L'INTERVISTA – Primo titolo challenger per il "colored" svedese. Elias si è imposto a Caltanissetta, torneo dal successo impressionante, davanti a 2.000 persone. La nostra intervista con il ragazzino che a 12 anni andò da Magnus Norman e gli disse…
Di Riccardo Bisti A Caltanissetta possono essere fieri ed orgogliosi. Oltre ad aver mantenuto lo status di challenger più ricco d'Italia (insieme a Napoli), potranno vantare nell'albo d'oro un ragazzo destinato a far parlare molto di sè. Battendo Bjorn Fratangelo con un netto 6-3 6-2, Elias Ymer ha vinto il primo challenger della sua giovane carriera. Oggi è numero 171 ATP, ma i punti intascati a Villa Amedeo gli faranno polverizzare il best ranking. In finale è stato perfetto, esaltando un pubblico davvero eccezionale: ormai non c'era più spazio per uno spillo. E pensare che Elias si è presentato in Sicilia da solo, senza coach Galo Blanco, tanto che alla vigilia della finale ha cenato con il suo avversario. Ma in campo non ci sono state tenerezze. La Sicilia, dunque, resterà un punto fermo nella carriera di Elias, che noi abbiamo intervistato qualche settimana fa per TENNISBEST Magazine. Ecco cosa ci aveva raccontato.“Oggi potrei essere in Etiopia e fare il corridore come mio padre, invece gioco a tennis”. Un attacco del genere è sufficiente per essere incuriositi dalla figura di Elias Ymer, uno dei tanti ragazzi nati nel quadriennio 1995-1998, le più vivide speranze di un ricambio generazionale al vertice del circuito ATP. Fino ad oggi il destino è stato molto generoso con lui: già top-200 ATP, una qualificazione Slam e lo scalpo di Nick Kyrgios sono le credenziali di un ragazzo che ha scelto la Spagna, la disciplina e un coach importante come Galo Blanco per effettuare il decisivo salto di qualità. Noi lo abbiamo incontrato a Torino dopo gli exploit di Barcellona. Un ragazzo svedese con la pelle nera: sicuramente avrai una bella storia da raccontare…Entrambi i miei genitori vengono dall'Etiopia. Mio padre ha lasciato il suo paese nel 1987 per scappare dalla guerra e si è rifugiato in Svezia. Mia mamma, invece, lavorava in Russia, a Mosca. Dopodichè si è spostata anche lei in Svezia perchè aveva trovato un nuovo lavoro. Il destino ha voluto che due etiopi si incontrassero in Svezia….incredibile, vero? Ho anche due fratelli che giocano a tennis. In effetti è una storia curiosa… Magnus Norman ha detto che quando ti ha visto per la prima volta avevi le racchette in una borsa di plastica e indossavi scarpe vecchie. E' vero? Com'è stato il vostro primo incontro?Avrò avuto 11-12 anni e avevo vinto un torneo. Il premio per il vincitore era un viaggio a Stoccolma per assistere allo Stokholm Open, il locale torneo ATP. Andai da solo, ospite a casa di mio cugino. Ogni giorno mi recavo al club, vidi Norman e gli chiesi se per una volta potevo allenarmi con lui. Mi rispose con entusiasmo, era anche un po' scioccato perchè non si aspettava che un bambino di 12 anni gli facesse una richiesta del genere. Quando hai realizzato che avresti potuto diventare un professionista?Sin da quando ho iniziato a giocare a tennis: in effetti, sono stato un buon junior. Avevo talento, colpivo la palla piuttosto bene. Tuttavia, il click è scattato due anni fa quando ho giocato contro Grigor Dimitrov a Bastad. Ho giocato alla pari, mi sono trovato 4-4 al terzo e mi sono reso conto che forse avevo una chance. Tra i ragazzi della nuova generazione, diciamo quelli nati tra il 1995 e il 1997, chi pensi sia il più forte?Penso di far parte di una generazione molto forte. Ci sono tanti ottimi giocatori, non saprei chi scegliere. Certo, quello che ha fatto Nick Kyrgios a Wimbledon e in Australia è stato incredibile. Ma credo di essere capitato in un'annata fortissima: se vai a vedere il