L’ex capitano di Davis vanta uno straordinario 19esimo posto nella classifica All-Time di vittorie nel set decisivo. Federer è solo 31esimo. Guida Borg davanti a Djokovic.
Bjorn Borg guida la classifica All Time dei più vincenti al set decisivo. Bertolucci è 19esimo
Di Riccardo Bisti – 10 aprile 2012
I PIU' VINCENTI NEL SET DECISIVO
L’ATP ha reso nota una statistica piuttosto interessante: il bilancio vittorie-sconfitte nei match giunti al set decisivo. Questa speciale classifica è guidata da Bjorn Borg con il 75.9% di vittorie (123 successi e 39 sconfitte), seguito da Djokovic, Connors, Nadal e McEnroe. Stupisce (ma non troppo) la 31esima posizione di Roger Federer, che in questo ranking appare quasi un “giocatore qualsiasi”. Nei match giunti al set decisivo, lo svizzero vanta un bilancio di 147 vittorie e 84 sconfitte, con una percentuale del 63,6%. Federer è un campione dal leggenda ma è risaputo che fatica quando deve lottare spalla a spalla con l’avversario, quando il match non è più soltanto una questione tecnica. Federer è nettamente dietro a Paolo Bertolucci (migliore italiano), che con il suo 65,6% (84 vittorie e 44 sconfitte) coglie un buonissimo 19esimo posto. Nella top 100 troviamo anche Corrado Barazzutti (73esimo) e Adriano Panatta (93esimo). Sono 264 i giocatori che hanno vinto almeno il 50% dei match giunti al terzo (o al quinto) set. Il sito dell’ATP fornisce gli interessanti pareri di diversi ex giocatori sulla questione. Una cosa è certa: quando il match arriva al set decisivo, il tennis diventa un altro sport. “Bjorn Borg sapeva assorbire la pressione – racconta Brian Gottfried – Qualunque fosse il punteggio, non potevi mai darlo per vinto. E’ sempre riuscito a cavarsela”. La top 10 è chiusa da Sampras, Newcombe, Murray, Kriek e Becker. Johan Kriek, vincitore di un paio di edizioni dell’Australian Open, ha spiegato i segreti per vincere questo tipo di incontri. “Le chiavi dei miei successi erano il fisico, la tenacia, la velocità e l’atteggiamento di chi non si dà mai per vinto. Io ero sempre aggressivo: giocavo per vincere, e non per evitare di perdere”.
Ma quali pensieri attraversano la mente all’inizio di un set decisivo? Justin Gimelstob, ex discreto giocatore americano e oggi membro del Board ATP, dice: “Il migliore consiglio che io abbia mai ricevuto è stato quello di concentrarsi sui modelli che erano stati vincenti e cambiare quelli che non avevano funzionato. Questo ragionamento funziona soprattutto nei momenti importanti, come l’inizio di un set decisivo”. La pensa così anche Brian Gottfried: “Devi imporre il tuo piano di gioco, ma devi anche provare a servire per primo in modo da mettere pressione al tuo avversario quando il set va avanti”. L’ultimo ragionamento è particolarmente valido. Servire sul 4-5 è una delle situazioni più delicate: esistono centinaia di casi di break subiti proprio in questa situazione, quando ormai non c’è più tempo per recuperare. Secondo Gottfried la tenuta fisica è importante, ma di solito la differenza viene fatta dallo stato d’animo. Kriek è d’accordo, ma pone l’accento anche su aspetti tecnici: “Bisogna cercare di non sbagliare mai la risposta quando l’avversario serve la seconda palla, e poi bisogna tentare qualche soluzione a sorpresa”. Un maestro degli aspetti mentali, poi spiegati nel suo best-seller “Winning Ugly”, era Brad Gilbert, giunto al numero 4 ATP senza particolare talento. “Guai pensare al proprio avversario. E’ necessario concentrarsi su se stessi, pensando a quello che puoi fare tu”. Gilbert ha poi rivelato un aneddoto di quando allenava Andre Agassi. “Un anno, il giorno in cui è finita la stagione, Andre ha iniziato a concentrarsi sul duro allenamento. Lo faceva in funzione di eventuali quinti set nella calura australiana. Voleva essere pronto, e aveva dato tutto. Andre aveva la capacità di chiudere i punti in pochi scambi, ma faceva ugualmente stancare gli avversari". Nella classifica all-time, Agassi è 27esimo. Ma è evidente che la sua statistica è “sporcata” dai lunghi periodi di black out.
Vale la pena fare i complimenti a Paolo Bertolucci, che a dispetto del soprannome di “Pasta Kid” era un vero lottatore. Chi avrebbe mai pensato di trovarlo davanti a mostri sacri come Vilas, Higueras, lo stesso Agassi, Federer, Chang, Nastase, Edberg e tanti altri? La verità è che Bertolucci (oggi apprezzato commentatore di Sky Sport) aveva una straordinaria tenuta mentale, la stessa che nel 1977 gli ha permesso di vincere il torneo di Amburgo. La sua capacità di leggere la partita e ogni sua situazione, poi, lo ha reso un ottimo coach e un grande capitano di Coppa Davis. A distanza di anni, persino i freddi numeri del computer se ne sono accorti.
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