Tutto (o quasi) quello che abbiamo imparato durante l’ultima settimana di tennis, dalla sconfitta in Davis alla maglia nazionale, dal savoir-faire di miss Adams alle lezioni di smash. E sulla insidiosissima seconda di servizio della Errani… BY LORENZO CAZZANIGA
Via, cominciamo subito con questa, sentita durante Errani-Bacsinszky: “La seconda di servizio della Errani è insidiosissima: praticamente è uguale alla prima”. A suo modo è geniale ma, per solidarietà, cercheremo di difendere l’anonimato.

LA (NON) COPPA DEL MONDO
La Davis ha certamente un suo fascino, capace di trasformare mezzi peones in eroi nazionali. Come Ward, come Nedovyesov. Ma, per carità, non paragonatela ad un Campionato del Mondo di calcio, visto quanto è snobbata dai top players (a questo primo turno hanno rinunciato, tra gli altri, Federer, Wawrinka, Berdych: ve li immaginate Messi, Pogba, Iniesta che rinunciano alla World Cup?). Per questo la sconfitta dell’Italia non deve essere giudicata come un fallimento, esattamente come la semifinale dell’anno scorso non significava essere arrivati tra le quattro maggiori potenze mondiali del tennis. Una convinzione che dovrebbe valere anche quando Barazzutti inneggiava all’esser “Campioni del Mondo” dopo ogni trionfo in Fed Cup. Bisogna aver equilibrio nella sconfitta e, talvolta, anche nella vittoria, riconoscendo il reale valore delle manifestazioni. Ciò che contano sono, primariamente, Slam, Masters 1000 / Premier WTA e ranking mondiali. Il resto è (spesso) pura propaganda.

IL PROVINCIALISMO DI BARAZZUTTI
Per mezz’ora vorrei essere nella testa di Barazzutti, quando il giovedì del sorteggio Davis indica la più improbabile formazione di doppio, che chiaramente può essere cambiata fino a poche ore prima del match. Non credo nemmeno lo faccia per disorientare (sic) gli avversari; temo sia semplicemente figlio di quel provincialismo di cui l’Italia non riesce a liberarsi.

LA FED DI PROVINCIA
E a proposito di provincialismo, può sembrare grottesco ma la scelta di giocare lo spareggio di Fed Cup a Brindisi pare sia dettata (oltre che dalla volontà di un campo in terra all’aperto) dalla convinzione che ospitare l’evento in una città poco rinomata all’estero possa rappresentare un ostacolo per Team Usa nella convocazione delle sorelle Williams. In questo senso è un peccato non essere riusciti ad organizzare l’incontro, che ne so, a Caulonia o Trebisacce, tanto per essere più sicuri.

IL NUOVO BARAZZUTTI
Fortunatamente nel tennis non c’è l’abitudine calcistica di silurare l’allenatore alla prima sconfitta inaspettata. Tuttavia, dopo oltre un decennio seduto su ambo le panchine italiane, per Corrado Barazzutti, 62 anni, potrebbe essere giunto il momento di far spazio ad un capitano più giovane, argomento che tempo fa è stato oggetto di una nostra inchiesta. Non essendo, quello del capitano di Davis, un ruolo estremamente tecnico (lavoro svolto quotidianamente dai coach privati), si necessità soprattutto di personalità ed esperienza. Per questo ci si affida ad ex campioni. Ora, in campo femminile potremmo spaziare da Silvia Farina a Tathiana Garbin (in attesa di Francesca Schiavone), mentre in campo maschile non è così semplice. Autoesclusisi Canè e Camporese, impegnato in altre faccende Gaudenzi, un po’ desaparecido alle latitudini italiane Sanguinetti, credo che resterebbero in ballottaggio Diego Nargiso e Renzo Furlan.

LA MAGLIA NAZIONALE
Contro il Kazakhstan Simone Bolelli si è presentato con un completo tricolore, sollevando un annoso problema del tennis, unico sport a non avere una maglia nazionale (ecco, la vogliamo considerare un Campionato del Mondo e manco abbiamo le maglie nazionali). E’ un piccolo cruccio (oh, piccolo, s’intende) perché sono convinto che sarebbero le maglie bestseller del mercato. Perché magari della t-shirt di David Ferrer puoi farne a meno, ma di quella dell’Italia, o della Svizzera di Federer, o della Spagna di Nadal… Si obietta: e come fare con i contratti degli atleti? Semplice, come avviene nel calcio, dove uno Stephane El Shaarawy, testimonial Nike, indossa la maglia Adidas del Milan e quella Puma dell’Italia.

 
LA TENSIONE DI KUKUZZA
Durante il match di Davis contro l’Italia, Mikhail Kukushkin ha tirato le corde a 12,3 kg! Poi al club senti di giocatori che salgono sopra i 25 kg, “altrimenti perdo controllo”. Ma và a dà via i ciapp!