ranking ATP, sono il quarto o il quinto tra quelli nati nel 1996. Io sto crescendo, ho appena ottenuto il best ranking…ma se mi chiedi un nome non sono in grado di farne, almeno per ora. Stessa domanda per i giocatori italiani. Sappiamo che ti sei allenato qualche volta con Filippo Baldi…Li conosco tutti sin da quando abbiamo 11-12 anni: Stefano (Napolitano, ndr), Matteo (Donati, ndr), Quinzi, Baldi…penso che siano tutti buoni giocatori. Hanno un grande vantaggio: con tutti i tornei che si giocano in Italia, praticamente ogni settimana, hanno tante opportunità per scalare il ranking. Non mi sento di dare un nome ma credo che tutti e quattro abbiano un buon potenziale. Di sicuro giocano un ottimo tennis. Non so chi diventerà il più forte perchè non li conosco così bene, ma prevedo un buon futuro per tutti e quattro. La scelta di interrompere la collaborazione con Magnus Norman è stata tua?Si. Il motivo è semplice: Magnus non aveva la possibilità di lavorare con me a tempo pieno. E' impegnato con Stan Wawrinka, numero 5 del mondo, ed è normale che si occupi di lui. Così ho conosciuto Galo Blanco, che in passato aveva fatto grandi cose con Milos Raonic. Mi piace molto il suo stile di allenamento e così ho scelto lui. Ma com'è nato il contatto con Blanco? E' curioso che dalla Svezia tu sia finito in Spagna…E' stata un'iniziativa del mio agente. Dopo la separazione con Norman ho chiesto a lui di contattare Galo, e da lì è nato il tutto. Ci siamo conosciuti, mi sono trovato bene e adesso eccoci qui. In Svezia c'è molto interesse attorno a te? Se si, come fai a gestirlo? Il tuo paese ha un'enorme tradizione…In effetti si. Ho giocato un bel torneo a Barcellona e i miei risultati hanno fatto abbastanza scalpore. Quando sono andato in aeroporto per venire a Torino, tanti svedesi erano presenti e sono venuti a salutarmi. Non me l'aspettavo, è stato divertente. I media mi seguono parecchio: in questo momento pochi giornalisti svedesi vanno ai tornei perchè non abbiamo tanti giocatori. Così capita spesso che mi chiamino al telefono. L'interesse è importante, infatti devono prima passare dal mio agente, altrimenti le richieste sarebbero troppe. Quante interviste hai rilasciato da quando hai iniziato a giocare a tennis?Oddio, domanda difficile…non so. Ne ho fatte davvero tante. Non posso darti un numero perchè non le ricordo tutte, però sono state parecchie. Cosa sai della storia del tennis svedese? Quando atterri all'aeroporto di Arlanda, il primo manifesto che vedi sulle pareti è quello di Bjorn Borg…Devo essere onesto: quando ero piccolo non conoscevo granchè i campioni svedesi: Bjorn Borg, Stefan Edberg, Mats Wilander…Tuttavia li sentivo spesso, tutti i giocatori nutrono un profondo rispetto nei loro confronti. In particolare c'è una certa ammirazione per Borg: è considerato il più grande dopo Roger Federer. Una volta un ragazzo mi disse che Borg è come Rafael Nadal, solo che ha vinto tre Grand Slam in meno. Io conosco molto bene Nadal, so quanto sia grande, così quella frase mi ha fatto capire l'effettiva grandezza di Borg. Hai mai vissuto episodi di razzismo?No no, mai avuto problemi in questo senso. Qualche mese fa, nel tuo account Twitter hai scritto che il tennis è molto di più che colpire una pallina da tennis. Cosa intendevi dire? Cosa rappresenta per te il tennis?Vi spiego cosa volevo dire: la gente pensa che puoi diventare un campione soltanto perchè giochi bene a tennis. Ma non è così: il tennis comprende molte altre cose. Le lunghe attese, i voli, la necessità di essere preparati fisicamente, il dover scendere in campo anche quando si è stanchi…oggi, per esempio, ho viaggiato e sono piuttosto stanco, però mi sono ugualmente allenato. C'è poi l'aspetto mentale….insomma, volevo dire che un buon dritto