La racchetta simbolo del nuovo millennio esce rinnovata nella grafica ma soprattutto in certe caratteristiche tecniche, ancor più adatte ai giocatori agonisti. Ecco la nostra analisi.Di Lorenzo Cazzaniga – 11 dicembre 2014  ACQUISTA QUISquadra vincente non si cambia, dicevano gli allenatori degli Anni 80, in un concetto ormai obsoleto se catapultato nel mondo moderno, dove tutto cambia rapidamente. Anche nel mondo dello sport, anche nel settore delle racchette. Guai a interrompere il processo evolutivo, anche quando si tratta dell’attrezzo simbolo del nuovo secolo. La nuova Babolat Pure Drive si presenta con una grafica rinnovata e soprattutto con piccole quanto significative modifiche tecniche per cercare di renderla ancora più performante. La scheda BABOLAT Pure Drive Lunghezza: 68,5 cm Profilo: 23-26-23 mm Ovale: 100 pollici Peso: 317 gr Bilanciamento: 32,9 cm Inerzia: 318 Rigidità: 72 Schema incordatura: 16×19   Cosa è cambiatoI dati tecnici sono rimasti sostanzialmente identici: il telaio incordato pesa 317 grami, con un bilanciamento vicino ai 33 centimetri, 100 pollici di ovale, rigidità sopra i 70 punti, inerzia vicino ai 120, lunghezza tradizionale (68,5 cm), un profilo variabile che arriva a 26 millimetri e uno schema di incordatura da 16 x 19, ormai un classico. Quindi dove sono state apportate le modifiche? E in cosa si trasformano una volta scesi in campo?Prima di tutto la FSI Technology, in sostanza i dati che sono stati rilevati dalla sistema Play di Babolat (i telai con sensore che permettono di verificare in quale zona dell’ovale gli utenti colpiscono la palla) hanno consentito di notare una situazione che molti tecnici sospettavano, cioè che si colpisce la palla leggermente più verso la punta della racchetta rispetto al centro. Ecco perché son stati cambiati i fori passacorde e reso più fitta la zona sopra la classica zona centrale del telaio, spostando di fatto lo sweet spot. Certo, parliamo di millimetri ma si avverte chiaramente, a livello visivo e di gioco.Inoltre, la sensazione quando si colpisce è diversa: il telaio appare più stabile, l’impatto più secco. Insomma, un telaio leggermente più agonistico, che offre maggior controllo e precisione e un filo di minor facilità nell’uscita della palla e nell’imprimere rotazioni. Se con la versione precedente bastava poco per trovare profondità e top spin (ma spesso si rischiava di andare fuori giri), con il nuovo concept si sbaglia meno ma serve maggior forza. Gli agonisti ringraziano, altri (il giocatore amatoriale, il doppista over, la donna che palleggia) meno.   A chi la consigliamo L’utente tipico resta quello che cerca facilità di gioco e manovrabilità. Il rapporto potenza-controllo si è spostato leggermente verso quest’ultimo perché prima era probabilmente troppo a favore del primo. In più, si sente meglio la palla e si ha maggior controllo e precisione. Chi già la usava continuerà a farlo, magari con qualche accorgimento supplementare per le corde; chi non la amava perché “la palla esce facile ma non so dove la tiro” dovrebbe farci una ripassatina. Chi invece trova la nuova versione troppo “secca” (ripetiamo: potrebbe capitare con giocatori amatoriali e doppisti over, per esempio), consigliamo la versione Team, un piccolo gioiello.La corda ideale Ecco, la scelta della corda diventa ancor più importante. Chi sentiva la palla scappar via (e magari proprio per questo non si è mai completamente adattato alla PD) può utilizzare la stessa corda e tensione e riceverà in omaggio maggior controllo e precisione. Chi invece aveva trovato un set up ideale, dovrà sicuramente scendere di tensione (2-3 kg) e, nei casi più estremi, cambiare anche armeggio. Questo soprattutto se si estremizzava incordando con un full-mono: passare ad un ibrido o ai nuovi mono-multi (come vengono definiti i monofilamenti più sensibili ch vanno tanto di moda adesso) è una scelta consigliata. Vernice opaca, dettagli perfetti Qualcuno chiedeva se questo filo di rigidità in più poteva essere determinato dal passaggio dalla verniciatura lucida a quella opaca. Abbiamo indagato e pare che invece sia esattamente l’opposto, cioè che la vernice lucida renda di un punto più rigido lo stesso telaio rispetto a quella opaca. Quindi dobbiamo pensare ad una diversa composizione della grafite. Di certo, i dettagli sono stati molto curati: infatti, quando si uniscono insieme i vari strati di materiale, è normale che si formino dei piccoli grumi che su una verniciatura opaca si noterebbero in maniera evidente. Le nuove Pure Drive presentano dunque delle rifiniture perfette.  