LA SENTENZA – Il Tribunale Federale stanga il siciliano per aver commesso atti contrari all’integrità del tennis. In particolare, avrebbe alterato il match contro Majchrzak al challenger di Mohammedia, inoltre avrebbe dato informazioni riservate su Andreas Seppi e ne avrebbe ricevute sul match di un Future. 12 mesi per lo “scommettitore” Riccardo Accardi e quattro per il presunto “insider” Antonio Campo (n. 857 ATP). 

Una stangata terribile. Una botta che gli mozzerà la carriera (che comunque riprenderà), ma che rischia di rovinargli la reputazione. All’indomani del weekend di Coppa Davis, dove è stato il quarto uomo di Corrado Barazzutti nella sfida contro l’Argentina, Marco Cecchinato è stato squalificato per 18 mesi (più una maxi-sanzione di 40.000 euro) dal Tribunale Federale FIT per una brutta faccenda legata alle scommesse. Con lui, squalificati anche Riccardo Accardi (l’altro imputato, 12 mesi e 20.000 euro) e Antonio Campo (attuale numero 857 ATP, sanzionato per 4 mesi e 10.000 euro). Il dispositivo di 47 pagine fa luce, per la prima volta, su una storia vissuta fino ad oggi nella più assoluta riservatezza. Un caso ben diverso rispetto a quello di Daniele Bracciali e Potito Starace, finiti sulle prime pagine dei giornali ancora prima di qualsiasi indagine. Il presunto coinvolgimento di Cecchinato era emerso lo scorso 11 marzo, quando la Procura FIT lo aveva deferito perché sospettato di aver alterato l’esito del match contro Kamil Majchrzak al challenger marocchino di Mohammedia (giocato l’8 ottobre 2015). Leggendo la sentenza, si scopre che le indagini erano iniziate molto prima e che hanno coinvolto anche altri match: proviamo a semplificare il linguaggio giuridico e ad uscire dal labirinto di codici, articoli e regolamenti che rendono complessa la sentenza, e cerchiamo di chiarire alcuni punti:

Di cosa è accusato Marco Cecchinato?

Come si sono svolte indagini e processo?

Quale grado di colpevolezza gli si può attribuire?

Aver alterato l’esito del match contro Majchrzak allo scopo di ottenere guadagni illeciti (per sé e Riccardo Accardi).

Aver scommesso tramite gli account riconducibili ad Accardi.

Aver alterato l’esito del doppio giocato a Prostejov il 2 giugno 2015, in cui ha fatto coppia con Luca Vanni contro Sergey Betov e Mikhail Elgin.

Aver dato a Riccardo Accardi informazioni riservate sulle condizioni di Andreas Seppi alla vigilia del match contro John Isner al Roland Garros 2015.

Aver beneficiato di informazioni privilegiate sul match tra Lorenzo Frigerio e Daniel Cox, giocatosi al future turco di Antalya il 23 maggio 2016.


Tutto nasce da una segnalazione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, la quale aveva notato un flusso inusuale di scommesse sul match Cecchinato-Majchrzak a Mohammedia. In particolare, Riccardo (figlio) e Fabrizio (padre) Accardi giocarono cifre importanti su quella partita, su “decine” di conti e vincevano “svariate migliaia di euro”. Anziché i soliti 50-100 euro, Accardi ne giocava 800 sul polacco, la cui vittoria pagava quattro volte tanto l’importo della scommessa. Dalle prime indagini, scrive la sentenza, emergeva rapidamente che Cecchinato e Accardi erano “amici da sempre” e che avevano mantenuto i contatti anche se “Cecchinato era diventato un buon giocatore di livello mondiale mentre l’Accardi navigava tra i bassifondi della terza categoria” (quest’ultima affermazione pare quantomeno poco elegante e inopportuna nei confronti di Accardi, ma non è la prima volta che le sentenze del Tribunale Federale lasciano perplessi per forma e considerazioni non attinenti all’oggetto del contendere). Sulla base delle prime informazioni venivano disposte le prime audizioni. E’ stata molto importante quella del 22 dicembre 2015, quando Accardi (senza avvocato) ha consentito di riversare i contenuti delle sue chat whatsapp con Cecchinato nelle mail della Procura Federale. Tuttavia si apprende che mancavano quelle dal 24 settembre in poi (il match incriminato si è svolto due settimane dopo). Dall’esame delle chat, i procuratori scoprivano che Accardi aveva vinto grosse cifre su altre cinque partite, anche se in un altro punto della sentenza pare di intuire che non ci siano state vincite su Cox-Frigerio (pagina 38).

