Sono passati 45 anni da quando è iniziata la battaglia per l'uguaglianza dei sessi nel tennis. La prima a combattere in questo senso è stata Billie Jean King, a partire dalla leggendaria “Battaglia dei Sessi” che lo scorso anno è anche diventata un film. A 76 anni, la King (a cui è intitolato l'intero impianto di Flushing Meadows, sede dello Us Open) è molto attiva ancora oggi. Una delle argomentazioni contrarie all'uguaglianza, almeno negli Slam, è che gli uomini giocano al meglio dei cinque set nei tornei del Grande Slam (anche in Coppa Davis, per quanto siano al vaglio proposte molto diverse). Visto che negli Slam vige l'uguaglianza dei montepremi da una decina d'anni, qualcuno sostiene che gli uomini debbano guadagnare di più perché rimangono in campo più ore, e fanno generalmente più fatica. Da Singapore, dove è intervenuta nel giorno della Festa della Donna per presentare la nuova edizione delle WTA Finals (l'ultima a Singapore, poi dall'anno prossimo ci sarà lo spostamento a Shenzhen, frutto di un maxi-accordo decennale), la King ha proposto la sua soluzione: gli uomini dovrebbero giocare al meglio dei tre set anche negli Slam. A suo dire, sarebbe corretto adottare la medesima formula, un po' come accade nei tornei del tour. “Personalmente, vorrei che gli uomini la smettano di giocare al meglio dei cinque set. Penso che porti via troppo, come accaduto una volta alla finale dell'Australian Open. Era durata ben sei ore. Alla fine facevano fatica a camminare, e vi posso garantire che uno sforzo del genere è costato un anno alle loro carriere”. Detto che la formula del tre su cinque è stata abolita in tutte le finali del tour, in passato era stata utilizzata anche dalle donne (sia pure raramente). Per anni, la finale del Masters femminile si è giocata sulla lunga distanza.
WTA FINALS PIÙ RICCHE DELLE ATP FINALS?
Pronta a combattere per l'uguaglianza a qualsiasi costo, la King ha ribaltato il suo stesso discorso: se fosse necessario, le donne sono pronte a giocare al meglio dei cinque set. “Tutti continuano a dire che non vogliamo. In realtà siamo molto disponibili, tutte le donne sono disposte a giocare al meglio dei 5 set”. Come se non bastasse, BJK ha rigettato la teoria secondo cui gli uomini devono essere pagati di più perché trascorrono più tempo sul campo. “Prendete i concerti: non importa se gli artisti giocano per un'ora o per sei ore, vengono pagati la stessa cifra a prescindere dalla durata dello spettacolo”. Storica esponente del World Team Tennis, dove la formula prevede uomini e donne in squadra con punteggio cumulativo, ha sottolineato che sarebbe un buon modo per migliorare la popolarità del gioco. Detto che l'ultima osservazione pare fantatennis, la King dimentica un punto importante: se è vero quello che ha detto sui concerti, il valore di uno spettacolo è dato dal suo appeal commerciale. Ed è abbastanza evidente che, almeno oggi, il tennis maschile attrae il mercato mainstream ben più di quello femminile. Una volta, Laura Golarsa ci disse proprio questo: “I guadagni dovrebbero seguire il mercato. Oggi il maschile “tira” di più, mentre c'era stato un periodo in cui il femminile andava ancora meglio. Ecco, in quel caso sarebbe stato corretto se le donne avessero guadagnato più degli uomini”. Giusto. A prescindere dal valore attuale dei due circuiti, tali prospettive dovrebbero concretizzarsi per i Masters di fine anno: con lo spostamento a Shenzhen, le WTA Finals metteranno a disposizione 14 milioni di dollari, il doppio di oggi e ben più degli 8 milioni offerti dalle NITTO ATP Finals di Londra. Chissà se l'ATP resterà a guardare.