Il neo 33enne ha chiarito le sue condizioni: il problema alla schiena richiede esercizi quotidiani che lo hanno convinto a lasciar perdere il 2018, con l'obiettivo di tornare in Australia. Intanto ha scoperto i vantaggi della vita fuori dal tennis: “Però sarebbe stato un peccato ritirarmi e vanificare tutto”.

Fino a qualche anno fa, Tomas Berdych era considerato un bel ragazzone dagli ottimi gusti in fatto di donne (la moglie Ester Satorova è considerata una delle più belle WAGS del tennis), nonché un ottimo tennista, ma senza grande anima. Su Twitter, invece, è stato una rivelazione e ha mostrato una vivace personalità che ne ha cambiato l'immagine. Sul campo, tuttavia, non lo si vede da tre mesi. Un problema alla schiena continua a tenerlo fuori e per qualche tempo ha scelto di proteggere la propria privacy. Si è rivisto una settimana fa per l'inaugurazione di un nuovo Centro Tecnico a Prostejov: con lui c'erano Jiri Novak e lo storico compagno di Davis Radek Stepanek. Ha tirato qualche palla, ma non ha parlato granché del suo futuro. Aveva in programma una conferenza stampa che si è svolta martedì, il giorno dopo il suo 33esimo compleanno. Appena compiuta l'età di Cristo, Tomas ha scelto la via della resurrezione tennistica. O, almeno, ci vuole provare. Il problema alla schiena è serio: “È frutto di un affaticamento dovuto ai grossi carichi di lavoro: ho dovuto “liberare” quella parte del corpo e rafforzare i muscoli. Inoltre sono stato vittima di tante infiammazioni”. L'infortunio è stato favorito dalla sacca che si era creata qualche anno fa, quando si fece male all'anca. Per tutelare quella parte del corpo, ne ha sollecitate altre. Capita. E allora ha vissuto un'estate diversa. Da una parte, 90 minuti di esercizi al giorno, dall'altra una libertà a cui non era più abituato. Ha fatto tanta bicicletta (“Ma per avere l'autorizzazione mi faccio controllare una volta a settimana. Mi danno l'OK anche per correre. Il golf no, può essere pericoloso”), ha avuto tempo per andare a trovare i genitori nella città natia, e si è concesso parecchie vacanze. È stato in Italia, addirittura due volte in Grecia, poi si è concesso un giro in auto con i suoi amici. Sono arrivati fino alle Alpi austriache, guidando per un paio di giorni in al volante di auto sportive. Questa vita gli piace, ma non ha perso la motivazione.

PRIMI ALLENAMENTI A OTTOBRE-NOVEMBRE
“Amo ancora molto il tennis, mi piace – continua – ma voglio tornare in campo con l'idea di essere in forma e avere un solo avversario da battere: chi c'è dall'altra parte della rete, non me stesso”. L'obiettivo è presentarsi in buona forma in Australia, magari giocando un torneo prima di tentare la fortuna all'Australian Open, in cui ha espresso il suo miglior tennis del 2018, cedendo solo nei quarti a Roger Federer. Per farlo, tuttavia, vuole evitare il rischio di ricadute e non come gli è capitato nella prima parte dell'anno, in cui i dolori sparivano "ma poi tornavano dopo pochi giorni”. Zero vittorie sulla terra battuta, poi la sconfitta al Queen's contro Julien Benneteau lo ha convinto ad alzare bandiera bianca, sia pure in via provvisoria. “In realtà ho pensato anche al ritiro, ma poi ho pensato che non fosse il caso, avrei vanificato tutto il lavoro che sto facendo. Anche se è bello avere un po' di tempo per calmare la mente e rilassarmi”. Come detto, ha ripreso la racchetta in mano e ha avuto buone sensazioni. Temeva di essersi dimenticato come si gioca, invece è stato come se non si fosse fermato. Tuttavia, gli allenamenti "veri" dovrebbero iniziare a fine ottobre, massimo inizio novembre. Berdych si è espresso anche sulla riforma della Davis. Aveva il titolo per farlo, avendo giocato ben 67 partite (con 50 vittorie e due titoli): tra i cechi, soltanto Jan Kodes e Roderich Menzel hanno giocato più di lui. La nuova formula non gli piace perché toglie la possibilità di giocare davanti al pubblico di casa. “Ad ogni modo, avevo già dato l'addio ufficiale alla Davis. Ho preso una decisione e non vorrei cambiarla. Inoltre, non riconosco questo formato”. Quello che sta succedendo nel tour è uno stimolo in più a provarci con il massimo impegno. Nelle prime settimane si era un po' staccato, limitandosi a dare un'occhiata alle semifinali e alla finale di Wimbledon. Poi, piano piano, a iniziato a seguire i risultati. “E ho notato che non è successo niente là in cima. Ci sono gli stessi di cinque anni fa”. Dunque, potrebbe esserci spazio anche per lui. A seguirlo nel suo ritorno, oltre alla moglie (“Mi ha chiesto se andremo in Australia”), ci sarà coach Martin Stepanek. I due hanno raggiunto un accordo di massima, segno che Tomas sente di avere ancora un colpo in canna, anche se – ovviamente – oggi non pensa a vincere tornei. Anche perché ha scoperto che la vita fuori dal tennis non è così male.