non garantisce affatto di diventare un campione. Qual'è la parte migliore della vita da tennista? E la peggiore?La cosa più bella è quando ti rendi conto di esserti allenato bene e sai che giocherai una buona partita. Quando hai la sensazione di aver fatto le cose giuste è bellissimo, oserei dire incredibile. La cosa peggiore sono le lunghe attese. La nostra è una vita fatta di attese: prima di un allenamento, prima di scendere in campo, prima di prendere un aereo…a volte è stancante. Ci puoi raccontare il tuo viaggio in Etiopia? Cosa ha significato per te?Sono andato per la prima volta in Etiopia due anni fa insieme a mio padre. La cosa che mi ha impressionato di più è l'altitudine. Si sta a 2.000 metri ed è molto difficile giocare a tennis in quelle condizioni. Ma devo dire una cosa: quando fai preparazione atletica lì e poi torni a casa…ti senti un leone. Ovviamente è stato un viaggio importante: laggiù ho le mie origini, i miei genitori sono etiopi ed ho un grande rispetto per loro. Credo di rappresentare un buon mix tra due razze e culture: Etiopia e Svezia. Ne sono fiero. E la società etiope com'è? E' una nazione così povera?La vita è dura, si. Sai, in Svezia c'è una qualità della vita molto alta. Non si può certo dire altrettanto dell'Etiopia. Per un giovane tennista è più pericolosa la prima macchina o la prima fidanzata?La prima fidanzata! Tu sei fidanzato?No, adesso sono single! Chiudiamo con un quiz: ti ricordi chi è stato l'ultimo tennista nero a vincere un torneo del Grande Slam?Arthur Ashe? Eh, no…lui ha vinto Wimbledon nel 1975…Ah, giusto, Yannick Noah! Bravo, te la sei cavata. Chi sarà il prossimo?Beh, io spero di arrivarci! Certo, per arrivare a vincere uno Slam c'è ancora un lungo viaggio da fare. Attualmente, il mio primo obiettivo è entrare tra i primi 100 ATP. Quando avrò raggiunto questo traguardo, avrò obiettivi ancora più importanti. E prima di te? Tsonga, Monfils…vedi qualcuno che possa farcela?Certo, è possibile. Il fatto è che oggi è molto dura con Djokovic, Nadal e Federer. In questo momento Novak vince tutto ed è molto difficile pensare di batterlo. Oggi è molto difficile vincere uno Slam. Sarà molto dura.
Di Riccardo Bisti
A Caltanissetta possono essere fieri ed orgogliosi. Oltre ad aver mantenuto lo status di challenger più ricco d'Italia (insieme a Napoli), potranno vantare nell'albo d'oro un ragazzo destinato a far parlare molto di sè. Battendo Bjorn Fratangelo con un netto 6-3 6-2, Elias Ymer ha vinto il primo challenger della sua giovane carriera. Oggi è numero 171 ATP, ma i punti intascati a Villa Amedeo gli faranno polverizzare il best ranking. In finale è stato perfetto, esaltando un pubblico davvero eccezionale: ormai non c'era più spazio per uno spillo. E pensare che Elias si è presentato in Sicilia da solo, senza coach Galo Blanco, tanto che alla vigilia della finale ha cenato con il suo avversario. Ma in campo non ci sono state tenerezze. La Sicilia, dunque, resterà un punto fermo nella carriera di Elias, che noi abbiamo intervistato qualche settimana fa per TENNISBEST Magazine. Ecco cosa ci aveva raccontato.
“Oggi potrei essere in Etiopia e fare il corridore come mio padre, invece gioco a tennis”. Un attacco del genere è sufficiente per essere incuriositi dalla figura di Elias Ymer, uno dei tanti ragazzi nati nel quadriennio 1995-1998, le più vivide speranze di un ricambio generazionale al vertice del circuito ATP. Fino ad oggi il destino è stato molto generoso con lui: già top-200 ATP, una qualificazione Slam e lo scalpo di Nick Kyrgios sono le credenziali di un ragazzo che ha scelto la Spagna, la disciplina e un coach importante come Galo Blanco per effettuare il decisivo salto di qualità. Noi lo abbiamo incontrato a Torino dopo gli exploit di Barcellona.
