Le statistiche del primo spicchio di 2015 sorridono all’azzurro, fra i migliori al mondo col servizio. E pure la risposta è sensibilmente migliorata. Nei prossimi mesi nuove indicazioni, con la speranza di non dover sempre sfidare i primissimi.Se chiedessimo a tutti i tennisti azzurri chi di loro può contare sul miglior servizio, molto probabilmente la risposta sarebbe univoca: Simone Bolelli. Con un movimento fluido e la capacità di raggiungere ottimi picchi di velocità, il bolognese è indubbiamente il miglior battitore del nostro movimento, storicamente poco ferrato in un fondamentale diventato via via sempre più prezioso. Gli anni della crescita a Cividino, quasi sempre con i piedi sul veloce, sono serviti tantissimo a Bolelli, capace di sviluppare un colpo apparentemente senza lacune, efficace nella sassata piatta come col taglio a uscire, e utile sia a garantirgli tanti punti gratuiti sia per prendere subito in mano lo scambio per affondare il drittone. Lo confermano le statistiche ATP sul servizio dei primi tre mesi dell’anno, che lo vedono primo degli azzurri in quattro delle sei classifiche. Simone non serve tanti aces (74 in 16 match, circa 5 a incontro) ma è nella top five in ben due graduatorie, grazie un ottimo 67% nelle prime palle in campo, e al 58% di punti vinti con la seconda di servizio, spesso in grado di fare la differenza. In più, è fra i migliori venti anche in altre due classifiche: diciottesimo nelle palle-break salvate, con un 67% che significa 54 break negati in 81 occasioni, e diciannovesimo nei game di servizio vinti, 161 su 188, per un convincente 86%. La statistica che lo vede più indietro è quella sui punti vinti con la prima di servizio, che lo colloca al 51esimo posto. Tuttavia, l’azzurro vanta comunque un ottimo 72%, ma le distanze sono molto sottili, come dimostra la 14esima posizione di Andreas Seppi, migliore di soli quattro punti percentuali.
 
BOLELLI MEGLIO DEI FAB FOUR
Insomma, i numeri confermano le sensazioni delle scorse settimane: il Bolelli formato 2015 è molto competitivo, e le statistiche assumono un valore ancora più importante se paragonate a quelle del 2008, la sua annata d'oro, con la finale a Monaco di Baviera (l’unica nel circuito) e una serie di ottimi risultati che lo portarono al best ranking del febbraio successivo. Quel 36 che pareva diventato un miraggio, tanto da chiedersi se veramente la norma fosse quel picco e non gli alti e bassi successivi, ma che ora dista solo poco più di 200 punti. Poca roba per il Bolelli di questo avvio di stagione, che grazie all’aiuto di coach Giancarlo Petrazzuolo e del preparatore atletico Carlo Ragalzi, più lo staff del Centro Tecnico Federale di Tirrenia, è sensibilmente progredito anche nella risposta, storico tallone d’Achille del suo tennis. Parliamoci chiaro: non diventerà mai un gran ribattitore, ma quest’anno si sono visti discreti miglioramenti nella mobilità, e anche le statistiche lo confermano. I principali passi avanti arrivano dalla conversione delle palle-break: dal 35% a un 47% che lo colloca all’ottavo posto, e unito al 67% nella difesa mostra come l’azzurro sia molto bravo a giocare i punti importanti, addirittura di più di tutti i Fab Four. Chi crede che in vetta ci siano i migliori, infatti, si deve ricredere. Solo Djokovic è nei dieci, in una classifica guidata dal tedesco Benjamin Becker, unico sopra il 50%, con 19 occasioni sfruttate sulle 37 a disposizione. Il dato ha permesso a Bolelli di migliorare anche nei game di risposta vinti, saliti in maniera più sensibile (da 15% a 18%). C’è ancora da lavorare invece nelle percentuali di punti vinti coi rivali al servizio, rimaste sostanzialmente identiche al passato. Nel 2008 chiuse ultimo fra i giocatori presi in analisi, mentre quest’anno almeno i grandi battitori se li sta tenendo alle spalle. Si può fare di più, ma qualcosa si sta muovendo, e in questo senso l’avvento della terra battuta può solo dargli una mano.
 
I PROSSIMI MESI PER CAPIRNE DI PIÙ
Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, però è all’occhio di tutti come l’avvio di stagione di Bolelli sia stato condizionato da una serie di sorteggi non troppo benevoli. Nei sette tornei disputati ha incrociato cinque top ten (sempre prima dei quarti) più due che lo sono stati: Gasquet e Monfils. Non vuole essere una scusante, ma è un dato di fatto, e spiega come i 270 punti e i due quarti di finale sin qui raccolti nel 2015 siano un bottino che gli sta stretto. Da gennaio in avanti Bolelli ha tenuto un rendimento molto lineare, con un solo vero ‘alto’ rappresentato dal successo di Raonic a Marsiglia, ma soprattutto con pochi, pochissimi bassi, a dimostrazione di come sia ormai maturo per puntare in alto. Sono capitate delle giornate storte, ma eccetto la parentesi kazaka Simone ha perso un solo match in cui partiva favorito (o quasi), a Sidney contro un Viktor Troicki che poi ha vinto il torneo. Per il resto, le sue altre settimane si sono chiuse contro avversari superiori, a volte con qualche rammarico, ma senza mai troppa delusione. Segno di grande costanza, qualità che pur attirando difficilmente l’attenzione conta più di un buon dritto. Se poi pure il diritto è buono, come nel caso dell’azzurro, tanto di guadagnato. Per questo vale la pena puntare su di lui: i numeri dicono che quando riuscirà a evitare i top ten le cose potrebbero cambiare.