I campi blu sono scivolosi, ma non dipende dal colore. Le problematiche nascono dall'altura e da uno strato di terra troppo sottile. Le proteste di Nadal sono fuori luogo.
Una scivolata di Novak Djokovic sulla terra blu
Di Federico Ferrero – 11 maggio 2012
Federer fa serve&volley anche sulla seconda palla. Djokovic non sta in piedi e parla di antitennis. Nadal perde per la prima volta in vita sua (dopo 13 successi) contro Verdasco e minaccia: qui, se non si torna al passato, non gioco più. Più ace e volée che a Wimbledon: al direttore dei Championships Philip Brook, ospite del torneo, staranno fischiando le orecchie. Sul blu di Madrid si gioca d’attacco; a casa sua, ormai, si palleggia come a Monte Carlo, la (t)erba dei Championships è una superficie-lumaca. L’Atp, il sindacato più democristiano della storia sportiva, fa spallucce: se siete in cerca di una sola riga a commento della querelle terra blu non ne troverete traccia nell'informazione ufficiale dell'associazione. Ma questa terra blu è davvero il diavolo? Che è successo a Madrid?
Per fabbricare la terra battuta si usano un impasto di argilla e acqua, tagliato in parallelepipedi e cotto in altoforno tra i 900 e i 1000 gradi. I mattoni vengono frantumati con la granulometria voluta (ormai si possono scegliere misure al decimo di millimetro) e si procede alla costruzione del campo: nella parte inferiore si sistemano materiali inerti e massicci. Sopra, manti compatti rullati con grani fino all’ultima spolverata di terra, quella su cui si giocherà, con grani più o meno grossolani. Il fatto è che non si può prendere della terra rossa e colorarla di blu. Il contrasto col rosso del ferro e degli altri metalli dell’impasto renderebbe il prodotto viola. Quindi la terra di Madrid è stata dapprima decolorata: i tecnici hanno prima estratto gli ossidi metallici per renderla bianca, poi hanno cotto i mattoni. Prima essere tritati i laterizi sono rimasti immersi nella tintura blu – una colorazione naturale a base acquea – per una giornata intera, e asciugati. Anche i campi di Madrid hanno due tipi di terra sopra gli strati drenanti: un primo, più fine e rullato, sotto quello superficiale fatto di grani di diametro maggiore. Per un campo si sono utilizzate circa 3 tonnellate e mezza di terra blu.
Chimicamente la terra dei Puffi è lievemente diversa da quella rossa, proprio per l’estrazione degli ossidi e l’aggiunta di un colorante: due operazioni che modificano, sebbene non sostanzialmente, la composizione. Che però lo scolorare e tingere comprometta l’attrito rendendo la terra sguizzante come un campo di ghiaccio, beh, è un'affermazione priva di fondamento. Andreu Puig, il capo tecnico degli addetti ai campi del torneo di Madrid, è categorico in questo senso. La terra blu è come quella rossa: il coccio macinato privato del legame ferroso e sostituito, probabilmente, da un ossido di cobalto non muta le sue caratteristiche fisiche. In più, non è sensibile al clima (non cambia le sue qualità col sole, con l’acqua o col freddo), non è più veloce dalla terra rossa, non fa male alla salute (il colorante è naturale, anallergico, non tossico). Puig ha costruito campi in terra rossa al serzio della Coppa Davis e di tornei internazionali per anni e, alle critiche dei giocatori – è pure maiorchino, difficile accusarlo di complotti, vieppiù contro Nadal – risponde così: «Se la terra fosse stata anche quest’anno rossa avrebbero detto le stesse cose. Se i problemi ci sono, noi ascoltiamo e cerchiamo di risolverli ma non dipendono dal colore». Lo giura anche Joan Pere Català Roig, un ceramista della cui consulenza Puig si è avvalso nel corso di una lunga serie di esperimenti, durata due anni, per arrivare al blu-Madrid.
Certo: i campi di Madrid sono molto veloci. Si gioca in altura, lo strato di terra superficiale è sottile. Tutto concorre a velocizzare il campo, che nello strato basale è effettivamente molto duro. Ma questo è un vecchio segreto dei campi in terra: se si posa uno strato leggero sotto un battuto molto… battuto, e si mette un velo di terra sopra, il campo si trasforma in un cemento battuto. E può essere scivoloso. Ci sono problemi anche per l'innaffiatura: i campi tendono a inzupparsi (ma anche qui: non sarà colpa degli addetti, mandati talora a bagnare il campo nei momenti meno opportuni?). Ecco, il vero problema è che si scivola. Gli appoggi sono complicati. Ma anche i campi di Stoccarda, da quando il torneo è diventato un evento su terra al coperto, sono scivolosi. Eppure la terra rossa è praticamente la stessa utilizzata al Roland Garros, dove non si scivola: stessi grani, stesso materiale grezzo. Più rosso che mai. È che a Stoccarda hanno pochi centimetri di substrato a disposizione e le condizioni indoor fanno il resto: l'aderenza al terreno è bassa.
Quindi? Beh, non c’è motivo di ritenere che i campi di Madrid diano problemi per il colore che Tiriac ha scelto, fatto vagliare all'Atp (cioè al sindacato giocatori, cioè a coloro che si lamentano) e adottato dopo lunghe trattative. Se ci sono criticità, e ci sono, discendono da come sono stati fatti i campi. Per il prossimo anno staremo a vedere: non c'è stata protesta che abbia tenuto per il cambio dell'erba di Wimbledon o per la mescola australiana, o per i campi rugosi di Indian Wells e Miami. Nadal ha protestato per il cambio delle palle al Roland Garros, che ha reso il gioco a Parigi sensibilmente più veloce. Eppure si continuerà a giocare con palle Babolat, anche quest'anno. Ora protesta, in buona compagnia, per la terra blu. E dice due cose: quella corretta è che si debba salvaguardare la salute degli atleti (eppure nessuno si è fatto male qui, mentre a Monte Carlo, sulla terra più classica del mondo, Benneteau e Monaco ci hanno rimesso due caviglie e un gomito). Il prossimo anno si dovranno costruire i campi con altri criteri, appesantirli un po'. Ma resterà difficile chiedere a Madrid di assomigliare al Roland Garros: non potrà accadere mai. Quella non condivisibile è che lui, a Madrid, non voglia più giocare. Anche perché se ieri, avanti 5-2 e servizio, avesse vinto, e se poi avesse continuato fino a vincere il torneo, non si sarebbe permesso un'uscita del genere. Che non è da lui: non è col ricatto che ci si fanno le proprie ragioni. E il blu non c'entra niente.
Blu Notte
di | 11-Mag-12 | Archivio, Tutti gli articoli