E' il grido di Chris Evert, fiera dell'unico “zero” nella sua lunga carriera: non ha mai lasciato un match in corso per andare in bagno. “Quando vedo giocatrici uscire per 10 minuti, mi domando cosa stiano facendo”. Gilbert cambierebbe “50 cose”: vuole lo shot-clock (alle Next Gen Finals arriverà) e multe per chi ripete in continuazione il lancio di palla.

Sono lontani i tempi in cui i tennisti entravano in campo con una sola borsa con un paio di racchette, o quando nessuno aveva il vizio di farsi porgere l'asciugamano dopo ogni punto. Se la durata media dei match si è allungata, è anche per le nuove abitudini che hanno preso piede, sin dai livelli più bassi. Basta seguire un qualsiasi evento giovanile e vedrete che (quasi) tutti scimmiottano i campioni. Anche per questo, l'ATP ha studiato le famose regole che vedremo sperimentare alle Next Gen Finals di Milano. Tra i potenziali sostenitori delle novità c'è anche Chris Evert, indispettita per alcune fisime dei tennisti di oggi. La ex numero 1, vincitrice di 18 Slam e prima tennista di sempre a superare il muro delle 1.000 vittorie, è orgogliosa di uno “zero” nel suo palmares. In una carriera quasi ventennale, non ha mai abbandonato il campo per andare in bagno. A suo dire, questo aspetto dovrebbe essere regolamentato. “In 18 anni di carriera, non ricordo di averlo mai fatto, neanche una volta. Non ho mai lasciato il campo, anche se una donna potrebbe farlo per specifiche ragioni. Però io non l'ho mai fatto. Ma poi quando vedo giocatrici attuali come Venus Williams o Johanna Konta, che abbandonano il campo per 10 minuti, mi domando cosa stiano facendo. Non è corretto per la giocatrice che sta aspettando”. In effetti, il senso della sosta fisiologica è cambiato nel corso degli anni, soprattutto in campo femminile (ma non solo). Spesso viene utilizzata a fine set per rifocillarsi, cambiarsi, magari sfuggire alla calura. Umano, ma non corretto. La sensazione è che siano spesso le giocatrici – e non gli arbitri – a dettare i ritmi e la durata di una partita. Tutto questo, alla Evert non piace. “Ne parliamo da due anni con la WTA e avevano detto che sarebbe cambiato qualcosa. Per adesso non è cambiato niente”.

I LANCI DI PALLA SBAGLIATI
In effetti, i “toilet break” non sono contemplati neanche nelle regole per le Next Gen Finals, dove si parla solo dei medical time out. A Milano ne sarà concesso solo uno a partita. Nella conference call organizzata da ESPN per lanciare il proprio palinsesto per Wimbledon, c'era anche Brad Gilbert. “Non ho mai abbandonato il campo durante un partita perché non me lo permettevano” ha detto l'ex numero 4 ATP. Pur essendo d'accordo con la Evert, ha posto l'accento su altri argomenti. In particolare, vorrebbe lo shot-clock per garantire il rispetto del tempo limite tra un punto e l'altro. Su questo punto, l'ATP ha già provveduto: la novità verrà sperimentata proprio alla Fiera di Milano-Rho. “In questo modo, tutti saprebbero quanto tempo ci vuole tra un punto e l'altro”. Ma Gilbert ha fatto un passo in più: molti si chiedono quando inizieranno i 25 secondi concessi tra un punto e l'altro. Secondo lui, dovrebbe essere l'arbitro a stabilire – in base al buon senso – quando far partire il count down. In effetti esistono una serie di variabili: l'urlo della folla, il ritardo di un raccattapalle, o semplicemente il bisogno di rifiatare dopo uno scambio molto lungo. Idea interessante, così come altre due cose che a Gilbert “fanno venire i nervi": in primis, vorrebbe più tecnologia sulla terra battuta, in modo da evitare che i giudici di sedia scendano dal seggiolone per controllare un segno…e poi valutino quello sbagliato. L'allusione è ai fatti di Monte Carlo e al clamoroso errore di Cedric Mourier, che ha individuato un segno totalmente sballato durante la semifinale tra Goffin e Nadal, sfavorendo il belga. E poi c'è un altro aspetto: la permissività per chi sbaglia lancio di palla. “Se un giorno dovessi diventare il commissioner del tennis, istituirei l'obbligo di non fermare il movimento dopo il lancio di palla. Lo farei rifare soltanto una volta. Non puoi ripetere per 30 volte a partita un movimento per qualcosa che hai fatto tu. Lo vedo fare troppo spesso, è una cosa che mi fa diventare matto”. Queste sarebbero solo alcune delle “50 cose” che Gilbert cambierebbe nel tennis di oggi. Alle Next Gen Finals ne proveranno sette, ma l'impressione è che non tutte troveranno il favore dei giocatori…