
Il siciliano è ripartito forte anche nel secondo set, che ha vissuto un attimo di suspance nell’ottavo game, con Caruso al servizio sul 4-3. L’azzurro aveva appena salvato una palla del contro-break quando durante un cambio di direzione il tunisino si è storto la caviglia destra, accasciandosi a terra. Dalle immagini non sembrava nulla di grave, ma Jaziri era dolorante e il gioco è rimasto fermo per una decina di minuti. Al rientro in campo dopo il trattamento del fisioterapista il 33enne africano era visibilmente in difficoltà: non caricava il servizio né si appoggiava a dovere sul piede destro, ha perso il set e in avvio di terzo sembrava completamente scoraggiato. Sicuramente ha pensato di non continuare, e magari contro un avversario più esperto si sarebbe ritirato. Ma deve aver pensato di aver di fronte un ragazzo alla prima esperienza a certi livelli, così è rimasto lì, ci ha provato comunque e la mossa si è rivelata azzeccata. Nel giro di una mezz’oretta scarsa quel problema è gradualmente scomparso, e di problema ne è arrivato uno più grave, ma nella metà campo di Caruso. La situazione ha un po’ distratto l’azzurro, il break subito in avvio di terzo ha instillato qualche dubbio nella sua mente e la partita è cambiata. Per sempre. Caruso ha perso incisività, ha smarrito il comando delle operazioni, e da metà del terzo è iniziato un lungo tira e molla con chance da una parte e dall’altra, ma una differenza enorme: Jaziri le ha sfruttate quasi tutte, Caruso quasi nessuna. Il break del 2-1 Italia nel quarto set è tornato subito indietro con due doppi falli, la palla del 5-4 e servizio l’ha cancellata Jaziri con un ace, e il set (e il match) l’ha vinto lui. Decisivo il parziale di 4 game consecutivi: dal 5-5 del quarto set il tunisino è scappato 2-0 al quinto, e l’azzurro non ha più avuto la forza per riprenderlo.

Dopo una sconfitta così si fa presto a dire che vale come una vittoria, quando in realtà fra le due facce della medaglia c’è una differenza abissale, sotto un sacco di punti di vista. Ma l’allievo di coach Paolo Cannova, che l’ha preso quando era 2.5 e l’ha portato stabilmente nei primi 200 del mondo, lascia comunque il torneo a testa altissima: nei cinque Slam precedenti aveva vinto un solo match nelle qualificazioni, mentre stavolta ne ha messi in fila tre e ha pure sfiorato il jackpot. Caruso ha giocato il match che doveva giocare, usando le sue armi dall’inizio alla fine, con un atteggiamento splendido. È stato sempre positivo, anche quando mancava una chance via l’altra, e prima dell’ultimo game ha chiesto una mano al pubblico, battendosi anche la racchetta sul petto. Segno della voglia di provare qualsiasi cosa, anche quelle che non dipendono del tutto da lui. Vittoria o sconfitta è stata decisa dai dettagli, da quel pizzico di esperienza in più di Jaziri in match di un certo livello. Nel braccio di Caruso c’erano anche la tensione, l’importanza dell’evento e la stanchezza delle qualificazioni, mentre il suo era libero e l’ha condotto meritatamente al successo. Pazienza. È vero che una vittoria Slam poteva essere il punto di partenza verso lo step successivo nella carriera dell’azzurro, che ora punta a un posto fra i primi 150 del mondo, i tecnici dicono che prima di risultati e classifica conta il livello, perché senza quello non si va da nessuna parte. Questo Caruso il livello ha mostrato di averlo, magari non per quattro ore, ma per tre sì. Da qui dovrà ripartire.
AUSTRALIAN OPEN UOMINI – Primo turno
Malek Jaziri (TUN) b. Salvatore Caruso (ITA) 6-7 3-6 6-3 7-5 6-3