Giudizio finale Migliorare qualcosa che funziona egregiamente è una bella sfida. Tuttavia, lasciare un prodotto inalterato non sarebbe d’appeal (come convincere tanti appassionati che vale la pena spendere oltre 300 euro per una coppia di telai ai quali è stata aggiornata solo la grafica?). Le modifiche sono state limitate e seguendo una logica condivisibile. La Pure Drive aveva il pregio di un attrezzo universale: piaceva a tanti, da (certi) professionisti a (certi) amatori, ma quando non ti adattavi, non c’era verso. Ora il target è ancor più preciso: la nuova Pure Drive si avvicina maggiormente al mondo degli agonisti; per i vari amatori (soprattutto donne) la versione Team sarà di forte gradimento (in realtà, prima la Pure Drive era talmente facile da manovrare che la Team non aveva quasi senso di esistere). Invece, per chi trova i 300 grammi un peso ancora troppo contenuto, la versione Tour potrebbe essere una bella sorpresa. Insomma, per noi è SI, come direbbero a X-Factor.    Test in laboratorio Piatto da 100 pollici quadrati (ormai è la media), lunghezza tradizionale, profilo che svaria dai 23 ai 26 millimetri, peso 317 grammi incordata con bilanciamento vicino ai 33 centimetri e un grado di inerzia (quindi di attitudine alla spinta) interessante, soprattutto considerando l’estrema manovrabilità. Lo schema di incordatura è quel 16×19 che ormai ha soppiantato da qualche stagione il 18×20, diventato quasi anacronistico.   Test in campo Lorenzo, 43 anni, classifica 3.5  La vecchia Pure Drive era la racchetta perfetta per facilità di spinta e resa delle rotazioni. Con la nuova versione bisogna avere un braccio un filo più allenato e lavorare sulle corde: il vecchio monofilo a 26-25 è da mettere nel cassetto; un multi-mono a 22 rende tutto identico, con addirittura maggior controllo.   Paolo, 24 anni, classifica 3.2  Si picchia e si controlla che è un piacere. Magari la rotazione è meno accentuata ma ormai, se non si spinge forte, non si vince più nemmeno tra i terza categoria. Al servizio è una vera bomba.Cristian, 18 anni, classifica 4.1 Bella perché con questo tipo di telaio la buttavo un po’ ovunque, mentre ora quando colpisco la sento stabile e la traiettoria è bella precisa. Non è il massimo della sensibilità ma tanto non si vince di smorzate e stop volley: e quando c’è da spingere, difficile trovare di meglio.Teresa, 34 anni, classifica N.C. Non mi sono trovata male anche se la racchetta mi deve aiutare proprio tanto e deve essere super confortevole. Tutto ok, comunque. Poi però ho provato la Team e me la sono tenuta!Michele, 52 anni, classifica 4.2 Ho movimenti sgraziati, sono autodidatta ma gioco praticamente tutti i giorni e comincio a dar fastidio anche a qualche terza categoria perché corro tanto e non mollo niente. Con la Pure Drive la mando sempre di là e ora la controllo meglio, quando devo spingere col mio dirittone in top, l’unico colpo col quale posso tirare un winner. Il compromesso tra quanto spinge, quanto controlla e quanto me la butta di là anche in forte recupero, è ideale.Corrado, 45 anni, classifica, 4.1 Con la vecchia era amore-odio: quando ero in recupero era il Santo Graal, quando spingevo l’avrei buttata nel cestino. Con questa va molto meglio perché continua ad aiutarmi quando sono in difficoltà ma è mooolto più precisa in fase di spinta. Resto ancora un big lover dei telai tradizionali, ma quasi quasi…  Alessandro, 59 anni, classifica n.c. Gioco solo in doppio, un paio di volte alla settimana, con lo swing che ogni anno diventa sempre più corto (ah, le articolazioni…). Ho bisogno di una racchetta che spinga tanto. Figuriamoci che con la vecchia Pure Drive ero già al limite. Mi dicono di provare la Team ma se trovo un padellone da 120 pollici…

