di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
L’hanno massacrata quando era in cima al ranking in quanto indegna di cotanta classifica. Le hanno fatto pesare la mancanza di titoli dello slam nel suo carniere. Forse colpevole di non essere altrettanto avvenente come la connazionale Ana Ivanovic, Jelena Jankovic è sempre stata mal sopportata nel “salotto buono” del tennis mondiale. L’anno appena passato era parso confermare tutte le perplessità sollevate dai suoi detrattori nel corso del magico 2008. Ed invece, Jelena ha capito quello che non andava, decidendo di separarsi dal suo storico allenatore Ricardo Sanchez, per affidarsi alle sapienti mani di Chip Brooks, l’ex direttore dell’Academy di Bollettieri in cui JJ è cresciuta da ragazzina. Si è allenata tanto in palestra, non abbastanza, però, per sollevare il pesantissimo trofeo messo in palio dagli organizzatori del torneo di Indian Wells, il primo evento “mandatory” della stagione 2010.
E’ stato questo l’unico contrattempo di una giornata davvero indimenticabile per la serba che ha dominato in finale, una Caroline Wozniacki troppo passiva per poter opporre una valida resistenza alle geometrie di Jelena. La sconfitta non impedirà alla danese di salire per la prima volta in carriera al numero 2 del ranking, alle spalle della sola Serena Williams, nei confronti della quale potrebbe accorciare ulteriormente le distanze a Miami. La numero 1, infatti, diserterà anche il torneo di Key Biscayne (questa volta per infortunio), non potendo così difendere la finale dello scorso anno.
I precedenti della finale odierna (3-0 Jankovic), non potevano non confortare la serba che, più di una volta in carriera, è sembrata farsi condizionare eccessivamente (in negativo) dal bilancio degli head to head. Troppo fallosa di dritto, la danese non è mai riuscita a liberarsi dalla morsa della Jankovic, brava a partire subito forte e a non voltarsi più indietro. Avanti 4-0, la serba ha saputo contenere la parziale rimonta della Wozniacki (4-2), per poi chiudere il primo set 6-2 e strappare subito il break in apertura di secondo set. Un parziale di 6 giochi consecutivi che ha indirizzato in maniera univoca anche un secondo set in cui Jelena non ha concesso alcuna palla break, senza peraltro mai essere costretta ai vantaggi.
Alla fine della fiera californiana, l’avversario più ostico dell’intero torneo per la Jankovic, si è rivelata essere nei sedicesimi la nostra Sara Errani. Lo scricciolo azzurro era stato in grado di portarsi a due punti dal match (sul 6-6 del tiebreak del secondo set, dopo aver recuperato uno svantaggio di 6-1) e avanti 4-2 nel terzo (con 3 palle break consecutive per il 5-2), prima di finire la benzina dopo 2 ore di tennis giocato a livelli altissimi.
Buon per la Jankovic che poi non ha avuto particolari problemi a liberarsi, nell’ordine, di Peer, Kleybanova, Stosur ed, infine, Wozniacki. La serba ha così approfittato dell’assenza delle sorelle Williams e di Dinara Safina, per un tabellone che era guidato da Svetlana Kuznetsova, ma che è stato falcidiato dalle eliminazioni precoci della stessa Top seed russa (all’esordio contro la Suarez Navarro), e da quelle delle rientranti belghe e di una Maria Sharapova che continua a dimostrare tutta l’inaffidabilità di un fisico troppo fragile. Masha sarà così costretta a dare forfait all’imminente torneo di Miami che rappresenterà per molte ragazze l’occasione per un pronto riscatto, dopo le varie debacle cui si è assistito a Indian Wells. Con questo titolo, il 12° della sua carriera, Jelena risale all’8° posizione del ranking e può guardare con moderato ottimismo al futuro. Sappiamo come lei abbia la capacità di migliorare partita dopo partita, torneo dopo torneo. Se là davanti in classifica dovessero “guardarsi” un po’ troppo, non ci sorprenderemmo, tra pochi mesi, di rivedere JJ nei primi posti del ranking. Quelli che tanto fanno adirare i suoi detrattori.
© 2010 “Il Tennis Italiano” – Tutti i diritti riservati
[$EmbedVideoYouTube ID:=”ULgsSe9JicY”; $]
Lo straordinario match di 3° turno tra Jelena Jankovic e Sara Errani