John Haggerty stigmatizza le affermazioni di Craig Reedie, presidente dell’agenzia mondiale antidoping. Reedie si lamentava del budget WADA, “inferiore ai guadagni annuali della Sharapova, appena squalificata per doping”. “Frasi non professionali – dice Haggerty – deve scusarsi con Maria. La giustizia non deve guardare il portafogli”.Entro il 18 luglio conosceremo il futuro agonistico di Maria Sharapova. La russa ha presentato ricorso presso il CAS di Losanna contro la squalifica di due anni inflitta dal Tribunale ITF. Ma le polemiche proseguono, senza sosta, soprattutto dopo le parole di Craig Reedie, presidente della WADA (World Anti Doping Agency). Tutto nasce dal divieto olimpico imposto alla nazionale russa di atletica leggera. Hanno trovato le prove di un doping sistematico, di stato, che escluderà tutti coloro che vi hanno aderito. Tutti gli atleti russi che però si allenano fuori dal paese possono effettuare richiesta e gareggiare come atleti indipendenti. Tuttavia, secondo Dick Pound (presidente fondatore della stessa WADA), sarebbe tecnicamente possibile una squalifica complessiva dell’intero team russo. La WADA ha commissionato a Richard McLaren, medico canadese e membro di lungo corso del CAS, un’indagine per verificare il doping di stato messo in atto ai Giochi Invernali di Sochi 2014. Il suo rapporto è previsto per il 15 luglio, ma ha già dichiarato che il Ministero dello Sport russo aveva imposto a un laboratorio di Mosca di non diffondere eventuali positività prima, durante e dopo i Mondiali di Atletica Leggera del 2013. Se dovessero essere individuate responsabilità gravi e precise, le autorità potrebbero optare per quella che lo stesso Pound ha definito “opzione nucleare”, ovvero escludere la Russia dalle Olimpiadi. Pressato dai giornalisti, Reedie ha menzionato indirettamente Maria Sharapova parlando del budget WADA, a suo dire insufficiente. L’agenzia mondiale antidoping deve lavorare con 30 milioni di dollari all’anno “Una cifra inferiore al reddito annuo della tennista Maria Sharapova, recentemente squalificata per doping”.

Secondo Reedie, i governi nazionali dovrebbero supportare economicamente la WADA. Ha inoltre suggerito che un contributo potrebbe arrivare dai media, specie i detentori dei diritti. A suo dire, lo 0,5% del valore di mercato dei diritti televisivi farebbe confluire 175 milioni di dollari nelle casse della WADA. L’affermazione può essere condivisibile, ma il clan Sharapova non ha gradito il paragone con la propria assistita. A tempo di record, IMG ha inviato ai media di tutto il mondo una breve nota con le dichiarazioni di John Haggerty, avvocato di Maria.“Le dichiarazioni rilasciate dal presidente WADA non sono professionali. La giustizia, sia agli occhi della WADA che di un tribunale, deve essere cieca. E deve essere cieca anche sui guadagni degli atleti. Il signor Reedie deve delle scuse a Maria e a tutti i tennisti di successo, a meno che non vuole che il pubblico pensi che la WADA abbia standard diversi in base alla classifica e ai guadagni dei tennisti”. Non c’è dubbio che Maria Sharapova – e di riflesso IMG – abbiano preso molto sul serio la faccenda. Non ne fanno passare una e stanno adottando una strategia comunicativa molto aggressiva. D’altra parte, l’immagine di Masha vale milioni e milioni di dollari. E poi, in effetti, lei non si allena in Russia da quando è scappata con papà Yuri, all’età di 7 anni. Comunque la si pensi sul caso Sharapova, ci vuole un atto di coraggio per associare il suo nome al presunto doping di stato Made in Russia. Reedie non intendeva dire questo, ma la faccenda non è piaciuta. E hanno voluto puntualizzare.