Un ragazzo svedese con la pelle nera: sicuramente avrai una bella storia da raccontare…
Entrambi i miei genitori vengono dall'Etiopia. Mio padre ha lasciato il suo paese nel 1987 per scappare dalla guerra e si è rifugiato in Svezia. Mia mamma, invece, lavorava in Russia, a Mosca. Dopodichè si è spostata anche lei in Svezia perchè aveva trovato un nuovo lavoro. Il destino ha voluto che due etiopi si incontrassero in Svezia….incredibile, vero? Ho anche due fratelli che giocano a tennis. In effetti è una storia curiosa…
Magnus Norman ha detto che quando ti ha visto per la prima volta avevi le racchette in una borsa di plastica e indossavi scarpe vecchie. E' vero? Com'è stato il vostro primo incontro?
Avrò avuto 11-12 anni e avevo vinto un torneo. Il premio per il vincitore era un viaggio a Stoccolma per assistere allo Stokholm Open, il locale torneo ATP. Andai da solo, ospite a casa di mio cugino. Ogni giorno mi recavo al club, vidi Norman e gli chiesi se per una volta potevo allenarmi con lui. Mi rispose con entusiasmo, era anche un po' scioccato perchè non si aspettava che un bambino di 12 anni gli facesse una richiesta del genere.
Quando hai realizzato che avresti potuto diventare un professionista?
Sin da quando ho iniziato a giocare a tennis: in effetti, sono stato un buon junior. Avevo talento, colpivo la palla piuttosto bene. Tuttavia, il click è scattato due anni fa quando ho giocato contro Grigor Dimitrov a Bastad. Ho giocato alla pari, mi sono trovato 4-4 al terzo e mi sono reso conto che forse avevo una chance.
Tra i ragazzi della nuova generazione, diciamo quelli nati tra il 1995 e il 1997, chi pensi sia il più forte?
Penso di far parte di una generazione molto forte. Ci sono tanti ottimi giocatori, non saprei chi scegliere. Certo, quello che ha fatto Nick Kyrgios a Wimbledon e in Australia è stato incredibile. Ma credo di essere capitato in un'annata fortissima: se vai a vedere il ranking ATP, sono il quarto o il quinto tra quelli nati nel 1996. Io sto crescendo, ho appena ottenuto il best ranking…ma se mi chiedi un nome non sono in grado di farne, almeno per ora.
Stessa domanda per i giocatori italiani. Sappiamo che ti sei allenato qualche volta con Filippo Baldi…
Li conosco tutti sin da quando abbiamo 11-12 anni: Stefano (Napolitano, ndr), Matteo (Donati, ndr), Quinzi, Baldi…penso che siano tutti buoni giocatori. Hanno un grande vantaggio: con tutti i tornei che si giocano in Italia, praticamente ogni settimana, hanno tante opportunità per scalare il ranking. Non mi sento di dare un nome ma credo che tutti e quattro abbiano un buon potenziale. Di sicuro giocano un ottimo tennis. Non so chi diventerà il più forte perchè non li conosco così bene, ma prevedo un buon futuro per tutti e quattro.
La scelta di interrompere la collaborazione con Magnus Norman è stata tua?
Si. Il motivo è semplice: Magnus non aveva la possibilità di lavorare con me a tempo pieno. E' impegnato con Stan Wawrinka, numero 5 del mondo, ed è normale che si occupi di lui. Così ho conosciuto Galo Blanco, che in passato aveva fatto grandi cose con Milos Raonic. Mi piace molto il suo stile di allenamento e così ho scelto lui.
Ma com'è nato il contatto con Blanco? E' curioso che dalla Svezia tu sia finito in Spagna…
E' stata un'iniziativa del mio agente. Dopo la separazione con Norman ho chiesto a lui di contattare Galo, e da lì è nato il tutto. Ci siamo conosciuti, mi sono trovato bene e adesso eccoci qui.
In Svezia c'è molto interesse attorno a te? Se si, come fai a gestirlo? Il tuo paese ha un'enorme tradizione…
In effetti si. Ho giocato un bel torneo a Barcellona e i miei risultati hanno fatto abbastanza scalpore. Quando sono andato in aeroporto per venire a Torino, tanti svedesi erano presenti e sono venuti a salutarmi. Non me l'aspettavo, è stato divertente. I media mi seguono parecchio: in questo momento pochi giornalisti svedesi vanno ai tornei perchè non abbiamo tanti giocatori. Così capita spesso che mi chiamino al telefono. L'interesse è importante, infatti devono prima passare dal mio agente, altrimenti le richieste sarebbero troppe.