Daniel Cox b. Lorenzo Frigerio 4-6 6-0 3-0 ritiro (Future Antalya 2015)

Betov-Elgin b. Cecchinato-Vanni 7-5 6-2 (Challenger Prostejov 2015)

John Isner b. Andreas Seppi 7-5 6-2 6-3 (Roland Garros 2015)

Maccari-Mager b. Campo-Petrone 6-1 6-3 (Future Pontedera 2015)

Schmid-Suk b. Campo-Naso 6-0 6-2 (Future Umag 2015)

Sulla base di queste evidenze, la Procura effettuava una serie di audizioni. C’è stata una vera e propria processione di tesserati, anche molto noti, tra cui Andreas Seppi e coach Massimo Sartori. Ad ogni modo, hanno testimoniato Antonio Campo, Massimo Jenzi, Omar Giacalone, Salvatore Caruso, Alberto Cammarata, Manuel Mazzella, Walter Trusendi, Lorenzo Frigerio, Alessandro Petrone, Gianluca Naso, Pietro Licciardi, Gianluca Mager, Massimo Sartori e Andreas Seppi. Le indagini definivano l’assoluta estraneità di tutti, ad eccezione di Cecchinato, Accardi, Campo, Vanni e Frigerio. Gli ultimi due, tuttavia, chiedevano l’applicazione di “sanzioni su richiesta” e la loro domanda veniva accolta. Si tratta di una specie di “patteggiamento sportivo”, in cui gli incolpati propongono di propria sponte una sanzione che viene poi valutata dalla Procura Generale dello Sport. A loro è andata bene, anche se non sappiamo a quanto ammontano le sanzioni stesse. In questo modo, i due uscivano dall’indagine. Restavano dunque i tre siciliani Cecchinato, Accardi e Campo (quest’ultimo compirà 23 anni il 4 agosto ed è attualmente numero 857 ATP, sua miglior classifica).

Questo processo ha una differenza sostanziale rispetto a quello di Bracciali e Starace. In quel caso esiste certezza soltanto per alcune chat, mentre il resto è aleatorio o comunque non provato (o non provato a sufficienza). In questo caso, gli elementi indiziari (o di prova?) sono stati forniti dai diretti interessati. A parte le scommesse registrate dall’AAMS, l’accusa si basa sugli scambi delle chat e non c’è dubbio che a scrivere siano stati Marco Cecchinato e Riccardo Accardi. Si potrà, eventualmente, discutere sulle modalità con cui la Procura è entrata in possesso delle chat di Accardi (che infatti è il punto più battuto dalla difesa). Ad ogni modo, Accardi ha detto di puntare soprattutto su calcio e basket, meno sul tennis “e solo nell’ultimo periodo”. Da parte sua, Cecchinato ha sostanzialmente ammesso di aver utilizzato Accardi anche per scommesse che lo riguardavano. “Potrebbe essere accaduto che lo abbia incaricato di giocare su altri sport” ha detto Cecchinato alla Procura. Tuttavia, “Ceck” ha sempre negato – con insistenza – l’illecito più grave, quello relativo alla partita di Mohammedia. A insospettire l’accusa c’è la totale assenza di chat relative ai giorni di gara. Sul telefonino di Cecchinato sono stati cancellati tutti i messaggi, mentre Accardi ha prima sostenuto di aver perso l’Iphone e poi di averlo distrutto. Tuttavia c’è una chat del 23 settembre 2015 in cui Cecchinato si lamenta per la mancata vincita sulla partita di calcio tra Napoli e Carpi. Una mancata vincita di 1.770 euro. Il 23 settembre i due si scambiano i seguenti messaggi.

: “Devo recuperare…mi può salvare solo il Marocco…marocchini di m…”
ACCARDI: “Che marocchini?”
CECCHINATO: “Ahah…niente…non hai capito?…niente…lascia stare”.

