di Fabrizio Salvi – foto Ray Giubilo
Diciamoci la verità, non è stata una gran finale quella della 41esima edizione del torneo ATP 500 di Rotterdam. I due giocatori, Berdych e Cilic, non hanno saputo regalare le emozioni come ogni evento conclusivo di un torneo richiederebbe. Il pubblico non ha mai avuto un sussulto, un attimo di pathos o semplicemente non ha avuto neanche occasione di battere le mani per applaudire una grande giocata di uno dei due contendenti.
Gli ultimi, decisivi, momenti della finale odierna tra Berdych e Cilic a Rotterdam
Il presupposto era quello di un match tosto, da giocare a suon di servizi e di dritti per muovere gli avversari, come se fosse stato un gioco di strategia. I due giocatori hanno caratteristiche e gioco per certi versi speculari ma, evidentemente, qualità mentali e attitudine alla vittoria differenti. Ha vinto Berdych per 6-4 6-2. Il ceco 28enne, che a suon di ace e di dritti vincenti ha messo in chiaro fin dal primo game chi fosse il più forte tra i due.
Il primo set fa divertire fino al quarto game, un po’ poco. Cilic ha le sue occasioni, soprattutto in avvio, quando nel secondo gioco non sfrutta tre palle break che il ceco gli ha concesso. Non sa ancora che sarà la sua unica chance di mettere il naso avanti nell’arco dell’intero incontro. Nulla da dire sulla conduzione del resto del set di Berdych che, a suon di Ace e dritti sulla diagonale di Cilic arriva a conquistare il primo parziale.
Il secondo set non parte meglio né per Cilic né per noi spettatori che ci attendevamo una reazione del croato. Break subito in avvio. Il resto del match è sembrato pura accademia di Berdych che non ha praticamente dovuto sudare per battere il suo avversario. Cilic è rimasto vittima più delle sue paure e del suo atteggiamento rinunciatario, che del gioco del suo avversario che, con schemi piuttosto elementari, riusciva quasi sempre a vincere il punto.
Ci aspettavamo di più da questa finale che si chiude dopo un ora e un quarto senza particolari ovazioni, ma che darà almeno a Berdych la soddisfazione di essere tornato a vincere un torneo prestigioso come quello di Rotterdam.