Nonostante la sconfitta, il rientro di Patty Schnyder a quattro anni dal ritiro è da considerarsi positivo. “Ora faccio l'allenatrice e gioco la Bundesliga, ma hai visto mai…”. In carriera ha giocato 59 Slam: intanto non si separa mai dalla figlia… 

E' difficile capire cosa sia passato per la testa di Patty Schnyder quando ha deciso di tornare a giocare. Ex top-10 e semifinalista Slam, aveva annunciato il suo rientro un mese fa al torneo ITF di Versmold, poi si era cancellata all'ultimo momento. Appuntamento finalmente concretizzato in questi giorni a Darmstadt, dove ha perso al primo turno contro Sofiya Kovalets con il punteggio di 7-5 4-6 7-5, sebbene sia arrivata ad un passo dal successo (ha servito per il match sul 5-3 al terzo). A quanto pare, nemmeno lei sa le ragioni per cui ha scelto di riprendere la racchetta. “Non c'è un motivo in particolare – ha detto – vorrei soltanto divertirmi e giocare contro alcune buone giocatrici. Adoro la competizione. Tra l'altro non ho mai davvero smesso, visto che alleno ad Hannover e gioco la Bundesliga a Braunschweig. L'età? Non mi sento vecchia, sono in forma e voglio mettermi in discussione!”. Durante il match, tuttavia, ha mostrato parecchia ruggine. “Nel primo set ero un po' nervosa, ma nel complesso è stato divertente – ha proseguito – mi piace molto scambiare sulla terra battuta. A un certo punto sono entrata in partita, ma lei quest'anno aveva già giocato 30 o più partite. Peccato per il primo set”.Il match è durato tre ore e il pubblico (raramente si vede così tanta gente a un ITF femminile) era tutto schierato per la svizzera. “Davvero una bella esperienza, l'atmosfera era tranquilla e rilassata. Non sembrava che stessero organizzando per la prima volta. Anche se, in effetti, non ricordo bene l'ambiente nei piccoli tornei quando ho iniziato…è passato troppo tempo!”


ALLENATRICE E TENNISTA PART-TIME

Sul piano tecnico, la Schnyder è sempre stata una giocatrice piacevole. Mancina, sa buttare l'avversaria fuori dal campo con un bel dritto incrociato, poi è molto efficace con la palla corta. Avanti 4-1 nel terzo, non aveva più energia. Il servizio l'ha abbandonata, si è fatta prendere dalla fretta e ha commesso qualche errore che ha consentito alla Kovalets di vincere la partita. “Il mio impegno si inserisce nel contesto del mio ruolo di coach: ammetto di non essermi allenata particolarmente per questo torneo, ma nella mia vita sto facendo molto. Anche per lei”. “Lei” è la sua bimba di sette mesi, Kim Ayla, che Patty si porta dietro ovunque, persino nelle conferenze stampa. La storia del tennis insegna che la vita da professionista è compatibile al ruolo di mamma: l'ultimo caso, molto felice, è stato quello di Kim Clijsters. E' troppo presto per capire se Patty ci proverà sul serio, ma pare che ad agosto possa alzare l'asticella, provando un torneo da 75.000 dollari a Praga. “Ma non ho un programma ben definito in mente. Andrò un po' dove capita, non ho obiettivi né di tornei né di classifica. Mi godo il presente”.


LE HA BATTUTE TUTTE!

Patty si era ritirata quattro anni fa, dopo il Roland Garros 2011, 69esimo Slam dopo una carriera lunghissima e costellata da 11 titoli WTA più la semifinale all'Australian Open 2004, uno dei 59 Slam giocati. Numero 7 WTA, è rimasta tra le top-10 per ben 94 settimane e vanta successi contro giocatrici di almeno tre generazioni diverse: Graf, Sanchez, Hingis, Davenport, Henin, Clijsters, Capriati, Serena Williams, Ivanovic, Wozniacki e tante altre. Patty si è fatta notare anche fuori dal campo: nel 2003 si è sposata con il coach Rainer Hofmann, ma i due si sono separati dopo una decina d'anni di matrimonio (si era anche diffusa la voce che lui avesse problemi economici). Attualmente Patty sembra avere trovato stabilità e serenità con il 40enne tedesco Jan Heino, Attualmente vivono ad Hannover e hanno avuto un unico problema: aggiungere “Ayla”al nome della figlia, perché le autorità tedesche non considerano “Kim” un nome completo femminile. Oggi Patty è felice, il tennis è nuovamente la sua vita. Non parla di obiettivi e forse è sincera, ma acciuffare il 60esimo Slam in tabellone potrebbe essere un traguardo tanto affascinante quanto fattibile. Ci avrà pensato?