In un’intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa, Paoli Vertolucci ha detto la sua sulla rivalità Alcaraz-Sinner, Nole Djokovic e un possibile terzo incomodo
foto Ray Giubilo
Paolo Bertolucci, Jannik Sinner ha battuto Novak Djokovic tre volte di fila, e quattro delle ultime cinque: ormai lo ha domato?
«Sì, mentre in passato potevi pensare: ‘questa l’ha persa, ma la prossima può vincerla’, la finale di Shanghai sembra una pietra tombale sulla rivalità».
Fra l’altro è stato un buon Djokovic, considerati i 14 anni di differenza.
«Ha retto un set, nel quale sul proprio servizio entrambi sono stati al massimo 0-30, facendo anche più punti di Jannik. Poi la partita si è decisa nel tie-break, con un passante di Jannik e un errore a rete di Novak. Nel secondo, calato al servizio, Djokovic non ha più dato l’idea di poter recuperare, non c’è più stata storia».
Merito anche di un Sinner impressionante.
«Sinner è d’acciaio. Non ti dà mai il minimo appiglio, gli altri non riescono a tenere il suo ritmo. Esattamente quello che faceva Djokovic ai suoi avversari qualche anno fa…».
Mentre Sinner e Djokovic si affrontavano in campo, in tribuna Federer e Alcaraz sedevano accanto.
«Sì, è un paragone giusto. Una coppia in tribuna e una in campo, e se andiamo a guardare le caratteristiche tecniche, chi assomiglia di più a Djokovic è Sinner, mentre Alcaraz ricorda Federer, perché ha un tennis più brillante, e quindi più difficile. Diciamo che erano accoppiati bene».
Chi è più forte?
«Il ‘picco’ più alto lo produce Alcaraz. Ha più soluzioni: palla corta, stop volley, servizio, fisicamente è più rapido ed elastico. Però ogni tanto gioca da juniores, si dimentica di essere 30 pari e cerca il lob liftato per compiacere il pubblico, invece di badare al sodo».
E’ più incostante anche nel corso della stagione.
«Basti pensare che quest’anno ha vinto due Slam, eppure è staccato di oltre tremila punti in classifica da Sinner. Al Roland Garros e a Wimbledon per due settimane sa toccare livelli irraggiungibili per gli altri, e la settimana dopo perde da… Machac. Passa da una vittoria a una sconfitta in ottavi, Sinner almeno in finale ci arriva sempre».
E’ destino che Jannik gli stia davanti ma continui a soffrirlo negli scontro diretti? Quest’anno delle sei sconfitte che ha incassato, tre sono firmate Alcaraz.
«Sinner continuerà a migliorare, ne sono certo. Deve comunque puntare sulla solidità e sulla costanza e sperare che il giorno in cui lo incontra Alcaraz sia al 95 per cento invece che al 99 o al 100. Fra di loro non c’è tanta distanza, ma spesso i match sono decisi da quei 7,8 punti nei quali il miglior bagaglio tecnico dello spagnolo fa la differenza».
L’idea che anche Alcaraz possa migliorare non è tranquillizzante…«Voglio vedere invece se il suo coach, Juan Carlos Ferrero, riuscirà a ‘inquadrarlo’. Carlos, non dimentichiamolo, ha due anni meno di Sinner. Non sarà mai Nadal o Ferrer, è più bello e meno continuo. Ma se improvvisamente dovesse ‘quagliare’ anche in continuità, sarebbero guai per tutti».
Djokovic è nato come terzo uomo fra Federer e Nadal, e li ha poi superati come vittorie. Chi può essere il terzo incomodo fra Sinner e Alcaraz?
«I candidati, con il declino inevitabile di Djokovic, sono loro due. Il guastafeste poteva essere Rune, che però si sta rivelando una delusione. Ora mi piace molto il ceco Jakub Mensik. Ha solo 19 anni, quindi è presto, ma fra un paio d’anni lo vedo sul podio a dare fastidio a Carlos e Jannik».
Sinner ha vinto sette tornei, due Slam, tre Masters 1000, è già certo di essere il 19esimo numero 1 di fine anno. Che traguardo gli manca?
«Credo che ora stia pensando a Parigi-Bercy, e poi più alle Finals che alla Coppa Davis. Perché la coppa l’ha già vinta, le Finals ancora no».