Una crescita repentina l’aveva portato al numero 53 ATP nel 2016, a soli 18 anni, poi Taylor Fritz ha faticato a confermarsi anche a causa di impegni extratennis, come il matrimonio e la nascita di suo figlio Jordan. Ora, assimilato il repentino cambio di vita e le nuove responsabilità, è ripartito forte. Nel 2018 ha già vinto 18 match, si è ripreso la top-100 e a Indian Wells ha battuto il suo testimone di nozze.C’è stato un momento, fra le fine del 2015 e la prima metà del 2016, in cui Taylor Fritz pareva pronto ad arrivare molto in alto e molto in fretta, con alcuni record di precocità battuti e la benedizione del suo idolo Pete Sampras. Nel giro di cinque mesi l’allora 18enne californiano era passato dal numero 700 del mondo a un posto fra i top-100, vincendo due titoli Challenger, arrivando in finale a Memphis e ai quarti ad Acapulco, e salendo d’estate fino al numero 53 ATP. Fra i Next Gen gli stava davanti il solo Zverev, ma poi la situazione ha subito una brusca frenata. Mentre la prima edizione delle Finals under 21 il tedesco l’ha saltata per prepararsi a dovere per il Masters vero e proprio, il ventenne di Rancho Santa Fe non ha potuto fare altro che guardarla in televisione, perché a certi livelli non è riuscito a confermarsi, ha perso terreno in classifica ed è rimasto fuori dai magnifici sette. I motivi più importanti vanno tutti nella stessa direzione, e dicono che la crescita repentina di un paio d’anni fa era arrivata troppo presto, quando i pezzi del puzzle per diventare un grande giocatore c’erano già, ma andavano ancora infilati al posto giusto. Aggiungici che Fritz ha messo su famiglia già da un anno e mezzo, sposando la fidanzata Raquel nel luglio del 2016 e diventando qualche mese dopo papà del piccolo Jordan, ed ecco che per forza di cose il tennis era finito a contendersi il tempo con altre priorità, che in poche settimane hanno completamente scombussolato la vita della grande speranza USA. Si è trovato di fronte a tante nuove responsabilità, non facili da gestire per un ragazzo così giovane che gira il mondo 35 settimane all’anno, e la situazione ha richiesto un po’ di tempo per essere assimilata. Ma ora che è diventata la normalità Fritz è ripartito alla grande: nel 2018 ha giù vinto 18 incontri (sui 23 disputati), si è ripreso la top-100 ed è al secondo turno a Indian Wells, dopo aver cancellato un match-point a… Reilly Opelka, il suo testimone di nozze!
TESTA E DIRITTO ASSASSINO
Fritz ha una buona tradizione col torneo di Indian Wells, che dista poco più di 100 miglia da casa sua: nel 2017 batté Marin Cilic, conquistando la sua prima vittoria contro un top-100, e quest’anno si era guadagnato una wild card vincendo a fine gennaio il Challenger di Newport Beach, inserito nel progetto Oracle Chalenger Series lanciato dal BNP Paribas Open. Tuttavia, è entrato di diritto nel main draw grazie alla sua classifica ATP (oggi è n.73) e l’invito rimasto vacante è finito a Opelka, pescato al primo turno. Con Paul Annacone (ex coach di Sampras e Federer) nel suo angolo, Fritz l’ha spuntata sull’amico per 4-6 7-6 6-4, annullando un match-point sul 5-6 del tie-break del secondo set, e poi girando il duello nel terzo. “Non è mai facile giocare contro una persona che conosci così bene – ha raccontato – perché sa a memoria tutto quello che andrai a fare. Per buona parte del match ero sotto pur giocando bene: semplicemente lui stava tenendo un livello troppo alto. Nel primo set mi avrebbe potuto togliere il servizio in tutti i miei tre game di battuta: se gioca in quel modo può vincere contro chiunque. Quando succede così si può solo provare a resistere all’uragano nel miglior modo possibile”. Ce l’ha fatta e nel finale del terzo set proprio il fatto che conoscesse così bene Opelka gli è servito per far male mentalmente all’avversario. “Ho tirato un passante col rovescio lungolinea – ha continuato –, e sia io sia lui sappiamo benissimo che di solito quel passante lo gioco incrociato. Ho fatto diversamente solo perché giocavo contro di lui: una sorta di psicologia inversa. Dopotutto il tennis è un gioco mentale”. Proprio la componente mentale è sempre stata uno dei suoi punti di forza, unita al diritto-assassino, che gli servirà al secondo round per un nuovo duello targato #NextGen, contro Andrey Rublev. Un bel test per capire fin dove può arrivare quest’anno. Di sicuro, stavolta strappargli dalle mano un posto per Milano sarà molto molto complicato.