LA CRAVATTA DI COURIER
Continua a inquietarmi la presenza di un impassibile Jim Courier in giacca e cravatta sulla panchina Usa. A parte che sarebbe necessario uno stylist (ma è sempre quello? Il completo, dico), mi ricorda un qualche personaggio di Pulp Fiction. Oh, magari è un fenomeno, ma io non lo vorrei come capitano nemmeno nella mia squadra di Coppa Lombardia.

IL SAVOIR-FAIRE DI KATRINA
Il tennis si distingue(va) per un certo savoir-faire. Tipo congratularsi con gli avversari a fine match. In questo senso vanno segnalati i tweet di Katrina Adams, presidente della Usta, e del giovanissimo (e molto educato) Borna Coric.

 
YOU CANNOT BE SERIOUS
Il nonno di Johnny Mac?

 
CHE DICI, NICO?
Nico Rosberg ha dichiarato all’Equipe Magazine: “La mia rivalità con Hamilton è come Federer contro Nadal”. No, Nico, non è esattamente la stessa cosa, credimi.

LA CAMERIERA DA TOP 30
Timea Bacsinszky ha vinto a Monterrey il secondo torneo consecutivo ed è entrata nella top 30 mondiale. Enfant prodige smarritasi dietro una crisi psicologica (causata anche da un infortunio mai spiegato nella sua dinamica), un paio d’anni fa era finita a fare la barista allo chalet RoyAlp Hotel & Spa di Villars-sur-Ollon. Per dimenticare il divorzio dei genitori e un senso di tristezza che nemmeno il milione di dollari guadagnato riusciva a scacciarle via. Ora è bello vederla piangere di gioia (e a noi toccherà imparare a scrivere correttamente il suo nome).

 
LA SFIDA DI KERMODE
Il presidente ATP, Chris Kermode, ha annunciato una sorta di rivoluzione per i tornei Challenger che dovrebbe prevedere standard qualitativi delle strutture più alte e un aumento dei montepremi. Una scelta che deve essere nata osservando il canale di live streaming della sua stessa ATP, che spesso mostra tornei giocati in piccoli club con il pubblico composto da parenti e amici. In questo, l’Italia è una bella eccezione perché eventi come Bergamo, Brescia, Genova, tanto per citarne alcuni, riescono a riempire interi palazzetti. Tuttavia, è comprensibile la preoccupazione di Kermode e la sua voglia di intervenire. In tutto questo mi chiedo: ma oltre a chiedere maggiori sforzi ai tornei, l’ATP ha pure intenzione di investire di tasca sua per migliorare la situazione?

SE VOLETE CHIAMATE… OSCAR!
Ha accompagnato Fognini alla prima scalata ATP; poi ce lo siamo fatti scappare. Oscar Serrano è un ragazzo per bene, ottimo coach, che ha dimostrato di essere in grado di portare un giovane ai piani alti del ranking. L’aveva ingaggiato Filippo Baldi ma è durata poco, perché serve quella pazienza che spesso ci difetta (e poi per i miracoli deve ancora attrezzarsi). E così l’Italia, già povera di coach professionisti, ha preferito lasciarlo scappar via. E’ tornato nella sua Spagna e ora è stato capace di rivitalizzare una over 30 non particolarmente dotata come Lourdes Dominguez Lino, ormai ad un passo dal tornare nella top 100. Proprio sicuri che non ci sia spazio per un tizio del genere, che già conosce l’ambiente azzurro, nel nostro settore tecnico?

 
NEW (ITALIAN) BALLS… PLEASE!
C’è una classifica che guardo spesso con grande interesse, quella ATP e WTA Under 21. Attualmente in campo azzurro il n.1 sarebbe Gianluigi Quinzi che però ha ben 49 under 21 davanti a lui, 17 dei quali hanno meno di 20 anni (come GQ); in campo femminile, non abbiamo nemmeno una giocatrice nella top 100. Questi credo siano i dati più preoccupanti del nostro tennis di vertice. Fortuna che l’età media dei top players si sta alzando e abbiamo un po’ di tempo per (provare a) rimediare.

LA LEZIONE DI FRANCESCO
Basta, altri quattro smash tirati sul gancio della rete nello scorso week-end. Sono certamente il metro e ottantotto con lo smash più scarso della Lombardia. Da settimana prossima, se avrà pazienza, prendo il maestro Michelotti e cerco di darmi una sistematina. E poi racconterò quanto un pacchetto di lezioni con un ottimo maestro possano aiutare a migliorare anche un claudicante 43enne.

STATS OF THE WEEK
In periodi di crisi, le sponsorizzazioni che aumentano sono un buon segnale #iltennischefunziona

 
VIDEO OF THE WEEK
The Making of… Maria Sharapova, a 14 anni nella sua Bollettieri Academy.



SELFIE OF THE WEEK
Il selfie che immortala il momento più bello, quando si alza un trofeo. #wozniacki @wtakualalumpur

 
PRODUCT OF THE WEEK
Dopo la Saksaywaman, la Barricade Miami South Beach.

 
COURT OF THE WEEK
Non è il campo da tennis più facilmente raggiungibile, ma il contesto è affascinante come la sua storia. Dove si trova? Ve lo dirò nel prossimo numero del nostro magazine (magazine.tennisbest.com).