Di Lorenzo Cazzaniga – 11 dicembre 2014

 
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Squadra vincente non si cambia, dicevano gli allenatori degli Anni 80, in un concetto ormai obsoleto se catapultato nel mondo moderno, dove tutto cambia rapidamente. Anche nel mondo dello sport, anche nel settore delle racchette. Guai a interrompere il processo evolutivo, anche quando si tratta dell’attrezzo simbolo del nuovo secolo. La nuova Babolat Pure Drive si presenta con una grafica rinnovata e soprattutto con piccole quanto significative modifiche tecniche per cercare di renderla ancora più performante.

La scheda
BABOLAT Pure Drive
Lunghezza: 68,5 cm
Profilo: 23-26-23 mm
Ovale: 100 pollici
Peso: 317 gr
Bilanciamento: 32,9 cm
Inerzia: 318
Rigidità: 72
Schema incordatura: 16×19
 

I dati tecnici sono rimasti sostanzialmente identici: il telaio incordato pesa 317 grami, con un bilanciamento vicino ai 33 centimetri, 100 pollici di ovale, rigidità sopra i 70 punti, inerzia vicino ai 120, lunghezza tradizionale (68,5 cm), un profilo variabile che arriva a 26 millimetri e uno schema di incordatura da 16 x 19, ormai un classico. Quindi dove sono state apportate le modifiche? E in cosa si trasformano una volta scesi in campo?

Prima di tutto la FSI Technology, in sostanza i dati che sono stati rilevati dalla sistema Play di Babolat (i telai con sensore che permettono di verificare in quale zona dell’ovale gli utenti colpiscono la palla) hanno consentito di notare una situazione che molti tecnici sospettavano, cioè che si colpisce la palla leggermente più verso la punta della racchetta rispetto al centro. Ecco perché son stati cambiati i fori passacorde e reso più fitta la zona sopra la classica zona centrale del telaio, spostando di fatto lo sweet spot. Certo, parliamo di millimetri ma si avverte chiaramente, a livello visivo e di gioco.

Inoltre, la sensazione quando si colpisce è diversa: il telaio appare più stabile, l’impatto più secco. Insomma, un telaio leggermente più agonistico, che offre maggior controllo e precisione e un filo di minor facilità nell’uscita della palla e nell’imprimere rotazioni. Se con la versione precedente bastava poco per trovare profondità e top spin (ma spesso si rischiava di andare fuori giri), con il nuovo concept si sbaglia meno ma serve maggior forza. Gli agonisti ringraziano, altri (il giocatore amatoriale, il doppista over, la donna che palleggia) meno.
 


Ecco, la scelta della corda diventa ancor più importante. Chi sentiva la palla scappar via (e magari proprio per questo non si è mai completamente adattato alla PD) può utilizzare la stessa corda e tensione e riceverà in omaggio maggior controllo e precisione. Chi invece aveva trovato un set up ideale, dovrà sicuramente scendere di tensione (2-3 kg) e, nei casi più estremi, cambiare anche armeggio. Questo soprattutto se si estremizzava incordando con un full-mono: passare ad un ibrido o ai nuovi mono-multi (come vengono definiti i monofilamenti più sensibili ch vanno tanto di moda adesso) è una scelta consigliata.

Vernice opaca, dettagli perfetti
Qualcuno chiedeva se questo filo di rigidità in più poteva essere determinato dal passaggio dalla verniciatura lucida a quella opaca. Abbiamo indagato e pare che invece sia esattamente l’opposto, cioè che la vernice lucida renda di un punto più rigido lo stesso telaio rispetto a quella opaca. Quindi dobbiamo pensare ad una diversa composizione della grafite. Di certo, i dettagli sono stati molto curati: infatti, quando si uniscono insieme i vari strati di materiale, è normale che si formino dei piccoli grumi che su una verniciatura opaca si noterebbero in maniera evidente. Le nuove Pure Drive presentano dunque delle rifiniture perfette.
 


Migliorare qualcosa che funziona egregiamente è una bella sfida. Tuttavia, lasciare un prodotto inalterato non sarebbe d’appeal (come convincere tanti appassionati che vale la pena spendere oltre 300 euro per una coppia di telai ai quali è stata aggiornata solo la grafica?). Le modifiche sono state limitate e seguendo una logica condivisibile. La Pure Drive aveva il pregio di un attrezzo universale: piaceva a tanti, da (certi) professionisti a (certi) amatori, ma quando non ti adattavi, non c’era verso. Ora il target è ancor più preciso: la nuova Pure Drive si avvicina maggiormente al mondo degli agonisti; per i vari amatori (soprattutto donne) la versione Team sarà di forte gradimento (in realtà, prima la Pure Drive era talmente facile da manovrare che la Team non aveva quasi senso di esistere). Invece, per chi trova i 300 grammi un peso ancora troppo contenuto, la versione Tour potrebbe essere una bella sorpresa.
Insomma, per noi è SI, come direbbero a X-Factor. 
 

Corrado, 45 anni, classifica, 4.1
Con la vecchia era amore-odio: quando ero in recupero era il Santo Graal, quando spingevo l’avrei buttata nel cestino. Con questa va molto meglio perché continua ad aiutarmi quando sono in difficoltà ma è mooolto più precisa in fase di spinta. Resto ancora un big lover dei telai tradizionali, ma quasi quasi…
 

Alessandro, 59 anni, classifica n.c.
Gioco solo in doppio, un paio di volte alla settimana, con lo swing che ogni anno diventa sempre più corto (ah, le articolazioni…). Ho bisogno di una racchetta che spinga tanto. Figuriamoci che con la vecchia Pure Drive ero già al limite. Mi dicono di provare la Team ma se trovo un padellone da 120 pollici…