Il bolognese non si rassegna a un ruolo da comprimario e va a cercare punti nei tornei minori. A Recanati ha vinto il torneo senza battere un solo top-250. Al suo fianco c’è Umberto Rianna.
Simone Bolelli è stato numero 36 ATP, oggi è fuori dai top 100
Di Riccardo Bisti – 22 luglio 2012
A Simone Bolelli si può dire di tutto, ma non che non abbia voglia di provarci. Sono passati 3 anni da quando è sprofondato in una crisi da cui non si è ancora ripreso. Quest’anno ha trovato un briciolo di continuità, anche se il palmares stagionale include alcune sconfitte incomprensibili: Nielsen, Teixeira, Bedene, Bellotti e Lojda. Sempre meno rispetto a quelle infilate nel 2010 e nel 2011, con il punto più basso nelle qualificazioni di Umago, quando venne sconfitto da Dino Marcan. Sconfitte che fanno male, che metterebbero in ginocchio chiunque. Sconfitte per cui Bolelli ha sofferto da morire: è un ragazzo sensibile, percepisce l’attesa e le aspettative. Scriviamo questo articolo mentre Tommy Haas, 34 anni, gioca la finale di Amburgo. Il tedesco ha un tennis simile a Bolelli, per eleganza e potenza. Ma è stato numero 2 ATP e, dopo che gli hanno martoriato la spalla a suon di operazioni, è tornato tra i primi 50 e si diverte come non mai. Il tedesco, tuttavia, non ha vissuto nell’ambiente avvelenato che ha messo in difficoltà Simone al di là dei limiti tecnici. E si vede. Riccardo Piatti e Renzo Furlan hanno fallito, poi sono arrivati Pablo Martin, Simone Ercoli e adesso al suo angolo siede Umberto Rianna, già coach di Potito Starace (nel team è rimasto Eduardo Infantino). L’obiettivo è ricostruire. L'inizio è incoraggiante e Simone ci crede, vuole scrivere un finale diverso. Perché, nonostante tutto, ci prova sempre. Si allena con dedizione, vive per il tennis e si impegna. Non sarà un mostro del body language, ma il coraggio è innegabile.
Ci vuole coraggio per andare a Recanati (30.000€, cemento), dove le brutte figure sono dietro l’angolo e c’è tanto da perdere, soprattutto sul piano morale. Ma è l’unica strada per ricostruire il “Super-Bole” che nel 2008 batteva gente forte e scalava la classifica. Come a Florianopolis in febbraio, Simone si è aggiudicato il torneo. Intendiamoci: Recanati aveva un campo di partecipazione decisamente modesto. L’ultimo ammesso in tabellone era l’australiano James Lemke, numero 489 ATP. Roba da torneo future. Però le partite bisogna vincerle. Battendo Jan Minar (n. 281 ATP), Julien Obry (315), Dane Propoggia (606), Evgeny Korolev (371) e Fabrice Martin (279) in finale, il “Bole” si è preso 80 punti che lo avvicineranno ai top 100. Dovrebbe salire intorno al 107-108, numeri desolanti per uno con il suo talento. Ma Simone ci crede, non vuole avere rimpianti. Ed è sicuro: “Se torno nella giostra dei grandi, stavolta non ne esco più”. Quello di Recanati è l’ottavo titolo challenger per il bolognese, che in passato aveva vinto a Como e Biella nel 2006, a Tunisi e Bratislava nel 2007, a Torino nel 2010, a Roma lo scorso anno e al già citato torneo di Florianopolis. Non deve essere facile giocare questi tornei per chi si era abituato ai grandi palcoscenici, ma se giocare con il numero 600 aiuta a trovare punti e morale, beh, va bene anche così. La risalita di Bolelli riprenderà dal torneo ATP di Kitzbuhel, dove c’è un campo di partecipazione non irresistibile a causa delle imminenti Olimpiadi. Al primo turno troverà l’argentino Horacio Zeballos, mancino dal buon talento ma leggero e battibile. Al secondo turno ci sarebbe Florian Mayer, testa di serie numero 2. Sulle montagne austriache ci saranno anche Filippo Volandri e Alessandro Giannessi, protagonisti di un derby al primo turno. Chi vincerà avrà in “omaggio” Albert Ramos, numero 4 del tabellone. Dopo Kitzbuhel, Simone è atteso dai ricchi challenger di San Marino e Cordenons prima di volare a New York per le qualificazioni dello Us Open.
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