Nonostante l'ennesima dura sconfitta, il 42enne toscano non perde la fiducia e continua a sperare di entrare nel ranking ATP. Le difficoltà e gli ostacoli di un giocatore che impressiona per la capacità di tenere duro. Ma i regolamenti ATP sono un problema… 

BRESCIA – La sua avventura è durata appena 37 minuti e gli ha fruttato un solo game. Però Enrico Becuzzi resta un grande personaggio, tanto che un paio d'anni fa si occupò di lui persino il Wall Street Journal. A modo suo, è un esempio di abnegazione e fiducia nei propri mezzi. Al Trofeo Città di Brescia (42.500€, Play-It) ha perso al primo turno delle qualificazioni, un netto 6-0 6-1 contro il portoghese Goncalo Oliveira, 22 anni più giovane di lui. Già, perché Becuzzi ne ha 42 e non ha punti ATP in singolare (“Ma in doppio sì” ricorda con orgoglio). Li ha avuti una dozzina d'anni fa, quando però bastava una wild card per entrare nel cervellone elettronico dell'ATP. Oggi no, bisogna vincere almeno una partita in un tabellone principale. Qualunque esso sia. Nonostante l'età e le sonore sconfitte (quest'anno ha un bilancio di 3 vittorie e 24 sconfitte, la maggior parte molto pesanti) continua a lottare. Ci crede davvero. “Oggi il primo set è andato via troppo velocemente, ma nel secondo ho preso fiducia. Ho scambiato di più, ho vinto qualche punto da fondocampo e mi sono procurato un paio di palle break. Ma lui ha continuato a giocare a una certa intensità e mi ha dato 6-1. Il problema era il campo molto veloce, non c'ero abituato. L'avevo provato soltanto mezz'ora venerdì sera”. Becuzzi si è presentato a Brescia pur essendo in piena fase di preparazione. “Infatti sono un po' imballato, ma ci tenevo a giocare per non perdere l'abitudine al torneo ed essere più pronto a gennaio. In effetti sono partito piano, lento di riflessi, ma era dovuto soprattutto alla velocità della superficie”. Vedendolo giocare, si ha l'impressione che faccia fatica soprattutto sul piano atletico. Quando la palla è a 2-3 metri di distanza, fatica ad arrivarci. “Ma sui campi in terra o cemento all'aperto non è così – dice il toscano – stavolta la velocità della superficie ha fatto la differenza. Il problema principale sono i tempi di recupero: a 42 anni ho bisogno di più tempo. E poi faccio fatica a tenere un buon rendimento per un lungo periodo. Magari ce la faccio per 40-50 minuti, quando mi servirebbe un'ora e mezza. Per il resto mi sento meglio rispetto a dieci anni fa, anche perché mi alleno in modo completamente diverso. Se mi fossi allenato così all'epoca, chissà…”. Non gli piacciono i se e i ma, però il suo sguardo tradisce più di un rimpianto. Ciò che colpisce è il suo innato ottimismo. Nonostante le sconfitte, continua con l'entusiasmo di un ragazzino sotto la guida di coach Claudio Galoppini e del preparatore atletico Stefano Giovannini. Si allenano intensamente ogni mattina sui campi del Junior Club Livorno. Tre ore e mezza, anche quattro, di duro lavoro.

 

VITA SEMPRE PIU' DIFFICILE

Ma il primo punto ATP non vuole arrivare. “Quest'anno avevo puntato molto sui tornei futures di Sharm El Sheikh, ma ho avuto alcuni sorteggi sfortunati nelle quattro esperienze nel main draw. L'ultima sono stato malissimo perché ho contratto un batterio e ho avuto vomito e dissenteria. Ho perso qualcosa come cinque chili in due giorni. Ho avuto bisogno di un mese e mezzo per rimettermi in sesto. Il punto ATP? Non ci sono mai andato davvero vicino, ma ho avuto le mie chance. Un paio di settimane fa, a Bogotà, ho giocato una partita combattuta e sono sempre stato attaccato al mio avversario, ma poi al momento giusto girava sempre male. E giocavo contro un boliviano che conosce perfettamente l'altitudine”. Poi vai a vedere il risultato e scopri che era finita 6-1 6-1…”Ma io ho vinto 32 punti mentre lui 56, segno che c'è stato un certo equilibrio. Non accade tanto spesso quando c'è un punteggio così netto”. Vien da domandarsi fino a quando avrà voglia di giocare, nella speranza di ottenere l'agognato punto ma anche con il rischio di ottenere una delusione dopo l'altra. Per adesso il futuro non è così definito: “Per ora vado avanti. Potrebbe durare ancora un po', ma magari concludersi a breve. Dipende da una serie di circostanze, su tutte la necessità di prendere qualche punto”. Già, perché i nuovi regolamenti ATP impediscono a un giocatore senza classifica di singolare di iscriversi alle qualificazioni di un ATP o di un Challenger. Se hanno un ranking di doppio possono soltanto presentarsi sul luogo e firmare, nella speranza di poter giocare. Questo fattore, unito ai tumulti geopolitici di questo periodo, potrebbero complicare ancor di più la difficile impresa di Becuzzi. Lui va avanti, con fiducia ma la consapevolezza che “è dura, lo so”.

L'INTERVISTA CON ENRICO BECUZZI – 15 febbraio 2013