito per dilagare nel secondo parziale.
Si può dire quindi definitivamente rientrato l'allarme anca che ieri, contro Youzhny, aveva fatto preoccupare i sostenitori di Palito.
L'argentino costituirà, sulla carta, uno dei test più probanti per Rafael Nadal, che oggi ha debuttato senza patemi di sorta. La versione terraiola del torneo madrileno non ha mai entusiasmato Rafa, ma quest'anno il maiorchino non ha sulle gambe le fatiche romane ad impensierirlo, com'era invece accaduto nel 2009 e 2010. Se n'è accorto il malcapitato Baghdatis, triturato nel primo set e agilmente controllato nel secondo (6-1 6-3).
Poche difficoltà anche per Novak Djokovic, che rimette definitivamente in ordine le gerarchie negli scontri diretti con Kevin Anderson, e soprattutto porta a 28-0 il suo straordinario tabellino stagionale. A Nole basterà battere Garcia Lopez per raggiungere il record di Lendl, che nel 1986 perse solo dopo 30 partite. Lo spilungone sudafricano gioca una partita discreta, regalando qualche scambio di qualità, ma finisce inevitabilmente battuto per 6-3 6-4.
Nel primo pomeriggio era stato il servizio mancino di Michael Llodra a fermare la corsa di Flavio Cipolla, che nonostante la sconfitta odierna mette comunque la firma su uno splendido torneo, uno dei migliori della sua carriera. La terza vittoria della sua straordinaria settimana, partita dalle qualificazioni, era arrivata ieri contro Andy Roddick. Oggi non è invece bastata un'ottima partenza con break ad avere la meglio su un Llodra che, rimessosi in carreggiata all'ottavo gioco, ha ripreso fiducia e alzato le percentuali al servizio, superando così Flavio di fatto senza più voltarsi.
Il punteggio alla fine recita 6-4 6-2 per il francese. Purtroppo, il torneo eccellente di Flavio gli costerà quasi sicuramente la possibilità di partecipare agli Internazionali: le pre-qualificazioni prendevano il via oggi, e con la classifica che non gli permette l'accesso al tabellone di qualificazione, rimangono solo le poche speranze di avere una wild card direttamente per il tabellone principale.
Un paradosso che ha dell'assurdo e che, senza che si possano attribuire reali responsabilità a nessuno, nondimeno impedirà al pubblico romano di godere dello spettacolo del giocatore azzurro più in forma.
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Continua il momento magico di Roberta Vinci, che con un eloquente 6-2 6-2 batte per la terza volta in altrettanti scontri diretti Alisa Kleybanova. La tarantina, che arriva dal successo di Barcellona, allunga così a sette la striscia di vittorie consecutive. Ora dovrà vedersela con Na Li, l'ottava testa di serie che oggi ha battuto Iveta Benesova per 6-1 6-4.
Non può essere definita del tutto come una sorpresa l'eliminazione di Vera Zvonareva, seconda testa di serie dominata da Petra Kvitova con il punteggio di 6-1 6-4. La russa sta attraversando un periodo di forma non straordinario già da qualche mese, mentre la sua avversaria si avvicina sempre di più a quella top ten che sembra poterle competere. La potentissima ceca quest'anno ha già vinto due tornei ed è l'undicesima miglior giocatrice del 2011.
Alla giornata negativa delle russe partecipa anche Maria Sharapova. Masha, che aveva già palesato una condizione non proprio ottimale nei primi due turni, si arrende in due set ad un'altra giovane emergente, Dominika Cibulkova. Sotto 3-5 nel primo parziale, la bella siberiana riesce ad agganciare l'avversaria per poi cedere sei games consecutivi. La slovacca vince 7-5 6-4, tremando non poco quando Sharapova rimonta ancora, impattando sul 4-4.
Non finisce il periodo no di Jelena Jankovic, battuta per 6-4 4-6 7-5 da Lucie Safarova, mentre prosegue la marcia di Julia Goerges, che dopo la sorprendente vittoria a Stoccarda non vuole più fermarsi: batte Dinara Safina 6-4 4-6 6-4 e, come Roberta Vinci, firma la settima vittoria consecutiva. La tedesca ora dovrà guardarsi dalla sete di rivincita di Caroline Wozniacki, battuta proprio nella finale di Stoccarda.
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