E se avesse ragione Carlos Moya? Quando a dicembre l’ex numero uno del mondo ha iniziato a collaborare con Rafael Nadal, ha parlato senza mezze misure, dicendo di essere sicuro (non di pensare, di essere sicuro!) che “Rafa” avesse ancora il tennis per tornare il migliore di tutti, conquistando i tornei del Grande Slam. Non gli hanno creduto in molti, e francamente rivedere il suo connazionale in vetta alla classifica mondiale resta molto molto improbabile. Ma sul discorso Slam una porticina si è aperta già all’Australian Open, il loro primo torneo insieme, dove il suo nuovo assistito tornerà a giocare una semifinale Slam a oltre due anni e mezzo dal Roland Garros 2014, rimasto l’ultimo lampo del vero Nadal. Se non fosse chiaro quanto ci tenesse a tornare così avanti, e pure quanto abbia dubitato di non riuscirci mai più, è bastato vederlo inginocchiarsi (!) sul cemento della Rod Laver Arena dopo aver rifilato tre set a zero a Milos Raonic, 6-4 7-6 6-4, mostrando una volta di più che nel tennis di oggi l’usato sicuro sa offrire ancora qualche garanzia in più. Se ce n’è uno, nel tabellone, che non deve dire grazie proprio a nessuno quello è Nadal, visto che delle eliminazioni di Novak Djokovic e Andy Murray potrebbe beneficiare da adesso in poi. In semifinale, invece, ci è arrivato solamente con le sue armi: fisico, tenuta mentale e un diritto che non avrà la continuità di una volta, ma ha ripreso a pungere. E soprattutto con un livello medio cresciuto match dopo match, come ai tempi belli, quando batterlo a un passo dal traguardo profumava di mission impossible.
PIEDI SALDI SULLA RIGACon due splendidi punti finali, Rafael Nadal batte Milos Raonic 6-4, 7-6, 6-4 ed è in semifinale#AusOpen #EurosportTENNIS pic.twitter.com/kxsw7PRdwh
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Contro Raonic, Nadal aveva perso una ventina di giorni fa a Brisbane, ma quello era un torneo qualunque, utile a rifinire la condizione in vista di Melbourne. Proprio nel Queensland lo spagnolo ha costruito il primo pezzo del suo successo: ha studiato il match col suo team, ha capito cosa non avesse funzionato, e l’ha corretto. Il secondo pezzo l’ha perfezionato alla vigilia, con uno sparring partner d’eccezione come Mark Philippoussis. Si sono rifugiati sui campi indoor di Melbourne Park e la richiesta di “Rafa” è stata una sola: servirgli più forte che potesse. Nonostante la pensione, la prima dell’australiano viaggia ancora con agio sopra i 200 all’ora. Quale allenamento migliore prima di sfidare Raonic? La terza parte della vittoria, infine, ce l’ha messa tutta lui, portando in campo tanta aggressività e tanto coraggio. Nei cinque set contro Alexander Zverev è capitato che a volte faticasse a rimanere nell’inquadratura tv, da quanto si attaccava ai teloni di fondo campo per aver tempo di organizzare la miglior risposta. Contro Raonic, invece, è parso un altro giocatore: piedi piantati sempre sulla riga di fondo, come se dall’altra parte non ci fosse uno dei tre migliori battitori del Tour. A costo di mancare qualche risposta in più (e non è stato il caso: ha risposto spessissimo), il maiorchino non si è schiodato da lì, togliendo al rivale la sua più grande sicurezza, e anche il tempo per andare a rete con continuità, la chiave dei grandi risultati del 2016. L’ha fatto correre tantissimo, gli ha fatto giocare un sacco di palle, e i tre set a zero ne sono stati la naturale conseguenza.
RAONIC SI CONSEGNA CON UN DOPPIO FALLORaonic butta via il secondo set che Nadal vince al tie-break 7-6 (7) e per Rafa un altro splendido passante#AusOpen #EurosportTENNIS pic.twitter.com/98NxHR1FsW
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Nel primo e nel terzo set si è visto il miglior Nadal: ha lavorato a testa bassa, si è costruito le proprie chance e le ha sfruttate alla perfezione. Il secondo, invece, l’avrebbe forse meritato Raonic. A metà set è uscito dal campo per una manciata di minuti, per farsi trattare alla coscia destra, ma il problema non pare averlo condizionato, visto che è riuscito per ben sei volte ad arrivare a un solo punto dal pareggiare i conti. Difficilmente sarebbe bastato a cambiare le cose, ma avrebbe instillato qualche dubbio nella mente di Nadal. Invece Milos si è divorato tutti i set-point: i primi tre con Nadal al servizio sul 4-5, gli altri nel successivo tie-break, compreso quello che ha de finitamente segnato il suo match. Con uno splendido lob di diritto il canadese è volato sul 6-4, ma quando ha finalmente avuto la chance di chiudere ha commesso un doppio fallo dal fortissimo sapore di resa. E due punti dopo un diritto corretto largo dal nastro ha chiuso il suo torneo, molto prima del match-point. L’Australian Open 2017 si conferma il torneo dei “vecchi”: degli otto semifinalisti – fra uomini e donne – solo Grigor Dimitrov e Coco Vandeweghe sono under 30. E Nadal, che ha giocato per la prima volta a Melbourne nel 2004, è il terzo più giovane! Ora gli toccherà Grigor Dimitrov. “Tutti pensavano diventasse un top player”, ha detto lo spagnolo a Jim Courier. Forse lo sta diventando con qualche anno di ritardo sulla tabella di marcia. Ma questo “Rafa” ha tutto per rovinargli i piani.
AUSTRALIAN OPEN 2017 – Quarti di finale
Rafael Nadal (ESP) b. Milos Raonic (CAN) 6-4 7-6 6-4