Per anni, la ex campionessa americana aveva difeso la scelta di intitolare a Margaret Court il secondo campo di Melbourne Park. Le ultime dichiarazioni della sua ex avversaria, tuttavia, l'hanno spinta a cambiare idea. “Se fossi ancora in attività, non vorrei giocare su quel campo”. L'eventuale decisione sarà presa dal Governo del Victoria.

Billie Jean King ha cambiato idea. È stato un processo lungo, forse combattuto, ma le ultime dichiarazioni della sua ex avversaria Margaret Court non sono più accettabili, almeno per la sua sensibilità. Sbarcata a Melbourne per l'Australian Open, l'americana auspica un cambio di nome per la Margaret Court Arena, secondo campo più importante di Melbourne Park. “Se fossi ancora in attività, mi rifiuterei di giocare su quel campo” ha detto la King, 73 anni e apertamente omosessuale, alludendo alle dichiarazioni anti-gay della Court. “Ha detto troppe cose sprezzanti sulla mia comunità. Personalmente non credo che il campo dovrebbe essere intitolato a lei. Se si parlasse di indigeni, ebrei o altre persone, non posso immaginare che il pubblico lo accetterebbe”. Il nome della Margaret Court Arena è oggetto di discussione da qualche anno, in misura sempre crescente, perché la ex campionessa australiana (oggi residente a Perth) ha spesso fatto commenti denigratori, se non sprezzanti, sulla comunità omosessuale. Lo scorso anno, parlando a una trasmissione radiofonica su un'emittente cristiana, ha ribadito di essere contraria ai matrimoni gay (che peraltro sono stati recentemente stati legalizzati in Australia) e ha sostenuto che i bambini transgender sono “influenzati dal diavolo”. “Questo ha veramente superato ogni limite, perché siamo tutti figli di Dio. Frasi come queste sono l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno: se certe persone si sentono del genere opposto rispetto a quello avuto di natura, non possiamo sapere cosa stanno passando” ha detto la King, che a Melbourne Park non si ritroverà con la Court, contro cui aveva giocato la finale esattamente 50 anni fa: quest'ultima, infatti, ha declinato il consueto invito di Tennis Australia. Rimarrà dalle sue parti “a pescare”, forse per evitare polemiche o di dover rispondere a domande sull'argomento.

BILLIE JEAN COME MARTINA
Sabato 27 gennaio, durante la premiazione del singolare femminile, il trofeo sarà consegnato proprio dalla King, che in passato si era detta favorevole a uno stadio intitolato alla ex rivale. “Un palmares come il suo non poteva essere ignorato. Quando parlavo con la gente in Australia e il Centrale fu intitolato a Rod Laver, ho subito chiesto se avrebbero fatto qualcosa per Margaret. Per questo era davvero contenta quando le hanno intitolato l'impianto”. Era il 2003: le sue convinzioni hanno iniziato a traballare l'anno scorso, ma adesso ha definitivamente cambiato opinione. Le idee della King si aggiungono a quelle di un'altra icona del nostro sport: Martina Navratilova. Anche lei aveva chiesto di cambiare nome allo stadio, che peraltro è stato rinnovato nel 2015. “Per me è giusto che rimanga nella Hall of Fame – ha detto la Navratilova – il fatto che Margaret abbia delle opinioni omofobiche non cancella i suoi successi, non c'è dubbio, ma non è corretto intitolarle un edificio”. La King ha poi aggiunto che le sarebbe piaciuto incontrare la King durante l'Australian Open per parlare dell'argomento. In fondo si sono affrontate diverse volte e appartengono alla stessa generazione. Come detto, la Court non ci sarà. “Non vedevo l'ora di vederla, di solito ci sediamo una accanto all'altra, pranziamo insieme… Crede che io possa convertirmi”. Craig Tiley, direttore del torneo, ha detto che l'eventuale cambio di nome della Margaret Court Arena non è di pertinenza di Tennis Australia, ma del Governo dello Stato del Victoria. La posizione federale è comunque chiara: non farà pressioni affinché ci sia il cambiamento. “Tutti hanno il diritto di dire quello che vogliono, ma esiste anche il diritto di replica – ha detto Tiley – Billie Jean conosce il nostro pensiero in merito alle sue opinioni”.