La federazione internazionale ha deciso: non si potrà più giocare per una nuova nazionale dopo averne rappresentata un'altra. Ci rimettono Bedene e Tomljanovic. Cancellata una storia con 70 casi, tra cui quello di Martina Navratilova.

Di Riccardo Bisti – 5 novembre 2014


 

Una svolta epocale. Al lordo delle vicende politiche hanno spezzettato il mondo, è successo 70 volte che un giocatore o una giocatrice rappresentasse due diverse nazioni in Coppa Davis o Fed Cup. 39 volte tra gli uomini e 31 tra le donne. Resteranno tali: la recente assemblea dell'ITF ha stabilito che, dal 1 gennaio 2015, si potrà rappresentare una sola nazione. Nell'immediato, il giocatore colpito è Aljaz Bedene, desideroso di giocare per la Gran Bretagna. Risiede da quelle parti dal 2008 ed è in attesa della cittadinanza. Ma non ci sarà nulla da fare: le tre partite giocate in passato per la Slovenia (peraltro a risultato acquisito) lo hanno beffato. Stessa storia per Ajla Tomljanovic, che ha scelto l'Australia per ragioni economiche. Ma vanta già 11 presenze con la Croazia. In concreto, l'ITF ha cambiato un regolamento che attualmente concede la possibilità di giocare per più nazioni. Nello specifico, bisogna avere la cittadinanza del paese desiderato, averci la residenza da almeno 24 mesi e non aver giocato per un altro paese negli ultimi tre anni. Bedene rispettava tutti i requisiti, ma la nuova norma gli impedirà di mettersi la mano sul cuore quando intoneranno "God Save the Queen". E chissà se in Slovenia avranno voglia di riprenderlo in considerazione. Si tratta di una svolta epocale, perchè i cambi di nazionalità sono piuttosto comuni nel mondo del tennis. L'abitudine è secolare. La prima fu la leggendaria Molla Mallory, che abbandonò la Norvegia per spostarsi negli Stati Uniti. Il caso più clamoroso, anche se non ha mai riguardato la Coppa Davis, riguarda Jaroslav Drobny. Il campione di Wimbledon 1954 è l'unico tennista ad aver rappresentato quattro nazioni: Cecoslovacchia, Protettorato di Boemia e Moravia, Egitto e Gran Bretagna. Era egiziano quando si impose a Wimbledon: ancora oggi, resta l'unico cittadino africano ad aver vinto i Championships.


DA MARTINA IN GIU'

Tra i 70 casi citati a inizio articolo, il più clamoroso resta quello di Martina Navratilova. Nel 1975, ancora giovanissima, aiutò la Cecoslovacchia a vincere la Fed Cup. Poi scappò via, trovando vita nuova negli Stati Uniti, rappresentati fieramente per una ventina d'anni. E nel 1986, quando tornò a Praga per il girone finale di Fed Cup con la casacca americana, fu uno dei momenti più emotivi dell'Era Open. A cavallo tra gli anni 80 e 90, con lo sgretolamento dell'Unione Sovietica e della Jugoslavia, la storia del tennis si è intrecciata con la geopolitica. Tanti cambiamenti di nazionalità, in realtà, sono stati dettati dal nuovo assetto geografico. Basti pensare ai casi di Natalia Medvedeva (sorella di Andrei), Leila Meshki, Larisa Savchenko e Natalia Zvereva, che dopo aver rappresentato l'Unione Sovietica hanno giocato per i paesi d'origine: Ucraina, Georgia, Lettonia e Bielorussia. Tanti casi del genere anche in campo maschile: i più famosi sono quelli di Goran Ivanisevic e Goran Prpic: la Guerra dei Balcani azzerò la Yugoslavia e li ha fatti diventare croati. La precaria situazione politica di quell'area è arrivata ai giorni nostri: per qualche anno, Serbia e Montenegro hanno giocato insieme salvo poi separarsi. E' esclusivamente femminile il caso di nazionalità cambiate dopo il matrimonio. Il caso più famoso è quello di Manuela Maleeva-Fragniere, la più grande delle sorelle Maleeva. Dopo aver vinto un bronzo olimpico per la Bulgaria, si è spostata nella Svizzera del marito. E' più recente il caso di Jarmila Gajdosova, che in virtù del matrimonio con Sam Groth è diventata australiana dopo aver rappresentato la Slovacchia. Ed è rimasta down-under dopo il divorzio.


SENSO DI RESPONSABILITA'

Ci sono poi i cambi voluti, come sarebbe stato quello di Bedene. Tra gli uomini non ci sono state situazioni clamorose: le sarebbero state quelle dei kazaki d'importazione, ma i vari Golubev, Kukushkin, Korolev e Schukin sono stati ingaggiati prima di collezionare una sola presenza con il paese d'origine. Queste operazioni, tra l'altro, sono ancora possibili: la nuova regola vieta soltanto di indossare una nuova casacca dopo averne vestita un'altra. Il signor Bulat Utemuratov, dunque, potrà ancora riempire di soldi qualche valigetta in cerca di tennisti. Ma i nuovi kazaki non potranno tornare indietro: una volta scelto il Kazakistan, non ci sarà spazio per le nostalgie. Tra le donne abbiamo avuto più casi “di rottura”: Liezel Huber (Sud Africa-Stati Uniti), Jelena Dokic (Australia-Serbia Montenegro) e Romina Oprandi, che ha scelto la Svizzera dopo aver rappresentato l'Italia nel 2006. Situazioni del genere non saranno più possibili in futuro: tuttavia, sarà possibile giocare in Davis o Fed Cup per un nuovo paese dopo averne rappresentato un altro da junior. In altre parole, la scelta di giocare per una nazione dovrà essere accompagnata da un senso di responsabilità ancora maggiore. Nell'epoca delle banderuole, può essere considerato un passo in avanti.