Proprio come avviene per l’acquisto di voli o prenotazioni di hotel, serve una tariffa flessibile che si regoli in base al momento, alle circostanze e alla programmazione. Sarebbe più onesto nei confronti del pubblico ed eviterebbe spettacoli poco gratificanti

Il tennis è probabilmente l’unico sport a caratura mondiale in cui, se comperi in anticipo un biglietto per un grande evento, non sai che partita finirai per vedere. L’appassionato va a Montecarlo, o a Miami, gli chiedi “chi vai a vedere?” e la risposta è sempre la stessa: non lo so. Lasciamo stare la finale, che chiunque la giochi sarà pur sempre una finale, ma i giorni intermedi? Un terno al lotto. Ti può capitare Alcaraz o Medvedev ma anche, come è successo a Madrid, Altmaier-Coric nel serale del mercoledì. Risultato: spalti vuoti, da starci male a guardarli. Ma che roba è? Ad essere buoni, chiamiamolo un pessimo servizio per il movimento. Questo si chiama rifiuto del sistema, perché i biglietti, per “quei” posti vuoti, in realtà sono stati tutti venduti mesi prima. E’ che la gente non ci va, a vedere una partita di livello medio-basso dopo aver pagato per una di livello alto. Per rimanere a Madrid, non ce ne voglia la brava Martina ma Trevisan-Pegula, relegata sul terzo campo, ha avuto 200 spettatori. Prezzo del biglietto (pagato mesi fa): da 45 a 180 euro.

Al mondo del tennis è andata bene per vent’anni, c’era sempre un Federer, un Nadal o un Nole da mandare in campo per giustificare un acquisto di biglietto “alla cieca”. Ma adesso? Fra ritiri definitivi o in vista (Nadal?) e infortuni, il programma rischia di essere povero, anche se i prezzi sono sempre gli stessi. Anche alla Scala e al Bolshoi può capitare che un’etoile si infortuni e venga sostituita, ma capita una volta. Nel tennis succede ogni settimana. Se accade che al tenore manchi la voce, “quel” tenore per cui la gente ha pagato una fortuna, si ha diritto a un rimborso, totale o parziale, o a uno sconto su una prossima rappresentazione. E’ giusto, è onesto. Nel tennis no, tu pensa a pagare in anticipo, e poi spera (sempre se non piove).

Qualcuno fra Atp, Wta e Itf si pone il problema? Difficile crederlo, nella gaia Fiera permanente del bicchiere sempre mezzo pieno. Forse è invece il momento di applicare alle biglietterie il dynamic pricing, che è un metodo per vendere prodotti e servizi (è il nostro caso) con prezzi flessibili. Lo troviamo tutti, ogni giorno, quando vogliamo prenotare un volo o un albergo. Ti danno un prezzo. Il giorno dopo torni sul sito e… magìa, i prezzi sono cambiati. Non sempre in alto però, attenzione. Se vanno su o giù lo decidono il mercato, il momento, le circostanze. Nel caso del tennis, la programmazione. Se lo fanno le linee aeree, o Amazon, non lo possono adottare i sindacati del tennis? Alcaraz-Zverev al mercoledì non è la stessa cosa di Safiullyn-Miralles. La differenza? La decide un algoritmo. L’establishment dirà che non è possibile, tirerà fuori le solite storielle sull’unicità del tennis e altre balle. Nel 2023? Maddai… Serve un normalissimo software, basta chiedere a un organizzatore di concerti perché se tu compri il biglietto per Zucchero e poi canta Pupo perché Zucchero ha la febbre devi pensare a un ristoro per il povero acquirente. Bisogna tenere un settore dello stadio aperto ad acquisti “last minute”? Lo si faccia. Ci si lavori a testa bassa. Questione di onestà verso il pubblico ma anche di protezione del sistema perché non credo che agli sponsor faccia piacere pagare per dodici giorni e avere stadi pieni solo per quattro.