Novak Djokovic spiega perchè ha scelto Boris Becker: “Ha già vissuto certe situazioni, quindi saprà immedesimarsi nel sottoscritto. Ma non aspettatevi troppi serve and volley”
Boris Becker e Novak Djokovic al lavoro ad Abu Dhabi
Di Riccardo Bisti – 31 dicembre 2013
Novak Djokovic ha iniziato esattamente come aveva finito: vincendo. L’ultima sconfitta risale alla finale dello Us Open contro Rafael Nadal. Da allora sono giunte 26 vittorie: 24 ufficiali più quelle che gli hanno regalato il titolo ad Abu Dhabi. Rivedremo Nole all’Australian Open, dove sarà il favorito numero 1. E c’è già grande attesa per i primi esiti della collaborazione con Boris Becker, rivisto in tuta sportiva negli Emirati. Per la prima volta, il serbo ha parlato della partnership e si è detto ottimista, convinto di poter andare d’accordo con Bum Bum. Nei giorni dell’annuncio, in tanti hanno storto il naso. In effetti, Djokovic e Becker sono due personalità di tipo “A”. E’ gente che vuole comandare, avere sempre l’ultima parola. Tuttavia, il serbo non è preoccupato. “Ovviamente Boris ha una personalità molto forte, è tedesco – ha detto il n. 2 ATP – è molto disciplinato, ma ha anche un lato divertente e la mentalità aperta. Io conosco bene la Germania, sono cresciuto lì. Tra i 12 e i 16 anni ho trascorso molto tempo presso l’Accademia di Nikki Pilic vicino a Monaco di Baviera. A scuola ho imparato il tedesco”. Djokovic pensa che questo background servirà. Conosce la mentalità teutonica, sa che è basata sul duro lavoro e sull’impegno, ma è convinto che Becker sappia mischiare queste caratteristiche con la sua mentalità. “E’ un grande narratore, sono sicuro che sarà un ottimo rapporto”. L’arrivo di Becker si inserisce in una nuova tendenza che vede il ritorno di diversi ex campioni a fianco degli attuali top-players.
Il primo è stato Andy Murray, che un paio d’anni fa ha assunto Ivan Lendl. Il ceco era uscito dall’ambiente da quasi 20 anni, eppure è stata una mossa più che azzeccata. Da allora sono tornati nel giro Sergi Bruguera (con Gasquet), Michael Chang (con Nishikori) e, pochi giorni fa, Roger Federer ha annunciato l’ingaggio part-time di Stefan Edberg. “Penso che Andy e Ivan abbiano fatto un grande lavoro – continua Djokovic – da quando lavorano insieme, hanno vinto due Slam e l’oro olimpico. Di sicuro lo ha aiutato molto. Ma la mia scelta di chiamare Becker non è stata ispirata dalla loro collaborazione”. Becker era famoso per il serve and volley, aggressivo e coraggioso. Secondo molti, potrebbe dargli una mano proprio in questo senso. Nel 2013, il serbo ha cercato di proiettarsi ancora di più verso la rete. E’ convinto che Becker lo aiuterà, pur senza dimenticare l’apporto di Marian Vajda. “Si è creata una grande intesa tra noi tre. La presenza di Marian è molto importante, perché lui è stato al mio fianco negli ultimi otto anni. Ho vinto i miei primi 41 tornei sotto la sua guida, ed è fondamentale che faccia parte delle discussioni e delle analisi su cosa devo fare in campo per ottenere quell’uno, due o cinque per cento che mi manca”. Per il 2014, dunque, è legittimo aspettarsi un Djokovic proiettato verso la rete. Se poi i campi dell’Australian Open dovessero essere così veloci come sembra….
“Ho già lavorato sul gioco di volo. Ho migliorato i colpi di approccio e cerco di sfruttare al meglio le opportunità create dai miei colpi al volo. Sono un giocatore da fondocampo, ma volevo stare con i piedi più vicino alla linea e presentarmi a rete più spesso. Lo stavo facendo piuttosto bene, è merito del lavoro svolto con Vajda. Ho intenzione di fare lo stesso con Boris. Non faremo grossi cambiamenti, penso di essere un tennista già completo. Non aspettatevi molti serve and volley, non l’ho mai fatto. Voglio variare il mio gioco, fare alcuni adattamenti e migliorare la mia posizione sul campo”. Djokovic sembra di ottimo umore. Non potrebbe essere altrimenti, vista la positività del momento. La scelta di Becker nasce dalla necessità di avere qualche consiglio su cosa fare nei momenti importanti, soprattutto nelle fasi finali degli Slam. “Lo poteva fare un ex grande campione, qualcuno che sia in grado di darmi un vantaggio mentale”. Il motivo principale, in fondo, è questo. Vajda è un grande coach, ma non ha ottenuto grandi risultati da giocatore. Al contrario, Becker potrà immedesimarsi in lui. “Ne sono convinto: la combinazione tra Boris e Marjan sarà vincente e mi permetterà di migliorare sia nel gioco che nella mentalità”. Difficilmente ci saranno mezze misure: l’impressione è che il sodalizio Becker-Djokovic incontrerà ben presto un bivio. Da una parte ci sarà il trionfo, dall’altro il fallimento. Mica facile capire quale direzione prenderà.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...