Non è semplice capire cosa passa per la testa di Simone Bolelli. Una delle sue forze è proprio la capacità di non deprimersi quando le cose vanno male e di non esaltarsi quando arrivano le vittorie. Nonostante la sconfitta, il 7-6 6-4 6-4 contro Federer lascia indicazioni molto positive. “Lui ha servito veramente alla grande. Sulla prima palla c'era poco da fare, mentre sulla seconda ho provato ad anticipare, ad essere aggressivo e togliergli il tempo perchè se gli dai l'occasione di spingere e fare il suo gioco può essere quasi imbattibile”. La soddisfazione è immutata perchè questo Federer, a suo dire, non è così diverso dal dominatore di qualche anno fa. “Era da parecchio che non lo affrontavo, ma mi sembra che sia sempre lo stesso. Ok, è più aggressivo e cerca più spesso la via della rete, preferisce non scambiare troppo. Anche oggi, soprattutto quando servivo da destra, ha cercato spesso di attaccare direttamente in risposta”. La partita è girata male, ma per il resto la stagione del “Bole” è da incorniciare. “Sono particolarmente contento dei miei progressi, sto lavorando molto sul piano tattico e fisico. Credo di avere ancora molti anni davanti”.In questa crescita, ha avuto un ruolo molto importante anche lo staff tecnico. “Sono stati tutti molto preziosi – dice Simone – da Umberto Rianna a Giancarlo Petrazzuolo, passando per il preparatore atletico Carlo Ragalzi ed Eduardo Infantino, che in questi due anni è stato molto presente dietro le quinte. Tutto il team rema dalla stessa parte, sappiamo su cosa deve evolvere il mio gioco”. E gli obiettivi sono via via più ambiziosi: “Mi ero prefissato di chiudere l'anno tra i primi 100, ma il traguardo è già raggiunto. Tenendo conto che ci sono ancora 6-7 tornei da giocare, tra la trasferta asiatica e gli ultimi tornei indoor, posso andare ancora avanti. Di certo il tennis è cambiato, è più fisico e veloce e per la prima volta stanno emergendo giovani come Kyrgios. Da parte mia so dove devo lavorare e penso di avere ancora tempo a disposizione”.. Una delle sue forze è proprio la capacità di non deprimersi quando le cose vanno male e di non esaltarsi quando arrivano le vittorie. Nonostante la sconfitta, il 7-6 6-4 6-4 contro Federer lascia indicazioni molto positive. “Lui ha servito veramente alla grande. Sulla prima palla c'era poco da fare, mentre sulla seconda ho provato ad anticipare, ad essere aggressivo e togliergli il tempo perchè se gli dai l'occasione di spingere e fare il suo gioco può essere quasi imbattibile”. La soddisfazione è immutata perchè questo Federer, a suo dire, non è così diverso dal dominatore di qualche anno fa. “Era da parecchio che non lo affrontavo, ma mi sembra che sia sempre lo stesso. Ok, è più aggressivo e cerca più spesso la via della rete, preferisce non scambiare troppo. Anche oggi, soprattutto quando servivo da destra, ha cercato spesso di attaccare direttamente in risposta”. La partita è girata male, ma per il resto la stagione del “Bole” è da incorniciare. “Sono particolarmente contento dei miei progressi, sto lavorando molto sul piano tattico e fisico. Credo di avere ancora molti anni davanti”.
In questa crescita, ha avuto un ruolo molto importante anche lo staff tecnico. “Sono stati tutti molto preziosi – dice Simone – da Umberto Rianna a Giancarlo Petrazzuolo, passando per il preparatore atletico Carlo Ragalzi ed Eduardo Infantino, che in questi due anni è stato molto presente dietro le quinte. Tutto il team rema dalla stessa parte, sappiamo su cosa deve evolvere il mio gioco”. E gli obiettivi sono via via più ambiziosi: “Mi ero prefissato di chiudere l'anno tra i primi 100, ma il traguardo è già raggiunto. Tenendo conto che ci sono ancora 6-7 tornei da giocare, tra la trasferta asiatica e gli ultimi tornei indoor, posso andare ancora avanti. Di certo il tennis è cambiato, è più fisico e veloce e per la prima volta stanno emergendo giovani come Kyrgios. Da parte mia so dove devo lavorare e penso di avere ancora tempo a disposizione”.
Effetto Sinner
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