La partita di Mohammedia l’abbiamo già raccontata e in effetti fu un risultato sorprendente. Cecchinato aveva già prenotato il viaggio di ritorno: la sentenza ammette (vivaddio!) che è prassi comune per tutti i giocatori prenotare prima dei match, però sottolinea come il giocatore abbia dato per scontata la sua sconfitta conversando con l’impiegato dell’agenzia di viaggi. Parlando del match, dopo la pessima figura fatta nella sentenza Bracciali-Starace (in cui si avventurò in considerazioni tecniche da mettersi le mani nei capelli), il Tribunale evita di fare commenti e ammette che il giocatore di più bassa classifica può tranquillamente vincere, ma non resiste a tirare comunque una frecciata a Cecchinato: “Lascia quantomeno perplessi e sconcertati la sconfitta”. Non sappiamo se i giudici Giorgio Gasparotto (presidente), Fulvio Brizio e Massimo Montanari abbiano visto la partita che peraltro è facilmente reperibile online, ma diciamo che hanno torto su un punto e ragione su un altro. Hanno torto nel sottovalutare Majchrzak. Il polacco ha la stessa età di Gianluigi Quinzi (è nato due settimane prima) e gli sta davanti nel ranking ATP (n. 264 contro 340). Se Cecchinato avesse perso da Quinzi, sarebbero rimasti sconcertati lo stesso? Hanno ragione sul fatto che, effettivamente, il body language di Cecchinato non era stato esattamente da vincente…Da parte sua, Cecchinato ha detto di aver confidato ad Accardi di non essere troppo in forma e che lo avrebbe fatto comunque per “scaramanzia”.




C’è poi il match di Parigi tra Seppi e Isner. Il siciliano era in loco, fa parte del team di Bordighera, si allena proprio con il team Seppi e conosce perfettamente le condizioni dell’altoatesino. Nelle chat del 26 maggio 2016 emerge che i due si sarebbero messi d’accordo per scommettere su una partita che Seppi “non avrebbe mai potuto vincere” secondo le sensazioni di Cecchinato, il quale invita Accardi a giocare il set betting (3 set a 0 per Isner, come poi sarebbe avvenuto). Tra l’altro i due chattano anche durante la partita: inizialmente c’è delusione perché l’azzurro si porta avanti di un break, poi però il clima si distende e c’è addirittura il rimpianto per non aver giocato di più. Se le chat sono così evidenti, per la difesa non si mette benissimo. Sarebbe il classico utilizzo di “informazioni riservate”, anche se Cecchinato sostiene che le precarie condizioni di Andreas fossero già note al pubblico e citate anche dai giornali. La sentenza accetta in parte l’osservazione, ma pone l’accento sulla perfetta conoscenza di Seppi da parte di Cecchinato. Un punto su cui si potrebbe discutere: un buon avvocato, dal tenore delle chat, potrebbe osservare che gli stessi messaggi sono prova della non certezza di Cecchinato sulle informazioni condivise e che i due facevano il “tifo” per la loro scommessa, ma senza alcuna certezza di vincerla. 


L’altro incontro che ha portato Cecchinato a condanna è il match del Future turco di Antalya, dove Lorenzo Frigerio ha perso da Daniel Cox. In questo caso, l’informazione riservata è arrivata da Antonio Campo, che si trovava in loco e ha passato l’informazione ad Accardi. Pare che Frigerio dovesse tornare in Italia per giocare la Serie C con il TC Lecco e dunque avrebbe perso la partita, come effettivamente avvenuto, peraltro con un risultato che lascia in effetti perplessi: 4-6 6-0 3-0 e ritiro. Il messaggio di Accardi a Cecchinato, per quanto “criptato”, è abbastanza chiaro.

“Abbiamo uno scioglimento dalle colonie dove c’è il nostro amico, molto amico nostro, che mi ha detto che ha un frigorifero che oggi si scioglierà”.
Pare evidente che “l’amico nostro” è Campo, mentre “frigorifero” è Frigerio.
Accardi informa che Campo vorrebbe la sua parte per questa scommessa, e nutre dubbi sul fatto se coinvolgerlo anche in Seppi-Isner. Cecchinato risponde così: “Come vuoi tu! Ma non fare casini con Campo, perché se no mi incazzo”.


