Romano Grillotti è un'istituzione. Arbitro internazionale dal 1988, a 64 anni continua ad arbitrare con la stessa passione i tornei minori dopo aver diretto migliaia di match ai massimi livelli, tra cui la finale di un Masters ATP tra Sampras e Agassi o la leggendaria finale di Roma 2006 tra Federer e Nadal. Eppure, fino a qualche anno fa, c'era qualcuno che non lo conosceva. Lo racconta lo stesso Grillotti in una lunga intervista apparsa sul sito tennis.it e firmata da Marco Caldara.Alla domanda su quali sono state le più grandi soddisfazioni nella sua carriera, dopo aver menzionato la consegna del badge di arbitro, Grillotti ha detto: "Un’altra che ricordo con piacere risale a qualche anno fa, quando il presidente della Fit Angelo Binaghi convocò a Roma per un incontro tutti gli arbitri italiani certificati. Iniziò con le presentazioni, e quando io feci un obiezione, Binaghi si alzò in piedi chiedendomi chi fossi. A quel punto mi alzai anche io, rispondendogli che stava parlando con l’unico ufficiale di gara capace di varcare i confini dell’Italia, diventando ‘full-time’ nel circuito, e che il segreto per poter ambire ad arrivare in alto era quello di fare l’esatto contrario di ciò che la Federazione suggeriva".A proposito di rimpianti, Grillotti è dispiaciuto per non aver mai fatto il referee agli Internazionali d'Italia. Ne avrebbe avuto ogni titolo, essendo "Gold Badge" (il massimo grado internazionale), mentre spesso l'incarico è stato affidato a più giovani "Silver Badge". "Probabilmente non hanno mai scelto me perché ho il vizio di mandarli un po’ troppo spesso a quel paese, ne sono consapevole, ma trovo comunque ciò un’offesa nei miei confronti. Negli anni scorsi mi sono adoperato molto, tenendo dei corsi di formazione e andando ad arbitrare numerosi match di gare a squadre, per vedere se in cambio mi avrebbero riconosciuto qualcosa. E invece nulla, allora ho deciso di lasciar perdere".. Arbitro internazionale dal 1988, a 64 anni continua ad arbitrare con la stessa passione i tornei minori dopo aver diretto migliaia di match ai massimi livelli, tra cui la finale di un Masters ATP tra Sampras e Agassi o la leggendaria finale di Roma 2006 tra Federer e Nadal. Eppure, fino a qualche anno fa, c'era qualcuno che non lo conosceva. Lo racconta lo stesso Grillotti in una lunga intervista apparsa sul sito tennis.it e firmata da Marco Caldara.
Alla domanda su quali sono state le più grandi soddisfazioni nella sua carriera, dopo aver menzionato la consegna del badge di arbitro, Grillotti ha detto: "Un’altra che ricordo con piacere risale a qualche anno fa, quando il presidente della Fit Angelo Binaghi convocò a Roma per un incontro tutti gli arbitri italiani certificati. Iniziò con le presentazioni, e quando io feci un obiezione, Binaghi si alzò in piedi chiedendomi chi fossi. A quel punto mi alzai anche io, rispondendogli che stava parlando con l’unico ufficiale di gara capace di varcare i confini dell’Italia, diventando ‘full-time’ nel circuito, e che il segreto per poter ambire ad arrivare in alto era quello di fare l’esatto contrario di ciò che la Federazione suggeriva".
A proposito di rimpianti, Grillotti è dispiaciuto per non aver mai fatto il referee agli Internazionali d'Italia. Ne avrebbe avuto ogni titolo, essendo "Gold Badge" (il massimo grado internazionale), mentre spesso l'incarico è stato affidato a più giovani "Silver Badge". "Probabilmente non hanno mai scelto me perché ho il vizio di mandarli un po’ troppo spesso a quel paese, ne sono consapevole, ma trovo comunque ciò un’offesa nei miei confronti. Negli anni scorsi mi sono adoperato molto, tenendo dei corsi di formazione e andando ad arbitrare numerosi match di gare a squadre, per vedere se in cambio mi avrebbero riconosciuto qualcosa. E invece nulla, allora ho deciso di lasciar perdere".
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