Quante interviste hai rilasciato da quando hai iniziato a giocare a tennis?
Oddio, domanda difficile…non so. Ne ho fatte davvero tante. Non posso darti un numero perchè non le ricordo tutte, però sono state parecchie.
Cosa sai della storia del tennis svedese? Quando atterri all'aeroporto di Arlanda, il primo manifesto che vedi sulle pareti è quello di Bjorn Borg…
Devo essere onesto: quando ero piccolo non conoscevo granchè i campioni svedesi: Bjorn Borg, Stefan Edberg, Mats Wilander…Tuttavia li sentivo spesso, tutti i giocatori nutrono un profondo rispetto nei loro confronti. In particolare c'è una certa ammirazione per Borg: è considerato il più grande dopo Roger Federer. Una volta un ragazzo mi disse che Borg è come Rafael Nadal, solo che ha vinto tre Grand Slam in meno. Io conosco molto bene Nadal, so quanto sia grande, così quella frase mi ha fatto capire l'effettiva grandezza di Borg.
Hai mai vissuto episodi di razzismo?
No no, mai avuto problemi in questo senso.
Qualche mese fa, nel tuo account Twitter hai scritto che il tennis è molto di più che colpire una pallina da tennis. Cosa intendevi dire? Cosa rappresenta per te il tennis?
Vi spiego cosa volevo dire: la gente pensa che puoi diventare un campione soltanto perchè giochi bene a tennis. Ma non è così: il tennis comprende molte altre cose. Le lunghe attese, i voli, la necessità di essere preparati fisicamente, il dover scendere in campo anche quando si è stanchi…oggi, per esempio, ho viaggiato e sono piuttosto stanco, però mi sono ugualmente allenato. C'è poi l'aspetto mentale….insomma, volevo dire che un buon dritto non garantisce affatto di diventare un campione.
Qual'è la parte migliore della vita da tennista? E la peggiore?
La cosa più bella è quando ti rendi conto di esserti allenato bene e sai che giocherai una buona partita. Quando hai la sensazione di aver fatto le cose giuste è bellissimo, oserei dire incredibile. La cosa peggiore sono le lunghe attese. La nostra è una vita fatta di attese: prima di un allenamento, prima di scendere in campo, prima di prendere un aereo…a volte è stancante.
Ci puoi raccontare il tuo viaggio in Etiopia? Cosa ha significato per te?
Sono andato per la prima volta in Etiopia due anni fa insieme a mio padre. La cosa che mi ha impressionato di più è l'altitudine. Si sta a 2.000 metri ed è molto difficile giocare a tennis in quelle condizioni. Ma devo dire una cosa: quando fai preparazione atletica lì e poi torni a casa…ti senti un leone. Ovviamente è stato un viaggio importante: laggiù ho le mie origini, i miei genitori sono etiopi ed ho un grande rispetto per loro. Credo di rappresentare un buon mix tra due razze e culture: Etiopia e Svezia. Ne sono fiero.
E la società etiope com'è? E' una nazione così povera?
La vita è dura, si. Sai, in Svezia c'è una qualità della vita molto alta. Non si può certo dire altrettanto dell'Etiopia.
Per un giovane tennista è più pericolosa la prima macchina o la prima fidanzata?
La prima fidanzata!
Tu sei fidanzato?
No, adesso sono single!
Chiudiamo con un quiz: ti ricordi chi è stato l'ultimo tennista nero a vincere un torneo del Grande Slam?
Arthur Ashe?
Eh, no…lui ha vinto Wimbledon nel 1975…
Ah, giusto, Yannick Noah!
Bravo, te la sei cavata. Chi sarà il prossimo?
Beh, io spero di arrivarci! Certo, per arrivare a vincere uno Slam c'è ancora un lungo viaggio da fare. Attualmente, il mio primo obiettivo è entrare tra i primi 100 ATP. Quando avrò raggiunto questo traguardo, avrò obiettivi ancora più importanti.
E prima di te? Tsonga, Monfils…vedi qualcuno che possa farcela?
Certo, è possibile. Il fatto è che oggi è molto dura con Djokovic, Nadal e Federer. In questo momento Novak vince tutto ed è molto difficile pensare di batterlo. Oggi è molto difficile vincere uno Slam. Sarà molto dura.
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