Con una tifosa speciale come Lara Gut, la svizzera ha ritrovato il suo miglior tennis. Ha schiantato alla distanza Simona Halep e riprende una favola interrotta da un paio di infortuni. Una favola nata quando si è liberata dalle invadenti pressioni paterne.  

Chissà perché Lacoste non le ha rinnovato il contratto di sponsorizzazione. Ok, Timea Bacsinszky non sarà la più bella del tour (ma ha due splendidi occhi azzurri ed è dimagrita parecchio), ma è un grande personaggio. E lo scorso anno, con il coccodrillo ricamato sul petto, ha scritto una splendida pagina di sport. Da barista in un resort a cinque stelle è diventata una top-10 del tennis mondiale. Inutile ripetere la sua storia, giacché l'hanno raccontata tutti (e noi eravamo stati i primi), ma il best ranking dello scorso autunno sembrava il capitolo finale. Qualcosa del tipo: “Timea ha vinto la sua battaglia e vissero tutti felici e contenti”. I risultati di inizio 2016 lo facevano pensare, con una sconfitta dopo l'altra. Ma le ragioni erano chiare e – in fondo – non così gravi come quelle che l'avevano portata sull'orlo del ritiro, appena tre anni fa. Infortunio al ginocchio durante il torneo di Lussemburgo, infezione virale dopo il primo turno di Fed Cup. Adesso Timea è di nuovo in forma e vuole scrivere nuovi capitoli. Lo fa nel vero senso della parola, giacché collabora con “Le Dimanche”, per cui scrive un articolo al mese. E poi è molto “social”: il suo profilo Twitter è un allegro diario che l'accompagna giorno dopo giorno. Ed è grazie a Twitter che abbiamo appreso dell'amicizia con Lara Gut, recente vincitrice della Coppa del Mondo di sci alpino. Dopo una stagione dura e intensa, in attesa della maxi-festa che l'attende il 16 aprile (mentre Timea sarà impegnata in Fed Cup), la sciatrice ticinese si è concessa qualche giorno di vacanza a Miami. Ed è diventata il portafortuna personale della Bacsinszky, splendida semifinalista. Timea c'è arrivata con le sue forze, senza aiuti né sconti: via Eugenie Bouchard, via Ana Ivanovic, via Agnieszka Radwanska (prima vittoria in carriera contro una top-3), via Simona Halep in un match gestito alla grande e chiuso con il punteggio di 4-6 6-3 6-2. Con un rovescio letale, chirurgico nella sua precisione, la svizzera ha reso inutili persino i consigli del guru Darren Cahill. Nessun tremore al momento di chiudere, anche se il dritto continua ad essere una croce. Se da sinistra può giocare a occhi chiusi, ogni volta che deve tirare il dritto deve stare attenta al minimo dettaglio, altrimenti combina un pasticcio. Per evitare imbarazzi, utilizza con sempre maggiore frequenza il colpo in slice, come Monica Niculescu. Per fortuna non è così sgraziata.


LE BELLE STORIE DELLA WTA

Un colpo vagamente simile a quello di una rumena per battere un'altra rumena, la più forte di tutte. “Simona è stata una fonte d'ispirazione per me. Io credo nel duro lavoro e lei è una delle giocatrici che lavora di più. Con quel sorriso travolgente e contagioso, Timea trova una parola per tutti. Anche quelli che le tifano contro. “So che ci sono molti rumeni in tribuna. Conosco qualche parola della vostra lingua perché i miei nonni provengono da Satu Mare. Per questo posso dirvi multumesc (grazie, ndr) e ci vediamo la prossima volta!”. La Bacsinszky piace perché non ha paura di raccontarsi. E' sempre sincera, ama ricordare la sua storia per dare un esempio, una speranza a tante ragazze che stanno vivendo il suo stess incubo: un forte controllo paterno. Lei non ha avuto problemi ad entrare nei dettagli. Fu papà Igor a metterle una racchetta in mano “E mia madre, dentista, non ha avuto la forza di dirgli no”. Timea ricorda con orrore la sua adolescenza da giovane promessa, da erede di Martina Hingis. Persino le troupe della TV svizzera andavano a trovarla e dipingevano una realtà perfetta. Ma era tutto finto. Lei era disperata, sentiva che le stavano rubando l'adolescenza. Voleva contattare il Telefono Azzurro svizzero per avere un supporto psicologico. Il padre non l'ha mai picchiata: le ha tirato un paio di ceffoni, una volta l'ha presa per i capelli…niente di particolare. Ma la violenza era psicologica. “La WTA ama mettere in mostra le belle storie, ma le statistiche insegnano che i genitori non devono fare i coach. Possono insegnarti a giocare, ma poi devono farsi da parte”. Un messaggio importante, cifrato ma non troppo, per le tenniste che continuano a farsi seguire dai genitori e vivono una pericolosa sottomissione psicologica.


ADDIO, PAPA' IGOR

Igor Bacsinszky non è mai stato amorevole con la figlia. Niente giochi, carezze, gesti d'affetto…zero. Si occupava di lei soltanto sul campo da tennis, ma poi il giocattolo si è rotto. Timea ha avuto il coraggio di ribellarsi, obbligando la madre alla separazione. Non lo vede più, non gli parla più. “E sarà così fino alla fine” ripete con decisione. Non si è fatta intenerire nemmeno dalla lettera aperta che il padre ha scritto a Blick lo scorso ottobre, raccontando la sua verità e le sue ragioni. Forse era sincero, forse voleva davvero il bene della figlia, ma senza volerlo le ha rubato gli anni più belli. “E non ha capito che senza quelle pressioni io avrei giocato meglio”. Timea non ha chiamato il Telefono Azzurro solo perché aveva paura che lui se ne sarebbe accorto, guardando le bollette telefoniche. La sua anima inquieta si è infranta nelle ricerche su Google, quando cercava istruzioni per scappare di casa. L'unica ribellione arrivava sul campo da tennis, quando il padre le diceva di giocare incrociato e lei tirava lungolinea. Lui si arrabbiava, ma le vittorie facevano dimenticare tutto. Arrivarono i primi sponsor, i primi guadagni. Appena i bonifici comparirono sul conto corrente, papà Bacsinszky ha smesso di lavorare e si è dedicato interamente alla figlia, auto-assegnandosi un sostanzioso stipendio. Per lei, giusto due paia di jeans. Tante storie come questa restano seppellite chissà dove, mascherate dai risultati oppure abortite in un fallimento tecnico e umano. La Bacsinszky ha avuto la personalità di dire basta, di preferire un lavoro di barista piuttosto che fare qualcosa che la rendeva infelice. Ma il destino aveva progetti diversi, da quella chiamata del Roland Garros 2013. Lì è ricominciato tutto. La ruota ha ripreso a girare, gioisa e serena. L'ha portata tra le top-10, ma non è finita qui. “Io non ho obiettivi – ricorda spesso Timea – voglio solo fare del mio meglio, in ogni continente e su ogni superficie”. A Miami ha ripreso a farlo. A commuoversi, a gioire, a ricordarci che il tennis è solo un gioco. Uno splendido gioco.

 

WTA PREMIER MANDATORY MIAMI – Quarti di Finale

Timea Bacsinszky (SUI) b. Simona Halep (ROM) 4-6 6-3 6-2

Svetlana Kuznetsova (RUS) vs. Ekaterina Makarova (RUS)