LA STORIA – Timea Bacsinszky non voleva fare la tennista, ma l’hanno obbligata. Ha trovato il suo equilibrio dietro al bancone di un bar. Ma adesso ci riprova con l’aiuto dell’ex coach di Wawrinka.
Una curiosa immagine di Timea Bacsinszky. Le sue città preferite sono Budapest e…Catania!
Di Riccardo Bisti – 24 novembre 2013
Timea Bacsinszky non voleva diventare una campionessa. Ma si è trovata nella condizione di doverla diventare. Nata a Losanna nel 1989 da genitori ungheresi, ha visto nascere la sua maledizione al torneo di Tarbes, “Le Petits As”, una sorta di campionato mondiale riservato agli under 14. Fu lì che Richard Gasquet battè Rafael Nadal per l’ultima volta. La Bacsinszky l'ha vinto addirittura per due volte, nel 2002 e nel 2003, e allora non ha avuto scampo: tennis, soltanto tennis. “Sin da quando ho 11 anni, mi hanno paragonata a Martina Hingis. Dominavo le avversarie proprio come succedeva a lei. Il talento è stata la mia condanna. Avrei preferito fare altro”. Dietro una delle giovani più talentuose, dunque, si nascondeva un’infelicità di fondo. Ma quando sei così giovane devi fidarti di quel che dicono gli adulti. E allora è iniziata una buona carriera, partita col botto, sviluppatasi sotto le aspettative (degli altri) e che ha avuto il suo crocevia in un infortunio al piede nel 2011. “E’ stata la mia salvezza” racconta Timea, che nwl 2013 ha giocato part-time, dividendosi tra il tennis e l’attività di barista in un hotel a cinque stelle. Ma ha deciso di riprovarci seriamente, supportata dai risultati. A 14 anni vinse il suo primo titolo ITF, a 15 l’hanno fatta esordire in Fed Cup. E ha conosciuto un mondo che non le piaceva: “Era tutto pieno di agenti, giornalisti, sponsor…avevo appena 15 anni e dovevo comportarmi come un’adulta. Non è mica semplice gestire tutta quella pressione così da giovani”. Qualcuno ce l’ha fatta, qualcun altro no. Lei è rimasta nel limbo, anche perché non è mai entrata tra le top-10. Al massimo è stata numero 37 WTA e si è aggiudicata un solo titolo, quattro anni fa a Lussemburgo.
Ma più che i titoli e prize-money (ad oggi, ha guadagnato più di un milione di dollari) le interessava vivere una vita normale. “Ero una grande appassionata dei Pokemon” racconta con una risata. Si è resa conto di aver scoperto il vaso di pandora. Ha iniziato a raccontare, ormai deve andare a fondo. L’occasione è stato il torneo ITF di Equeurdreville, in Francia. Ha giocato un buon tennis, è giunta in finale dove ha perso contro Amandine Hesse. Un risultato che le ha permesso di tornare tra le top-300. La carriera di Timea ha proceduto senza intoppi (apparenti) fino al 2011, quando una frattura al piede ha stoppato la sua ascesa. Si è sottoposta a tre operazioni, ma ha trovato il coraggio di porsi delle domande. “Avevo 23 anni e mi sono domandata che cosa ci facessi sul campo da tennis. Era come se la mia vita fosse stata tracciata, segnata dal tennis”. E allora ha trovato la sua via. Appassionata di ristorazione, si è rifugiata a Villars-sur-Ollon, dove ha iniziato a fare la barista presso lo Chalet RoyAlp Hotel & Spa. “E non ho detto ai miei colleghi del mio passato, del fatto che avessi guadagnato così tanto e che fossi così conosciuta in Svizzera”. E così è iniziata una seconda vita, in cui il bancone del bar è un simbolo. E’ come se la proteggesse dalle pressioni a cui l’hanno sottoposta, senza pietà, quando era ancora una ragazzina.
A maggio è stata costretta a rivelare tutto, giacchè era entrata nelle qualificazioni del Roland Garros. E rinunciare al piacere di uno Slam non è facile. “Allora ho chiesto al titolare di trovare qualcun altro che aprisse il bar alla mattina". Da allora, la sua carriera è lentamente ripresa. Dopo il Roland Garros, ha giocato appena sette tornei, peraltro cogliendo due finali, entrambe in Francia. Prima di Equeurdreville, aveva fatto altrettanto a Contrexeville. Al WTA di Lussemburgo, dove non si sono dimenticati del suo successo di quattro anni fa, le hanno dato una wild card. Lei ha giocato una discreta partita contro Sloane Stephens. “Il tennis non è mai stato la mia passione. Tuttavia, adoro la competizione e le emozioni che sa trasmettere il pubblico”. E allora ha deciso di riprovarsi sul serio, con l’aiuto di Dimitri Zavialoff, l’uomo che ha permesso a Stanislas Wawrinka di diventare un campione. E così, dopo la campionessa infelice e la barista per scelta, inizia il terzo capitolo della vita di Timea. “Voglio tornare dov’ero. Sarà difficile, forse sarà lunga, ma ce la farò. Me lo sento. E sarà ancora più bello riuscirci dopo essere ripartita da zero”. Questa settimana ha colto una buona semifinale al torneo ITF di Sharm El Sheikh, 75.000 dollari di montepremi. Si è disunita nel terzo set contro la russa Victoria Kan, ma in precedenza aveva battuto la top-100 Patricia Mayr e si è consolata con il titolo di doppio. Timea è tornata. E non sta più soltanto al bar.
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