Il bolognese cede a Nishikori, ma il tennis non è in cima ai suoi pensieri: i tendini del ginocchio non lo lasciano in pace, ma spera che un trattamento di cellule staminale porti buoni risultati. “Riparto da Perugia, spero di giocare il doppio alle Olimpiadi”.Più che il risultato finale, peraltro onorevole, ciò che conta per Simone Bolelli sono le sensazioni. Il ginocchio sinistro scricchiola e mette paura, anche per il futuro. Se però è sceso in campo a Parigi, beh, significa che si sentiva in grado di giocare. Qualcuno poteva pensare che lo avrebbe fatto per intascare il prize money del primo turno, ma il modo in cui ha giocato contro Kei Nishikori non alimenta il pessimismo. Sente la palla piuttosto bene e quando c’è da fare a pugni da fondocampo sa essere ancora incisivo, anche contro un avversario forte e rapido come il giapponese. Le sensazioni raccolte lunedì sono grossomodo le stesse del giorno prima: gioca piuttosto bene, ma è più lento del solito negli spostamenti. La velocità non è mai stata il suo punto forte, ma lo abbiamo visto davvero in difficoltà, specie nelle corse in laterale. E’ finita 6-1 7-5 6-3 ma, come ha detto un Simone un po’ scuro in volto, oggi il tennis non è il suo primo pensiero. Il problema ai tendini del ginocchio è presente e fastidioso. Talmente fastidio che nella mattinata di lunedì ha pensato di non scendere in campo. “Ma tanto sarebbero stati pochi game…”.
Simone ha confermato la notizia che vi avevamo dato in anteprima: in questi due mesi si è sottoposto a un’infiltrazione di cellule staminali al ginocchio sinistro, anche piuttosto costosa, simile a quella che qualche anno fa ha salvato la carriera di Rafael Nadal. “La Spagna mi sta dando fiducia – ha detto Simone – altri pareri medici sostenevano che l’operazione fosse inevitabile, mentre questo trattamento dovrebbe essere migliorativo. A Wimbledon sono fuori dal main draw, poi le superfici dure sono sconsigliate: per questo giocherò soprattutto sulla terra battuta, i challenger e magari qualche ATP. Dovrei ripartire a metà giugno con il torneo challenger di Perugia. Non faccio progetti sul lungo termine: l’unico che posso fare è l’eventuale partecipazione alle Olimpiadi in doppio con Fabio, ma quella dipenderà da un’eventuale wild card”. Per lui è un brutto colpo, specie dopo che aveva rimesso in piedi la carriera. Ma non ha intenzione di mollare. “Mi sono dato tempo fino ad agosto-settembre. Se le cose miglioreranno, allora OK. Altrimenti, se fosse necessaria l’operazione…mi opererò. Un eventuale stop sarebbe di circa 6 mesi, ma io ho in mente di giocare ancora 4-5 anni”. In questo momento la classifica lo vede al numero 115 ATP, ma in questo momento non conta granché. “Un po’ di preoccupazione c’è, anche perché un’altra operazione non sarebbe il massimo. Ma nella mia carriera ho avuto tanti infortuni, e se sarà necessario ripartirò da zero”.
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