Dopo la prima vittoria Slam, ecco il primo piazzamento al terzo turno per Matteo Berrettini. In un campo 7 infuocato (dal sole) il romano regola in quattro set Ernests Gulbis. I doppi falli del lèttone lo aiutano, ma lui gestisce le situazioni con la maturità di un trentenne.

Quattro anni sono tanti, nello sport un’eternità. Il 9 giugno 2014 Ernests Gulbis passava la linea di confine che separa un giocatore da un grande giocatore che, nel tennis, ha un riferimento esatto: la top-ten. Il lèttone ci arrivava dopo aver raggiunto la sua prima – e fin qui ultima, e molto probabilmente tale resterà – semifinale Slam. Lo fece a Parigi, indiscutibilmente il suo torneo. Sei anni prima a Porte d’Auteil raggiunse il primo quarto di finale Slam, ma nel 2008 come nel 2014 sul suo selciato trovò Novak Djokovic. Oggi, invece, il ritorno di fiamma col Roland Garros si consuma a metà – forse meno – e il cammino di Ernests, partito dalle qualificazioni, s’arresta solo al secondo turno contro un magnifico Matteo Berrettini.

QUANDO CONTA
Il meglio quando conta
. Facile, no? È esattamente quanto fatto da Berrettini, che poi è anche l’anima di questo Gioco: non giocare meglio i punti importanti, ma vincerli. E Matteo, sostanzialmente, li ha vinti tutti, eccezion fatta per quel paio che gli sono costati poi il secondo set. Il 6-2 3-6 6-4 6-3 che lo ha spinto al terzo turno è fatto anche di errori… ma errori altrui. La rendicontazione ufficiale ne calcola 67 sul groppone di Gulbis, ovverosia più del doppio del suo avversario con soltanto 7 vincenti in più (32-39), il che nei numeri equivale a una sconfitta certa. Berrettini si fa così vendicatore azzurro, battendo chi aveva sbattuto fuori dalle qualificazioni Travaglia e Giannessi, ma si è abbastanza certi che questo non sarà in cima ai pensieri del romano in questo momento.

VIZIETTI
Il carattere non si cambia”, dicono le fidanzate in procinto di mollarti. Nel tennis, più o meno, vale lo stesso con un pugno d’eccezioni illustri. Tra queste, non c’è Gulbis. I tic, le routine, le baggianate sono sempre le stesse. È un libro aperto, nonostante non venga sfogliato da un po’, almeno a determinati livelli. Le palle fatte saltellare in mano, il mini-lancio prima di alzarsi la pallina e servire, i dropshot, le catenate di rovescio, i doppi falli. Berrettini, anni 22 e romano doc, è sostanzialmente perfetto nelle 2 ore 45 minuti che occorrono per mettere nero su bianco la più importante vittoria in carriera, quella che lo porta per la prima volta al terzo turno di un Major tre giorni dopo il primo successo Slam. Il feeling dannoso coi doppi falli costa a Gulbis il primo set. Ne fa uno nel game d’apertura assieme ad altri tre disastri equamente distribuiti con gli altri colpi, mentre raddoppia nel settimo gioco, di fatto disarmandosi da solo. Berrettini è preciso, concreto, pragmatico, intasca i “presents” come Gulbis li chiama rivolgendosi a coach Gunther Bresnik e in mezz’ora esatta è già 6-2 per "Berretto".

PALLA AL CENTRO
Nel secondo set Gulbis termina coi dialoghi – non corrisposti peraltro – col suo allenatore e, finalmente, gioca. Per riequilibrare la situazione, tuttavia, Ernests è costretto a rovistare nella spazzatura con umiltà, e là ci trova un tesoro. Il primo doppio fallo del romano – che sarà il leitmotiv della partita – gli offre la prima palla break e ci si avventa col dritto vincente. I servizi comandano il resto fino al 6-3 lèttone nel frastuono degli indemoniati tifosi bosniaci che festeggiano la vittoria di Dzumhur nel campo attiguo.

SPALLATA
Banalmente è il terzo set a dirimere la questione. Lo scossone si palesa nel cuore dell’atto, ma il colpo di scena arriva in coda. Il quarto game è quello che lancia Berrettini e, anche qui, Gulbis fa una strage col servizio: tre doppi falli fanno da incipit ad altrettante palle break; soltanto nelle prime due il lèttone rimedia, mentre fa cilecca col suo colpo, il rovescio, alla terza chance. Berrettini pare crollare sul più bello quando, dopo aver sanato tre palle break nel game più importante e aver sciupato con un errore marchiano il set point, concede il controbreak. Il copione tennistico che prevede la caduta del meno esperto viene tradito da un game orripilante di Gulbis, il decimo, quello in cui serviva per completare l’aggancio sul 5-5. Matteo mette le zampe sul set firmandolo per 6-4 e parte forte anche nel quarto. Al contrario, Gulbis vive in apnea i primi turni di battuta – salva due palle break sia nel secondo game, sia nel quarto – prima di affogare poco dopo. Ancora il doppio fallo – uno della collezione dei 15 totali – condanna Ernests e lancia Berrettini che non si volta più indietro e con la personalità di uno che ha dieci anni in più sigilla il 6-3 finale. Ed è tempo di esultanza.

ROLAND GARROS, 2° turno maschile:
Matteo Berrettini (ITA) b. Ernests Gulbis (LET) 6-2 3-6 6-4 6-3