di Alessandro Magrini – foto Getty Images
Era solo l’anno scorso, ma sembra un secolo fa. Sembrano così lontani i tempi in cui Eugenie Bouchard raggiungeva la semifinale agli Australian Open e al Roland Garros. Sembra passata una vita da quando la canadese, a soli vent’anni, disputava la sua prima finale nel torneo più conosciuto e prestigioso del mondo, Wimbledon. E poco importa se in quell’occasione, a causa di una Petra Kvitova che sull’erba londinese dà sempre il meglio di sè , la “principessina” del tennis mondiale non era stata incoronata regina. Sì, perché nonostante la sonora sconfitta (6-3 6-0), in quel 5 Luglio si parlava solo di lei (e non ce ne voglia Petra Kvitova), con fans, media e social networks subito pronti a fantasticare sul futuro roseo che attendeva questa nuova piccola stella.
Peccato poi che da quel Wimbledon, come se il piatto d’argento del runner up si fosse trasformato in un boomerang, questa stella nascente abbia brillato di luce sempre più intermittente, fino quasi a spegnersi. Sì, perché prendendo in considerazione i risultati della Bouchard dalla seconda parte di 2014 in poi, al “violino” degli elogi ha cominciato a sostituirsi la chitarra “scordata” delle critiche. Negli ultimi sei mesi la giovane canadese ha infatti ottenuto una sola vittoria contro una top 20: vittima, nel Wuhan Open di Settembre, la danese Caroline Wozniacki. Poi le pessime WTA Finals di Singapore, con zero incontri vinti, la timida illusione di rinascita con i quarti a Melbourne, e poi la nuova caduta con la deludente “campagna” nordamericana.
Come spiegare questa involuzione? Le ragioni sono sicuramente molteplici, e affondano le proprie radici sia nella sfera tecnica che in quella psicologica.
Per quanto riguarda la prima, in questa ormai lunga parentesi incolore si può dire che il gioco tutto ritmo e potenza della Bouchard si sia “impoverito”, piuttosto che “arricchirsi”: esaurito l’effetto sorpresa e con il ricorso ai soliti schemi collaudati, le avversarie hanno trovato e trovano sempre più facilità nel “prenderle le misure”.
Ma è forse l’aspetto mentale a spiegare meglio la brusca frenata di Genie. In seguito ai sorprendenti risultati ottenuti nei primi mesi del 2014, attorno alla bella di Montreal sono inevitabilmente cresciute in maniera esponenziale le aspettative: con gli occhi degli “addetti ai lavori” e soprattutto dei media costantemente puntati addosso, è più che lecito per una ragazza appena ventenne avere difficoltà nel gestire la situazione. La Bouchard è inoltre diventata sempre più un vero e proprio local brand: contratti commerciali, apparizioni TV, photo shoots, copertine. Un vero e proprio business, che certamente non l'ha aiutata a concentrarsi sul suo tennis.
Oltre alle pressioni esterne però, sembra che la canadese si sia fatta pressione anche un po’ da sola. Se si analizzano infatti l’autorità, la freddezza, la lucidità e il disincanto delle press conferences a commento dei suoi migliori risultati 2014, si ha l’impressione di un’atleta che si “gode” poco il momento, immediatamente “inquadrata” sul prossimo obiettivo da raggiungere. E quando sei il primo a “caricarti” di responsabilità, di fronte ai primi ostacoli non è poi così raro rimanere schiacciati sotto il peso della propria delusione in primis, e poi di quella altrui.
Queste alcune delle possibili ragioni dell’eclissi di una stella. Ma c’è da avere fiducia in Eugenie, considerato il talento di cui Madre Natura l’ha dotata. In fin dei conti poi, come in tutte le eclissi, l’oscurità cede sempre alla luce…