Sebastian la finale di vent’anni fa l’ha vista spesso, consumando un vecchio dvd. “Papà non mi ha mai detto di guardarla – ha raccontato ad Associated Press – ma quando posso mi piace farlo. Diciamo almeno una volta al mese. Adoro gli attimi dopo il match-point”. Korda senior chiuse con un passante col diritto incrociato, bocciò Rios (rimasto l’unico numero uno della storia dell’ATP senza titoli Slam) e si inginocchiò sul vecchio Rebound Ace. Ci rimase una ventina di secondi, a godersi la sbornia di emozioni, prima di lanciare la Volkl al cielo e concedersi una piroetta. Di solito, però, era abituato a festeggiare con un salto accompagnato da una sforbiciata, diventato il suo marchio di fabbrica. “Lo so fare? Certo. Ma ho deciso di non farlo”, rispondeva Sebastian a inizio settimana. Evidentemente deve aver cambiato idea, visto che ha festeggiato proprio così le sue ultime due vittorie, contro il cinese Ray Ho e contro il serbo Marko Miladinovic. Il 17enne di Belgrado l’aveva sconfitto la scorsa settimana a Traralgon, dopo una battaglia serrata, e lui – accompagnato a Melbourne da coach Dean Goldfine, uno che in passato ha lavorato anche a fianco di Todd Martin ed Andy Roddick – l’ha ripagato con la stessa moneta, resa ancor più pregiata dal palcoscenico. Ha vinto 7-5 5-7 6-4 e in finale sfiderà il taiwanese Chun Hsin Tseng, che in tre set ha fermato il britannico Aidan McHugh, uno dei primissimi clienti dell’agenzia di management di Andy Murray.
I geni di Korda junior sono buoni anche da parte di mamma, l’ex numero 26 WTA Regina Rajchrtova, e la scelta di seguire le orme di papà si sta rivelando azzeccata. Curiosamente, la fonte d’ispirazione che l’ha spinto a provarci davvero col tennis non è stato lui, bensì un match di Radek Stepanek. L’ha visto giocare dal vivo allo Us Open del 2009 contro Djokovic, quando sulla panchina del ceco c’era Petr, e ha deciso che anche lui avrebbe fatto il tennista, abbandonando l’hockey praticato fino a 10 anni e chiudendo la porta al golf, che vede le due sorelle impegnate a livello professionistico (“ci gioco spesso ma è troppo noioso, troppo lento, io adoro correre e sentirmi attivo”). A livello ATP Sebastian è già numero 842 del ranking, grazie a una finale raggiunta lo scorso ottobre in un Futures a Houston, ma al momento tiene di più al suo numero 7 (che migliorerà col risultati di Melbourne) nella classifica juniores. “In molti vogliono che mio figlio segua le mie orme, ma è sbagliato”, diceva lo scorso anno papà Petr, anche se a poco a poco dovrà ricredersi. Sia perché Sebastian sta dimostrando di poter ambire a risultati importanti, sia perché punta a fare addirittura meglio di lui, per vendicare a distanza quel 6-0 preso a 12 anni. “Non giochiamo più da allora – dice il ragazzo – e per ora non voglio affrontarlo. Però penso di batterlo”. Ma soprattutto, sogna di superarlo fuori dal campo, nel palmarès: “Mi piacerebbe avere uno Slam più di lui e una classifica migliore della sua”, afferma con sicurezza. Un bel modo per dire che punta a diventare numero uno del mondo.