“NEGATA L’EVIDENZA”
Nella sentenza vengono poi menzionati due match di doppio con protagonista lo stesso Campo, dove però non si ritiene raggiunta la prova dell’illecito ma soltanto quella dello scarso impegno e dunque non punibili (se non con la violazione dell’articolo 43 del Regolamento Tecnico Sportivo, che punisce lo scarso impegno), così come non è stata raggiunta la prova dell’illecito per il doppio di Prostejov, sul quale Cecchinato aveva semplicemente scritto “Se perdiamo, io ho la voglia di tornare a casa”. La sentenza si chiude specificando che – per arrivare alla condanna – c’è bisogno di un grado di certezza che non sia assoluto (oltre ogni ragionevole dubbio) ma che, grazie a indizi gravi, precisi e concordanti, possa garantire una ragionevole certezza. Insomma, lo stesso principio invocato per Bracciali e Starace ma che fu interpretato in modo diametralmente opposto dai vari gradi di giudizio. A chiudere, la sentenza definisce Riccardo Accardi come “ludopatico, frenetico scommettitore che è riuscito a convincere il fraterno amico Marco Cecchinato a truccare il risultato degli incontri di cui più sopra si è detto”. Scopriamo anche che al termine delle udienze, Cecchinato ha fatto pervenire una lettera di “pentimento” per il suo comportamento, in cui però continua a negare le colpe che gli sono attribuite. Nel dargli 18 mesi e 40.000 euro (senza sconti: in caso di pagamento entro due settimane non ci sarà alcun dimezzamento della sanzione), hanno ritenuto di non concedere le attenuanti generiche per l’atteggiamento tenuto nel dibattimento, in cui gli incolpati avrebbero negato anche l’evidenza.

E adesso che succede? Fino a quando l’ATP non recepirà la sentenza, potrebbe continuare l’attività poiché avrebbe valenza solo in Italia (anche se bastò una sospensione di 40 giorni per bloccare l’attività internazionale di Bracciali e Starace: diciamo che la componente psicologica è molto forte). Tuttavia, per lui sarebbe un rischio giocare i challenger nel territorio italiano: potrebbe farlo secondo le normative internazionali, ma la Procura potrebbe contestargli la presenza in circoli affiliati alla FIT. Insomma, giocherebbe a suo rischio e pericolo. 18 mesi sono una stangata: Cecchinato potrebbe tornare a giocare soltanto dal 17 gennaio 2018, con la classifica distrutta e azzerata. Pare chiaro che le difese proporranno appello per cercare di ottenere almeno uno sconto. Carte in mano? Il modo in cui la Procura ha ottenuto le chat: Accardi le ha date con il suo consenso, ma in un’audizione in cui era senza avvocato (non era stato avvisato di questa facoltà). La difesa contesta la violazione del diritto di difesa tecnica, oltre al fatto che nessuno aveva avvisato Accardi a cosa sarebbe andato incontro nel concedere le trascrizioni. Sembra un’argomentazione forte, che la sentenza prova a smontare con una spiegazione non troppo chiara. Vedremo come si comporteranno i giudici dell’eventuale appello. Sul merito – purtroppo per i giocatori – la leggerezza sembra esserci stata. Non si parla di associazione a delinquere come era stato ipotizzato per Bracciali e Starace, semmai emerge il quadro di ragazzi molto (molto) ingenui che si fanno prendere dal vizio del betting, del guadagno facile e del gusto di giocare. Non crediamo che Cecchinato, Accardi e Campo fossero davvero consapevoli della gravità di quello che (presumibilmente) facevano, ma ha ragione il Tribunale nel non concedere le attenuanti. La negazione ostinata, i cambi di versione (l’Iphone perso e poi distrutto di Accardi) e la lettera di “pentimento” di Cecchinato delineano un comportamento certamente non collaborativo. Indiscrezioni informano che il Tribunale abbia invitato in più occasioni “Ceck” a confessare per ottenere un sostanzioso sconto di pena, ma lui ha preferito negare fino alla fine. Vedremo come finirà questa storia, ma resta tanta, tanta amarezza. Non tanto per il caso specifico, quanto sulla mediocrità della gioventù di oggi, stordita e influenzabile da stili di vita di basso profilo. Non vogliamo fare la morale a nessuno, men che meno a Marco Cecchinato (che conosciamo ed è davvero un bravo ragazzo), ma sarebbe tanto, tanto bello, che nelle players lounge ci fossero più libri e meno Iphone. Ovviamente continueremo a seguire l’evolversi della vicenda, convinti che la Corte Federale di Appello, presieduta dal professor Alfredo Biagini, voglia continuare sulla coraggiosa e ammirevole strada della trasparenza inaugurata con il caso Bracciali-Starace e apprezzata dall’intera comunità del tennis italiano.