di Federico Mariani – foto Getty Images
Bernard Tomic, Nick Kyrgios, Thanasi Kokkinakis. Tre fenomeni, tre potenziali crac del tennis mondiale, tre possibili alfieri dell’età dell’Oro australiana. Lo scampolo di 2015 appena trascorso consegna in dote al tennis la fragorosa esplosione di Kokkinakis, la conferma di animale da Slam di Kyrgios e, soprattutto, la redenzione di Tomic. E’ proprio su quest’ultimo che, forse, vale spendere qualche parola in più per quanto bene sta facendo nella stagione in corso.
Forse oscurato, nell’accezione positiva del termine, dall’impeto e dalla baldanza dei più giovani connazionali, Tomic è riemerso da quella spirale negativa che lo aveva avvolto nelle ultime due stagioni. Ora il nativo di Stoccarda è palesemente un giocatore rinnovato, nella testa prima che nel tennis. E’ sufficiente vedere il suo atteggiamento in campo per rendersene conto, ed il risultati certificano l’inversione di rotta.
Nel 2015 Tomic ha centrato l’obiettivo minimo dei quarti di finale in sei tornei su sette, trovando una continuità di rendimento per lui pressoché inedita. Risultati che gli hanno permesso di issarsi al numero 10 della classifica Race, ovverosia quella che tiene conto dei soli punti raccolti nell’anno solare, e che da lunedì prossimo lo proietteranno alla ventinovesima posizione del ranking, a meno due dal suo miglior piazzamento in carriera raggiunto nel 2012. Qui ad Indian Wells, inoltre, dopo essersi guadagnato il prestigioso scalpo di David Ferrer (quarto top-10 battuto), ha centrato i primi quarti di finale a livello “1000” in carriera.
Fa enorme piacere ritrovare un giocatore che, per come si stavano configurando determinate situazioni nelle passate stagioni, si sarebbe potuto perdere nei meandri di una mediocrità che non gli appartiene, che non può appartenergli. Madre Natura ha generosamente dotato Tomic di un fiume di talento, insieme a Dimitrov sicuramente il più cristallino della sua generazione. Il tennis del naturalizzato australiano non è immediatamente abbagliante perché è un tennis particolare, insolito: Tomic sa accelerare divinamente, ma anche decelerare, cambiare ritmo, possiede la rara capacità di giocare a più velocità, un’abilità riservata a pochissimi eletti.
Dal punto di vista tecnico, notevoli sono i miglioramenti apportati nel 2015, in particolar modo nel dritto, storico tallone d’Achille del tennista aussie. Tomic ha un’impugnatura desueta del dritto che colpisce quasi totalmente piatto, il che non gli permette esasperate rotazioni e spin, pane quotidiano del tennis moderno. Il dritto resta il colpo di relativa debolezza, ma mai come quest’anno pare solido e ficcante.
Il rovescio bimane, invece, è il colpo naturale ed ogni volta che esplode, specie nella variante lungolinea, è pura magia. Il servizio fa male, malissimo, nonostante adotti anche in questo caso un lancio di palla piuttosto personale e, se vogliamo, discutibile. L’aspetto che più impressiona del gioco di Tomic è la disarmante facilità di tennis: l’australiano pare non provare fatica alcuna nel giocare a tennis, è costantemente decontratto, fluido, sciolto. Uno spettacolo vero.
Kyrgios e Kokkinakis con le loro recenti imprese hanno tolto la luce dei riflettori su quello che moltissimi auspicavano potesse diventare il prossimo numero uno. Stare un po’ nell’ombra ha giovato oltremodo a Tomic, e vedere i suoi connazionali, uniti ad altri giovanissimi di assoluto livello come Coric e Zverev, spingere sull’acceleratore ha rappresentato un’extra-motivazione. Ieri, però, al termine della sfida-derby con Kokkinakis, lo sguardo di Tomic era quello di chi vuole ribadire che “sì, ok sono bravi questi ragazzini, ma io sono il numero uno”.
E basta vedere lo sguardo per capire tante cose. Un anno fa gli occhi dell’australiano erano spaesati, svogliati, spenti, ai limiti del menefreghismo. Ora in quegli occhi c’è il fuoco di chi pare aver trovato la sua strada. Il tennis ha finalmente riabbracciato uno dei suoi figli più dotati. Bentornato Bernard!