Nonostante il complicato finale di stagione, il coach del serbo (in bilico?) dice che la sconfitta al Masters potrebbe restituirgli entusiasmo e motivazioni. “Dopo Parigi ha avuto un calo di motivazioni, fisiologico, che ha messo in difficoltà tutto il team. Però è un agonista: dovessi scegliere un tennista per giocarmi la vita, non avrei dubbi”.

Il 2016 non è terminato nel migliore dei modi per Novak Djokovic. Il serbo, sceso al numero 2 ATP dopo aver avuto anche 8.000 punti di vantaggio su Andy Murray, ha avuto un calo di rendimento spiegabile in tanti modi. Su tutti, una crisi personale che non sembra essersi risolta, al di là degli atteggiamenti di facciata. A parte il folkloristico Pepe Imaz, comparso al suo angolo a Parigi Bercy (era anche a Londra), ci si domanda se Nole abbia in mente un cambiamento tecnico in vista del 2017. Qualche settimana fa aveva detto di non aver ancora raggiunto un accordo con Boris Becker, suo head coach dal 2014. Più di un indizio, insomma, farebbe pensare che il rapporto sarebbe giunto al capolinea. Tuttavia, in un'intervista rilasciata alla CNN, il tedesco ha detto la sua sulla mini-crisi che ha colpito Djokovic dopo il successo al Roland Garros. Ed è un'idea curiosa, originale: a suo dire, l'assenza di Roger Federer e Rafa Nadal è stata un danno per il serbo. “Non ha più avuto avversari – dice Becker – i suoi tempi erano con Nadal, con Federer. Andy è sempre stato il quarto uomo. Insomma, ha perso un po' dei suoi avversari, mentre Murray ha mostrato qualcosa che non aveva mai fatto vedere prima”. Secondo Becker, la prima parte dell'anno è stata fenomenale, con ben 6 titoli in 9 tornei. Il picco è arrivato a Parigi, dove ha finalmente centrato il Career Grand Slam, diventando il primo giocatore a detenere tutti i quattro Major dai tempi di Rod Laver. “Dopo il Roland Garros, naturalmente, la sua motivazione è un po' calata. Non sapeva esattamente quale sarebbe stato il suo nuovo obiettivo”.

FIDUCIA PER IL FUTURO
Lo stesso Nole aveva ammesso di aver perso un po' di motivazione dopo Parigi: secondo Becker, questo ha reso le cose più difficili per tutto il team. “Ci siamo trovati in difficoltà. Si è concentrato su alcune priorità extra-tennistiche, voleva passare più tempo con la famiglia, inoltre aveva altri affari. E' stato una macchina per due anni e mezzo, con l'energia al massimo. Ma dal punto di vista tennistico non sapevamo come fare”. Ovviamente Becker non ha fatto menzione ai problemi personali di Djokovic secondo molti la fonte principale della crisi. Al di là di questo, l'ex Bum Bum è già proteso al futuro. “Novak è un vero agonista. Dovessi scegliere un tennista che debba giocare per la mia vita, prenderei sempre Djokovic. Credo che questo la dica lunga sulla fiducia che ho nei suoi confronti”. Becker ha poi concluso la sua riflessione dicendo che la sconfitta al Masters potrebbe rappresentare una svolta. In effetti, non affrontava Murray da cinque mesi, quindi non aveva ancora toccato con mano l'avvicinamento – e poi il sorpasso – dello scozzese. “Per quanto la sconfitta gli abbia fatto male, probabilmente gli restituirà motivazione e gli darà energia per l'anno prossimo. Alla fine potrebbe essere addirittura un fatto positivo”.C'è un dato che può dare fiducia a Djokovic: nonostante la sua furibonda rincorsa, Murray è stato avvantaggiato dalla buona sorte: dal Roland Garros al Masters, non ha affrontato neanche un top-5. A Londra ha poi superato Nishikori, Raonic e lo stesso Djokovic. Insomma, il numero 1 è meritato. Ma il 2017 chiederà tante, tante conferme e verifiche all'ex moccioso di Dunblane. E Djokovic potrebbe essere il primo ad approfittare di un eventuale calo.