Affascinante iniziativa del marchio Bjorn Borg: si è giocata una partita di tennis su un campo metà negli Stati Uniti e metà in Messico. L'obiettivo è utilizzare lo sport come strumento di unione tra razze e popoli, senza costruzione di muri. Donald Trump ha decretato la costruzione di un muro che copra l'intero confine, oltre 3.000 km.

"Come legale rappresentante, posso dirvi che tutto questo è stato molto frustrante. Siamo entrati in un muro di mattoni cercando di ottenere un permesso. Il mio consiglio, per voi e per il vostro seguito, è di stare molto attenti nei pressi del confine. In questo momento le pattuglie di confine sono molto aggressive. Visto il clima politico, potrebbe anche esserci la possibilità di arresti o denunce"

https://www.youtube.com/watch?v=xG8KDpUbZvo

Inizia così, con una voce fuori campo, il filmato che ci mostra la prima partita di tennis giocata in due paesi diversi. Un'idea del genere era già balenata a Rohan Bopanna e Aisam-Ul-Haq-Qureshi. Ricordate il “doppio della pace”, composto da un indiano e un pakistano? Nonostante le tensioni tra i due paesi, i due giocarono in doppio insieme, peraltro con buoni risultati, e lanciarono la campagna “Stop War, Start Tennis”. Un bel messaggio, ma poi finì lì. E non si concretizzò l'idea di giocare un'esibizione al confine tra i due paesi, con metà campo in India e l'altra metà in Pakistan. Qualche anno dopo, con l'aiuto di Bjorn Borg e della (brillante) agenzia di comunicazione “Round & Round” il progetto è diventato realtà, sia pure dall'altra parte del mondo. In tempo di campagna elettorale, Donald Trump aveva promesso la costruzione di un muro di separazione tra Stati Uniti e Messico, in modo da bloccare l'immigrazione clandestina. La vicenda ha fatto discutere, considerando i costi e le conseguenze di natura politica e ambientale (sembra che siano a rischio ben 180 specie animali). Il marchio “Bjorn Borg” (che non ha avuto la stessa fortuna di Tacchini, Perry o Lacoste) ha organizzato un match di esibizione tra due giovani promesse, il messicano Luis Mariano Argote (classe 1998) e l'americano Peter Clemente (1999).

NIENTE CAMBI DI CAMPO
Per dare un messaggio di pace, fratellanza e unione tra i popoli, i due (rigorosamente griffati Borg) hanno scambiato qualche palla in un campo improvvisato al confine USA-Messico, nei pressi del fiume Tijuana. Curiosamente, a poche centinaia di metri da un Nike Store in territorio americano. Metà campo era negli Stati Uniti, l'altra metà in Messico. L'evento è stato documentato da un bel filmato di un paio di minuti, diretto dal regista Klaus Thymann. L'idea era semplice: mostrare un mondo aperto, in cui lo sport ha il potere di unire le persone. “Il mondo di oggi è pieno di conflitti e rivalità che portano a tensione e frustrazioni, costruendo muri che separano gli uni e gli altri. Ma la rivalità può anche essere qualcosa di buono – recita il comunicato stampa – in fondo, un rivale spinge a giocare meglio e tira fuori il meglio di noi”. Il principio dello spot, dunque, è l'esaltazione di una sana rivalità sportiva che invece sarebbe preclusa dalla costruzione di muri. Il progetto si chiama “Borg Open” ed è pienamente appoggiato dal marchio Borg. E' stato calcolato che, in ogni partita di tennis, un giocatore attraversa il campo per 13 volte. Nella partita tra Argote e Clemente, non è stato possibile cambiare campo. Uno rimaneva in Messico, l'altro negli Stati Uniti. Il messaggio è stato lanciato, forte e chiaro. Non crediamo che le politiche di confine cambieranno (ad oggi, circa 1.000 km di confine sono già delimitati da un muro: negli anni, centinaia di persone sono morte nel tentativo di entrare negli States), ma di sicuro Bjorn Borg (intesa come marchio) ha fatto un figurone e ha ottenuto una pubblicità straordinaria. Se poi otterranno qualcosa di più, tanto meglio. In fondo Donald Trump è un appassionato di tennis…