Termina la carriera di Wayne Odesnik: il discusso americano, già squalificato cinque anni fa, risulta positivo a un test antidoping. Gli danno 15 anni, lui si ritira. Generale sollievo nel mondo del tennis. Lui nega l'evidenza: "Ho assunto inconsapevolmente un integratore contaminato"
Finisce nel modo peggiore la carriera di Wayne Odesnik. L’americano, numero 77 ATP nel 2009, ha violato per la seconda volta le norme antidoping ed è stato squalificato per 15 anni. In una nota ufficiale, oltre a non ammettere la colpa, ha ufficialmente annunciato il ritiro. Ciò che colpisce, in questa faccenda, è la reazione degli altri giocatori. Sono tutti contenti, come se il tennis si fosse liberato di una mela marcia che inquinava lo spogliatoio. Pensino Andy Murray (“Bye bye Wayne…good riddance” "Ciao Ciao Wayne…era ora") si è espresso sull’americano. Senza entrare in tecnicismi, che oggi non servono a molto, riportiamo i fatti: Odesnik è risultato positivo a un controllo effettuato lo scorso 14 dicembre dall’USADA (l’agenzia antidoping americana, la stessa che pubblicò il dossier che ha incastrato Lance Armstrong). Stessi esiti per due controlli effettuati dall’ITF, il 17 dicembre e il 12 gennaio. I campioni sono stati inviati ai laboratori accreditati dalla WADA a Salt Lake City e Montreal, rilevando la presenza di più sostenza proibite: methenolone, metaboliti e e GHRP-6. Il methenolone è un anabolizzante, i metaboliti rientrano nella lista di “sostanze ormonali e modulatori metabolici”, mentre ill GHRP-6 fa parte della categoria “ormoni peptidici, fattori di crescita, sostanze affini e mimetiche”. Cinque anni fa fu squalificato per due anni (poi ridotti a uno, come vedremo) perchè a Brisbane gli trovarono in valigia otto fiale di ormone della crescita, elemento sufficiente per cacciarlo dal tour. Il possesso di sostanze proibite, infatti, è equiparato all’utilizzo. Diciamo che gli è rimasto il vizio di utilizzare l’ormone della crescita…
UN PASSATO DA SPIA TENNISTICA
Gli hanno tolto i punti e i dollari conquistati nei tre tornei giocati nel 2015, dove ha chiuso in modo indecoroso. Il suo ultimo match resterà un toppio al challenger di Maui, dove ha giocato un super tie-break semplicemente vergognoso. Si pensava che avesse fretta di recarsi a un altro torneo: probabilmente gli era appena giunta la notizia della positività. Sapeva che era finito tutto e ha scelto di farlo a modo suo. Il modo peggiore. Il comunicato stampa esalta la cooperazione tra ITF e USADA, il cui scambio di informazioni sarebbe “un esempio dei benefici della cooperazione tra le organizzazioni antidoping”. In realtà, non ci sembra che l’antidoping abbia fatto una gran figura. Senza un casuale controllo della polizia doganale australiana, probabilmente Odesnik non sarebbe mai stato trovato, almeno fino ad oggi. E avrebbe giocato altri cinque anni senza problemi. La sua squalifica, subito accompagnata dal ritiro, è stata ben accolta dal mondo del tennis. A parte l’esplicito “era ora!” di Andy Murray, c’è sempre stata la sensazione di un Odesnik malvisto. Quando si seppe dell’ormone della crescita nel 2010, giocò ancora qualche torneo prima della sospensione. A Houston sfidò Sam Querrey, che su una palla contestata gli disse: “nessuno ha chiesto il tuo parere” senza particolare gentilezza. Allora Odesnik ottenne uno sconto di pena in cambio di “assistenza sostanziale” al programma antidoping. Nessuno ha mai capito in cosa consistesse la sua collaborazione, visto lo stretto riserbo del giocatore e delle istituzioni. In realtà, lo abbiamo scoperto un paio d’anni fa quando furono resi noti i filmati di alcuni interrogatori di Odesnik, in cui ammetteva di aver dato informazioni su Koellerer (poi squalificato a vita per aver tentato di truccare diverse partite) e altri giocatori. In altre parole, era una “spia” all’interno del circuito. Ma non è mai stato ritenuto credibile: basti pensare che la sua testimonianza durante il processo Koellerer fu ritenuta carta straccia, tant’è che l’austriaco fu condannato sulla base di altre testimonianze.
"HO PRESO UN INTEGRATORE CONTAMINATO"
Insomma, non l'hanno mai davvero perdonato, anche se un paio d’anni fa si confessò al New York Times dicendo che i colleghi non gli avevano riservato una cattiva accoglienza, ed anzi avevano apprezzato il suo lavorare duro e il “fare le cose per bene”. Nella seconda carriera era risalito fino al numero 103 ATP, nel luglio 2013, pur senza mai entrare davvero nel giro dei “grandi”. Adesso era uscito dai top-200 (l’ultimo ranking lo vede in 267esima posizione) e difficilmente sarebbe tornato in alto, nonostante il discutibile aiuto della USTA, che lo scorso agosto gli aveva regalato una wild card per lo Us Open. Una volta appresa la notizia della squalifica, Odesnik ha immediatamente diffuso un comunicato in cui annuncia il ritiro e spiega la sua versione dei fatti: “Annuncio il mio ritiro dal tennis con effetto immediato. Negli ultimi 10 anni sono stato molto impegnato nel tennis professionistico, lo sport con cui sono cresciuto ed è parte di me. Voglio ringraziare tutti i miei tifosi, la famiglia e gli amici per il loro supporto incondizionato, sin da quando ero junior. Nel dicembre 2014, ho inconsapevolmente ingerito un integratore contaminato. Dopo aver appreso l’esito positivo dei miei test antidoping mi si è immediatamente spezzato il cuore. Le parole non possono descrivere il mio shock e la mia delusione. Essendo il tennista americano più controllato del tour, non avrei mai consumato consapevolmente un sostanza vietata. Il prodotto contaminato si trova attualmente in un laboratorio accreditato in California per ulteriori test a mie spese, e sto valutando le varie opzioni legali”. Su un punto Odesnik dice il vero: nel solo 2014, è stato controllato da 1 a 3 volte nei tornei e 7 o più volte fuori dai tornei. Il tutto dall’ITF, senza contare i tanti controlli USADA. Questo, tuttavia, non basta a scagionarlo. E’ risaputo che le sostanze vietate spariscono abbastanza rapidamente dal corpo. Forse ha fatto male i suoi conti. Sta di fatto che la sua carriera finisce qui, senza risultati e con una terribile reputazione. Ovviamente non bisogna pensare di aver vinto la lotta contro il doping, che anzi continua a fatica (e rilento): Odesnik non è certo il nome che fa scoppiare uno scandalo. Rino Tommasi diceva che il doping dà 6-1 6-1 all’antidoping. Forse il divario non è così netto, ma vince ancora in due set. Soltanto quando il risultato cambierà, beh, potremo vederla diversamente.
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